Il Negroni è il cocktail preferito dagli italiani, ma ora largo ai long drink, meglio se a base di vino per accompagnare l’aperitivo di oggi. Con oltre tremila iscritti all’albo della Federazione Italiana Barman, quella del bar tender è una professione in crescita che crea ancora posti di lavoro
Con il “Pink Spider” è stata la bar lady Eleonora Massari di Rimini a vincere i campionati italiani di barman promossi a Tirreno C.T. (Carrara Fiere) dalla Federazione Italiana Barman. Un cocktail a base di pestato di lamponi, latte di mandorle, rum e crema di cacao chiaro è quello che la giovane professionista ha creato per convincere la giuria composta da barman ed esperti del settore. Materia prima utilizzato, velocità di esecuzione e bilanciamento dei sapori sono alcuni dei parametri utilizzati. Un altro premio, sempre a una donna, quello per la Miglior Tecnica dimostrata durante tutto il campionato che è andato a Giulia Valery per la sua cura e attenzione nel creare i propri cocktail.
I cocktail preferiti dagli italiani. Tra i circa cinquanta cocktail riconosciuti a livello internazionale, quello che gli italiani preferiscono, secondo la Fib, è il Negroni. Il cocktail a base di gin, campari e vermouth rosso è infatti quello più ordinato, soprattutto all’ora dell’aperitivo. Un orgoglio particolare visto che il Negroni è nato in Italia, a Firenze per la precisione negli anni 20 del XX secolo presso il caffè Casoni, grazie alla fantasia del conte Camillo Negroni il quale decise di sostituire al seltz del suo amato Americano (altro tra i preferiti) del Gin per riassaporare il ricordo dei suoi viaggi londinesi. A distanza di quasi un secolo il Negroni resta una degli aperitivi più amati. Tra quelli di nuova generazione invece da segnalare i vari Sour, apprezzati soprattutto in discoteca dai più giovani.
Barman, come cambia la professione. “Quella del barman è una professione che si evolve di continuo – spiega il direttore generale della Federazione Italiana Barman, Massimo Santucci – e cambia in particolare insieme con la tendenza di cambiare il momento dell’aperitivo”. “Se prima infatti si trattava di un momento breve, prima di cena – continua il direttore di Fib – oggi c’è l’abitudine di farlo diventare una vera e propria cena, accompagnata non più solo da stuzzichini, ma da piatti complessi, per questo anche le bevande diventano sempre più leggere, da consumare in un lungo periodo, partendo da frutta frullata o vino miscelato con altri ingredienti più delicati”.
Formazione. “Fondamentale anche per questa professione – dice Santucci – è che dobbiamo partire dal formare il professionista sulla materia prima: la deve conoscere fin dalla sua origini, quindi come si produce un distillato, o un alcolico generico”. “La seconda fase della formazione – continua il direttore di Fib – prevede la miscelazione delle materie prime per poi passare a quella ancora successiva che insegna ad adattare i vari cocktail alle varie situazioni, dalla spiaggia al bar, passando per locali notturni o locali da aperitivo”. “Oggi è importante anche spiegare il “galateo” durante il lavoro e a cogliere la psicologia del cliente che deve essere visto come una persona da curare con il prodotto”.