Manzan: “Dalla terra la ricetta anti crisi. Nuovo interesse per i nostro radicchi marchiati Igp dalla Gdo straniera”
 

Il primo di Ottobre sarà immesso sul mercato il Radicchio Variegato di Castelfranco Igp. A pochi giorni dalla data fissata dal disciplinare, il presidente del Consorzio di Tutela traccia una prima valutazione sull’annata 2012/2013: “Perso per il caldo almeno il 20% della produzione del Castelfranco, ma le ultime piogge stanno salvando la fase di raccolta”. L’agroalimentare di nicchia, intanto, continua a crescere e Paolo Manzan vede rosa: “L’uscita dalla crisi passerà dalla nostra terra e dai prodotti che non si possono delocalizzare”

Si annuncia una annata difficile per il Radicchio Variegato di Castelfranco, il Consorzio di Tutela stima in almeno il 20% di prodotto seminato non arrivato alla raccolta, per colpa di una estate troppo torrida. Il prossimo primo Ottobre, come da disciplinare di tutela del prodotto a Indicazione Geografica Protetta, la cicoria screziata a denominazione potrà essere commercializzata. Purtroppo però mancherà all’appello una buona fetta del seminato: “Nei campi i problemi maggiori si sono vissuti nei periodi della semina e del trapianto del prodotto, dalla fine di luglio al 20 agosto. Una fase che ha coinciso con temperature torride che hanno messo in difficoltà i nostri agricoltori. Buona parte dei semi sono seccati senza gemmare, poi, le piccole e fragili piantine appena nate sono state piegate dalle giornate di sole africano. Anche lo sforzo enorme messo in campo per irrigare le colture, ha mitigato solo in parte i danni. Trattandosi ormai di aziende che hanno una produzione piuttosto vasta, il tempo di rotazione nell’irrigazione è in media di 7/8 giorni per campo. Un periodo spesso è risultato fatale con temperature per giorni intorno ai 40°”. Come se non bastasse, al momento della maturazione nelle scorse settimane, il caldo sopra le medie del periodo ha mandato – come dicono gli agricoltori – “in canna”, cioè in seme, molto prodotto. Altro radicchio quindi da buttare perché la pianta si presenta col classico fusto allungato e le foglie hanno un gusto amaro lontano dalla dolcezza prelibata del Variegato castellano. La pioggia arrivata come una benedizione in queste settimane è però la nota positiva della stagione: “Quel che è rimasto, grazie a queste piogge, sarà sicuramente un bel Radicchio Variegato di Castelfranco IGP e contiamo – aggiunge il presidente Manzan – che la qualità possa garantire un prezzo adeguato, in grado di remunerare le fatiche dei nostri associati nonché gli aumenti di spesa legati proprio all’irrigazione che, essendo meccanizzata, ha fatto crescere l’incidenza del gasolio sui nostri bilanci. Mentre le ore in più lavorate, e sono tantissime, non le mettiamo nemmeno in conto. Il nostro mestiere è passione per la terra e ora il raccolto è il momento che ripaga comunque di tanta fatica”. Un vero peccato per il Variegato di Castelfranco che negli ultimi anni stava vivendo un momento di grande crescita avendo toccato un +50% di produzione tra il 2009 e il 2010, e invece ora arretrato di diverse posizioni a causa della seconda stagione climatica penalizzante, dopo quella del 2011.

Eppure, nonostante queste criticità, il presidente del Consorzio di Tutela vede rosa: “Quest’anno ho notato un notevole interesse da parte della GDO (la grande distribuzione organizzata), anche dall’estero: sono segnali ancora informali, notizie di contratti di fornitura a lungo termine sottoscritti dai nostri associati, che mi fanno pensare in maniera molto positiva. Sono notizie che confermano quanto dicono le statistiche: il nostro agroalimentare è l’unico settore che ha il segno positivo in questa difficile congiuntura. La salvaguardia di produzioni locali e di nicchia, che certo non sono delocalizzabili, è già la via d’uscita per un nuovo sviluppo, che sarà anche in grado di offrire possibilità di lavoro. I dati forniti dal nostro osservatorio ci confermano una crescita media del 30% per la produzione di radicchi certificati. Certo, aggiunge Manzan, bisognerà  applicare anche al settore primario le capacità imprenditoriali già maturate in altri campi: “Anche il Consorzio è in un momento cruciale della sua vita e “fare sistema” resta la nostra parola d’ordine. Nel 2000 solo il 20% dei produttori di radicchio in Veneto utilizzava forme associate di organizzazione per la commercializzazione del prodotto. Dopo dieci anni, almeno per chi come si occupa di produzioni certificate, possiamo dire di essere arrivati al 95%”. Il piccolo agricoltore non è più solo di fronte al mercato e questo consente di arrivare in tutto il territorio nazionale e anche all’estero. Basti l’esempio del Radicchio Rosso di Treviso Precoce IGP, in fase di commercializzazione già dal primo Settembre: “Nel mercato locale è quasi introvabile il prodotto a denominazione, perché in questa fase è distribuito in altre Regioni italiane dove è molto richiesto. Le sanzioni comminate negli anni scorsi sono servite da monito alla grande distribuzione che ora richiede prodotto certificato”.