Si chiama Brunello Economy, ed è l’esempio virtuoso di un distretto che, pioneristicamente, ha saputo trovare fin dai suoi albori la chiave del proprio successo attraverso la valorizzazione di un territorio attorno allo sviluppo della qualità di un prodotto legato a doppio filo con le sue radici.

A partire dai primi anni ’90, la produzione di Brunello ha portato a Montalcino professionalità da 70 Paesi diversi, rendendola un vero e proprio “melting pot” di esperienze e know how. Un esempio fra tutti di orgoglio italiano.

I dati della Brunello Economy

Il Brunello di Montalcino è il vino più conosciuto tra i consumatori italiani, con una notorietà al 67% è davanti al Prosecco, il Chianti e il Chianti classico e il Montepulciano d’Abruzzo.

Anche se conta meno dello 0,2% della produzione annuale nazionale ed è la denominazione che esprime meno volumi tra le top 20 in classifica. Il risultato è un riconoscimento della qualità e della forza di un marchio collettivo.

Brunello di Montalcino. I dati

La forza del marchio

Secondo l’analisi di Wine Intelligence, il consumatore tipo di Brunello è principalmente donna, del Centro Italia, di età compresa tra i 35 e i 54 anni, con un reddito medio che supera i 50mila euro, con una buona propensione all’acquisto online e appassionato di vino.

Il Brunello vince sui competitor sia tra i maschi (68%) che tra le femmine (66%) e risulta in testa già tra i consumatori da 35-54 anni (65%), mentre domina dai 55 anni in su (73%).

La geografia della conoscenza premia il Centro Italia (70%) e il Nord (69%), dove però è superato dal Prosecco (71%).

In salita il valore del “vigneto Brunello”

La terra dove cresce vale oro: negli ultimi anni si è assistito ad un incremento record della resa fondiaria. L’analisi di WineNews documenta una crescita trasversale del territorio, trainata dal boom del suo prodotto ambasciatore.

Se infatti nel 1992 un ettaro di terreno vitato di Brunello di Montalcino valeva 40 milioni di vecchie lire (36.380 euro attuali secondo il coefficiente Istat per l’attualizzazione dei valori), oggi il prezzo è circa 20 volte superiore, pari a 750.000 euro, con una rivalutazione record del +1.962% che raggiunge il +4.500%. Stando alle stime 2020 del Consorzio, il “vigneto Brunello” vale oggi circa 2 miliardi di euro complessivi, e continua ad attrarre investimenti.

Infine, Montalcino rappresenta un esempio virtuoso in tema di occupazione, soprattutto giovanile e una disoccupazione che non arriva al 2%, in grado di assorbire anche gran parte della manodopera dei Comuni limitrofi. Quasi la metà delle oltre 1.500 imprese sono oggi a stampo agroalimentare, di cui 300 legate direttamente all’agricoltura, alla ristorazione e all’hospitality.

Benvenuto Brunello 2021

Benvenuto Brunello, enoturismo a livelli pre-pandemia

Da sempre manifestazione di punta del Consorzio, Benvenuto Brunello ha fatto il suo debutto con un nuovo format nell’inedita collocazione autunnale in occasione dei suoi 30 anni.

Il numeri dell’evento riflettono anche quest’anno la potenza attrattiva del nostro territorio: meno statunitensi, inglesi, brasiliani, canadesi, australiani ma più europei – tedeschi, belgi, olandesi – e soprattutto più italiani. Il turismo a Montalcino torna dopo solo un anno agli stessi livelli pre-covid.

Lo rileva il Consorzio del vino Brunello di Montalcino, che ha elaborato i dati provvisori del Servizio regionale di statistica sulle presenze giugno-settembre (escluse le locazioni) da cui emerge una autentica riscoperta della campagna toscana montalcinese da parte degli italiani, cresciuti in presenza di circa l’80% rispetto al 2019.

Tra le regioni italiane l’affluenza maggiore è arrivata dal nord, in testata il Veneto (+135%) e a seguire il Piemonte. Mentre per l’estero la Germania che cresce del 10% e spodesta in testa alla classifica degli Stati Uniti, dimezzati dalle restrizioni ma non del tutto annullati, con circa 9mila presenze. (a.ro.)