«Il nostro futuro e quello del settore cambieranno». Diretto al punto Massimo Maccianti, direttore di Vino & Design, una delle più importanti realtà di distribuzione italiana con un bel portfolio clienti che spazia su tutta la Penisola strizzando l’occhio anche a grandi nomi esteri.

Ci conosciamo da un po’ ed abbiamo un bel rapporto di amicizia. Massimo non è persona da giri di parole. Concreto decisamente, sempre coerente e trasparente (come lo è Dick Ten Voorte, il proprietario). Perciò mi è venuto naturale chiedere a lui per primo alcune considerazioni sul futuro dell’amato mondo del vino.

Prima di tutto. Come è la situazione dell’azienda, che ricordiamo ha la sua sede a Reggio Emilia?

«La nostra azienda è chiusa come la maggioranza dei nostri colleghi e di coloro che fanno parte del Club Excellence (l’associazione nata nel 2012 che “vede riunite le principali realtà italiane che operano nel campo della distribuzione vitivinicola della massima qualità” NdA). Anche perché siamo quasi tutti collocati nelle regioni che stanno pagando il più alto tributo al Coronavirus. Noi abbiamo lavorato per un po’ a ranghi ridotti con una persona in segreteria a rispondere alle eventuali telefonate e, dallo scorso lunedì, totalmente chiusi. Le mie colleghe, per le rispettive aree di interesse, rispondono alle corrispondenze digitali dalle proprie abitazioni».

Tra le mail che arrivano, avete anche richieste di consegne, acquisti. Insomma, vedete movimento?

«Parto dal presupposto che tutto è decisamente più lento. Anche la nostra risposta lo è. Questo è un primo aspetto che mi preme sottolineare per comprendere meglio la situazione. Abbiamo alcuni player del settore vendite online che stanno muovendo bottiglie, anche perché siamo presenti nei cataloghi dei maggiori attori del mercato. C’è però da dire che noto un rallentamento anche in quest’area, come vedo tante aziende che si sono attrezzate in proprio per vendere direttamente al cliente finale, cosa che incide in parte».

In una situazione difficile come quella odierna parlare di numeri sembra strano, ma è forse il metodo migliore per capire cosa sta succedendo. Cosa puoi dirci in proposito?

«Riccardo – esordisce sottolineando con la voce le singole lettere – stiamo perdendo mesi. Bada bene ho detto mesi non percentuali. Considera che noi veniamo da una 2019 molto strana fatta di alti e bassi nelle vendite e caratterizzata da annate non eccellenti come le 2014 per alcuni nostri top wines, come Barolo e Brunello di Montalcino. Nonostante questo ed una stagione climatica che ci ha fatto dannare, essendo il nostro lavoro legato anche ai fattori dei flussi turistici, ovviamente, eravamo riusciti a finire l’anno con un +8 per cento.

Il 2020 era iniziato con una grande carica, anche grazie all’innovazione aziendale che vedeva Vino & Design con due aziende: una dedicata ai vini; l’altra agli Spirits. Nei primi due mesi viaggiavamo ad un +37 per cento poi… è arrivata la tempesta. Pensa solo al lavoro che facciamo a Milano, ad esempio, e che tu conosci. I nostri agenti hanno chiuso a fine febbraio. Non credo debba aggiungere altro. Per questo parlo di mesi e non di fatturato. Secondo me, dopo l’emergenza sanitaria, affronteremo quella economica».

Insieme a Massimo Maccianti

Non credi, però, che dopo questo momento difficile ci possa essere una sorta di effetto elastico, con una ripresa ed una voglia di vivere e tornare a stare anche insieme e quindi un ritorno ad alcune piacevolezze come vino e cibo?

«Io ti dico la mia. L’emergenza sanitaria durerà ancora un po’ ed alla fine non daranno il via libera a tutti, ma sarà un processo graduale che magari tutelerà i soggetti più a rischio. Ho l’idea che usciremo per età, con attenzione a coloro che magari hanno patologie pregresse. Ci sarà, probabilmente, questa voglia di tornare a vivere, ma si dovrà capire che risorse economiche avranno gli italiani. Sicuramente, nel mondo del vino ci sarà un cambiamento».

Cosa pensi che accadrà?

«Saranno avvantaggiate le aziende che importano e che distribuiscono e lo saranno rispetto a coloro che vendono direttamente. Questo perché le tipologie di ordini saranno differenti, più con il contagocce e quasi “chirurgiche”».

Come si sta preparando la tua azienda al prossimo futuro?

«Già prima della chiusura, avevamo avuto una riunione con Club Excellence per capire i nuovi piani da mettere a punto per il futuro ed essere più impattanti. Ci stiamo ancora lavorando ed a breve faremo una riunione straordinaria per creare le linee guida di una reazione univoca alla situazione.

Tra le prime cose faremo partecipare ad incontri di presentazione dei vini, le nostre “star”, passami il termine. Ovvero le aziende più conosciute. I produttori hanno subito dato la loro disponibilità. Con grande piacere ti dico che anche gli stranieri ben volentieri saranno in Italia per questi momenti. Ho trovato una grande solidarietà».

Massimo, per concludere ti chiedo: la vedi in maniera positiva o negativa?

«Positivo sicuramente. Dovremmo farci trovare preparati al cambiamento. Si potrà verificare che ci saranno 10 o 12 player italiani grandi, per quanto riguarda la distribuzione, con uno spazio limitato per le altre soluzioni distributive. Non tutti, quindi, potranno essere presenti su scala nazionale e dovranno trovare altre forme di vendita. I produttori, comunque, dovranno muoversi di più, farsi vedere, partecipare, essere tra i consumatori ed i clienti. Questo sarà un modello vincente. E poi consentimi l’ultima considerazione…»

Prego.

«Avrei da aggiungere che, secondo me, da quest’anno cambia il modello delle ferie “tutti in agosto”. Da oggi il tema sarà: ferie esaurite e sotto a lavorare per recuperare ciò che si è perso».

Riccardo Gabriele