“A piangere saranno i fatturati”, scrive Angelo Gaja in una lettera destinata agli organi di informazione. Le prime indicazioni sulla vendemmia 2020 non sono confortanti: annata troppo ricca, che significa eccesso di offerta con conseguente probabile crollo dei prezzi.

Ci sarà troppo vino nel mercato. “In Italia – afferma l’imprenditore vitivinicolo, portabandiera del Barbaresco e del vino italiano nel mondo – si suonano le trombe per la vendemmia 2020 che promette di essere la più ricca di uva al mondo. Non è un primato invidiabile, in presenza di una crisi dei consumi senza precedenti che si abbatte su tutti i mercati e coinvolge tutte le cantine del mondo gonfiandone le giacenze”.

Angelo Gaja con la figlia Gaia Gaja

Gaja ricorda che il ministro Teresa Bellanova aveva stanziato misure per la distruzione dell’uva e del vino, attraverso la distillazione, finanziabili con 150 milioni di euro di denaro pubblico, giunti in ritardo ed utilizzati appena per un terzo. “L’errore, però, non è affatto della Bellanova, bensì dei suggeritori esterni che fanno capo ad associazioni varie e presenziano alle tavole di concertazione. Quelli che dapprima non volevano sentire parlare di distillazione, per poi concederla ai soli vini da tavola mentre ad averne necessità sono i vini igp e dop”.

Nel frattempo sono aumentate le giacenze e “solo a fine anno si conosceranno le giacenze totali di vino nelle cantine italiane e si attendono pessime notizie in merito”, sottolinea Gaja, prevedendo che: “Quando nella primavera 2021 verranno resi pubblici i bilanci delle mega cantine italiane e verranno svelati i numeri veri, si evidenzierà che per molte di esse le perdite di fatturato rispetto al 2019 supereranno il 20%. A perdere di più, però, saranno i viticoltori venditori di uva e le cantine artigianali dalle dimensioni piccole e medio piccole, il settore più numeroso e fragile. È a questi che il ministro Bellanova deve pretendere di destinare maggiori risorse durante il confronto che condurrà con i suggeritori esterni”.

 

Gaja conclude invitando il sistema a stanziare misure straordinarie per affrontare quella che definisce una “grave emergenza”. Da dove partire? “La prima preoccupazione deve essere quella di cercare di riequilibrare il mercato dando la priorità ad un ampio-e-mai-visto-prima progetto di distillazione che includa anche i vini igp e dop, da avviare subito per consentire il recupero già entro il 2020 dei quasi 100 milioni non spesi nella misura precedente, per poi concluderlo nel 2021. Prendendo ispirazione da quanto saggiamente aveva già fatto prima di noi la Francia”.

Inoltre, l’imprenditore invita a introdurre in Italia per i prossimi due-tre anni il divieto di impiego del mosto concentrato rettificato, “che costituisce per chi ne fa uso l’incentivo per eccellenza a produrre maggiori volumi di uva in vigneto”.

Quanto alla promozione del vino italiano all’estero, Gaja auspica che arrivino più finanziamenti “consentendone l’accesso anche ai progetti di investimento contenuto. Non scordando che, nei prossimi due-tre anni, sarà baraonda sui mercati internazionali perché le cantine di tutto il mondo avranno il vino che uscirà loro dalle orecchie e saranno sui mercati per cercare di collocarlo. Occorrono idee nuove, pensare di utilizzare solamente gli strumenti del passato non sarà di grande giovamento prima del ritorno alla normalità”.

Fonte: PambiancoWine&Food