A Slow Wine Fair 2024 i produttori dimostrano che un modello alternativo è possibile e chiedono di investire in una ricerca scientifica indipendente per aiutare chi vuole fare un’agricoltura sostenibile.

Perché fare un buon vino è come dare un concerto: il terroir è la partitura, la vigna e i vitigni sono lo strumento, il vignaiolo è l’interprete e tutti e tre sono necessari per realizzare un grande vino.

«Il suolo puntualizzano i microbiologi Lydia e Claude Bourguignon – è il primo strumento del viticoltore, che deve innanzitutto capirne la vocazionalità e non farsi guidare dal marketing quando sceglie le varietà da coltivare. Bisogna ascoltare il suolo, rispettarne le leggi, l’equilibrio, l’impressionante ricchezza biologica, la capacità di rigenerarsi. Un solo grammo di suolo vivo contiene miliardi di batteri, funghi, microbi. È la più grande energia che a livello chimico si possa trovare nel pianeta».

Slow Wine Fair 2024 (Michele Purin)

Queste parole sintetizzano lo spirito che anima la Slow Wine Fair, la manifestazione organizzata da BolognaFiere con la direzione artistica di Slow Food giiunta al termine dopo tre giorni di approfondimenti e assaggi delle oltre 5000 etichette in degustazione.

L’obiettivo principale della fiera bolognese, che per la terza edizione ha riunito oltre 1000 produttori, è cambiare l’approccio all’agricoltura, partendo da un fronte cruciale – la viticoltura – e mettendo al centro la fertilità del suolo.

L’industrializzazione dell’agricoltura ha compromesso la salute dei suoli attraverso un uso eccessivo di sostanze chimiche di sintesi e lavorazioni profonde. A questo si aggiunge la cementificazione, che procede senza tregua. Ogni 5 secondi perdiamo una porzione di suolo fertile, equivalente a un campo di calcio. Continuando a questo ritmo, si calcola che il 90% dei suoli del mondo sarà a rischio entro il 2050.

Ma senza terreno fertile non c’è agricoltura e senza agricoltura non c’è cibo. La terra è anche fondamentale per mitigare la crisi climatica: costituisce il più grande serbatoio naturale di carbonio del pianeta e la sua capacità di stoccaggio è direttamente proporzionale alla sua fertilità.

Il vino, grazie al suo radicamento territoriale, la sua storia e presenza in molte nazioni, può essere un testimonial importante di questa nuova agricoltura, e i dati di crescita degli ettari vitati a biologico lo dimostrano. In Italia, il biologico certificato ha raggiunto il 19% della superficie destinata alla viticoltura, e negli ultimi 10 anni le superfici di vite coltivate a bio sono aumentate di oltre il 145%.

Slow Wine Fair 2024 (Michele Purin)

Ma nonostante questo dato positivo, in agricoltura si usa ancora troppa chimica di sintesi. L’Italia è tra i maggiori consumatori di pesticidi a livello europeo: l’uso dei pesticidi inquina le falde acquifere, riduce la fertilità del suolo, minaccia gli insetti impollinatori, compromette la crescita e la riproduzione naturale delle piante e mette a rischio la nostra salute.

I viticoltori presenti a Slow Wine Fair dimostrano che un modello alternativo è possibile, e che c’è chi lavora il suolo con rispetto, seguendone la naturale vocazione.

Da Slow Wine Fair arriva anche un’altra richiesta precisa: investire in una ricerca scientifica indipendente che aiuti chi vuole fare un’agricoltura sostenibile.