Non si può non amare il vino: è il tocco di magia che rende tutto più bello, è la parola che manca in un momento di silenzio…

È arrivato il freddo e con esso la pioggia e il vento.

Noi livornesi il vento lo conosciamo bene, ce la prendiamo con lui quando inizia a soffiare violentemente dal mare lasciando su ogni cosa tracce di salmastro  e quando invece “è di terra”  fa tremare i semafori insinuandosi in ogni fessura.

Lo amiamo però incondizionatamente quando con la sua potenza spazza via le nuvole e ci regala un po’ di refrigerio nelle calde giornate d’estate

Noi livornesi siamo così… ci piacciono un sacco i rapporti amore e odio.

Vento e pioggia non hanno scoraggiato me e la mia dolce metà a regalarci una serata in quel di Bolgheri, lì dove i cipressi di Carducci si piegavano senza mai perdere però il loro fascino e la loro maestosa impetuosità… Nonostante il tempo, attraversare quel viale, vedere le indicazioni per cantine come Di Vaira, Podere Guado al Melo, Fornacelle, Podere Sapaio e tanto altro ancora era un piacere e il preludio di una cena intima e godereccia.

Arrivati a Bolgheri l’Enoteca Tognoni attira subito la nostra attenzione con la sua ampia proposta di vini sapientemente disposti a muro come nelle più tipiche e storiche enoteche. Per nostra sfortuna però il locale è chiuso  così, muniti di un piccolo ombrello stretti a braccetto nella speranza di ripararci dalla pioggia, proseguiamo la breve passeggiata fino al prossimo ristorante…. l’Osteria Magona.

Una volta dentro il cameriere ci indica i tavoli nel depor coperto dove diversi avventori stavano già gustando piatti molto invitanti; ci scambiamo un rapido sguardo d’intesa e  il mio cavaliere chiede se possiamo cenare nell’altra sala vuota, inspiegabilmente attraente, riscaldata da una piccola stufa a legno che rende l’atmosfera suggestivamente romantica.

Ed eccoci qui, ancora una volta uno di fronte all’altro felici come se fosse la prima volta e impazienti di studiare la carta dei vini come se fosse il libro che da tanto tempo desideravamo di leggere.

Si parte… degustazione di antipasti composta da tartare di carne chianina, tortino di spinaci e ricotta, spiedino di carni bianche e salsiccia e bocconcini di macinato appena scottato, aromatizzati da un rametto di rosmarino , non male per iniziare no?

Se con l’antipasto ci siamo trattati bene, altrettanto si può dire per il secondo: lombata da 900 gr (1kg e 200 gr ci sembrava troppo) e patate al forno… che soddisfazione!

E il vino?

Siamo andati sul sicuro: Caiarossa Pergolaia 2010  prodotto nel cuore della Val di Cecina dove i vigneti circondano la cantina e scendono suggestivamente verso il mare.

Il Sangiovese fa da padrone ma è un Sangiovese morbido, elegantemente vestito e per niente invasivo.

Non so se si può dire ma l’aggettivo che secondo me descrive perfettamente questo piacevolissimo vino è “gentile”: mi aspettavo una botta di acidità e un tannino piuttosto aggressivo e invece si è presentato in punta di piedi facendosi conoscere ed apprezzare per la sua rotondità e delicata avvolgenza.

Mentre ci stavamo tuffando beati nel nostro ricco antipasto, si materializza il cameriere con due calici di vino rosso e un tagliare di prosciutto di cinta senese… Le Volte dell’Ornellaia 2010… Ci sorride con lo sguardo complice, lascia il bottino sul nostro tavolo e si dilegua in cucina.

Che dire? Vogliamo già bene a quest’uomo!

Avete presente l’eleganza di cui parlavamo poco fa?

Nell’attimo in cui sorseggio questo nuovo calice penso che il Pergolaia abbia chiesto di sposare Le Volte e che dal loro connubio sia nata la chianina e il prosciutto di cinta senese… Sublime!

L’Ornellaia è’ l’Ornellaia, non delude mai: tannino setoso ed elegante rinfrescato da una vibrante acidità.

Io non so come si faccia a non amare il vino, non smetterò mai di dire che il vino non è solo vino, è il particolare che fa la differenza, è il tocco di magia che rende tutto più bello, è la parola che manca in un momento di silenzio… è guardare la persona che hai di fronte mentre porta alla bocca il suo calice e desiderare di strapparglielo di mano per baciare le sue labbra al sapore di vino.

Care lettrici e cari lettori devo confessarlo… questa non è una storia vera, o meglio, non lo è del tutto…

I luoghi, i piatti, i sapori, gli odori, l’atmosfera da favola sono veri ma non lo sono i protagonisti di questa storia… Non ero li con la persona che amo e che non smetterò di amare, non ero lì con nessuno.

Quello che avete appena letto è solo un sogno che purtroppo non si è potuto realizzare… apro gli occhi e invece di essere seduta a quel tavolo che guardo sognante lui che ha reso meraviglioso ogni giorno passato insieme, mi ritrovo a casa con in mano un calice di vino bianco e accanto una bottiglia di Skerk Malvazija 2010 che mi ero regalata qualche giorno fa.

In una triste serata solitaria ho pensato di tirami su di morale con questo vino dalle note molto interessanti e mentre aspettavo che il vino si ossigenasse (fidatevi, questa Malvasia ha bisogno di essere aperta almeno mezz’ora prima) i pensieri hanno preso il sopravvento e la mente ha iniziato a viaggiare.

Sapido e leggermente tannico, intenso aroma minerale, non delude gli amanti della Malvasia che, una volta scaldato, sprigiona tutta la sua aromaticità.

Nessun vino andrebbero bevuto da solo e spero di aver regalato un po’ di compagnia a chi come me si è ritrovata a sognare l’amore.

“I will follow” , U2… Lui sa che sarà così.

Sara Tomei