Azienda Il Rio. Manuela e Paolo

Il folle progetto del Pinot Nero di montagna dell’Azienda Il Rio.

Risale al 2012 la mia diretta conoscenza dell’Azienda Il Rio, in quel di Borgo San Lorenzo, in occasione della prima uscita ufficiale di Eccopinò in Toscana.

In Toscana perché a dire il vero già nel 2011, al Vinitaly, ci fu la prima apparizione dei pionieri del Pinot Nero di Montagna.

Alcuni miei colleghi li definirono “pazzi”. Pazzi nel coltivare il Pinot Nero in Casentino, Mugello, Lunigiana, GarfagnanaPazzi e alcune volte derisi nell’intento di voler dimostrare che possono esistere territori toscani adatti a questo vitigno.

Con la consapevolezza che l’obbiettivo non fosse scimmiottare il grande Principe della Borgogna ma lavorare per una nuova maniera di intendere la Toscana, la sua viticoltura, le sue potenzialità.

Alcuni, i soliti ben informati e soloni delle vicende altrui, si spinsero oltre ipotizzando la data prossima del de profundis associativo e l’espianto del nobile vitigno da quei terreni.

Paolo Cerrini insieme a Manuela Villimburgo in questi anni hanno dato una risposta diversa a questi “satutto”ricucendo gli strappi tra i vignaioli, cercando di dare impulso alle ricerche di nuove soluzioni e studi dei singoli cloni. Il risultato?

Azienda Il Rio. L’insegna

A Borgo a Mozzano (Lu), per la settima edizione di Eccopinò, si sono presentati in otto, coinvolgendo anche altri territori come la Media Valle del Serchio. Non solo.

È stata l’occasione della presentazione di Pinot Neri che hanno raggiunto livelli di eccellenza.

La svolta

Paolo Cerrini, ex artigiano orafo fiorentino trapiantato in Mugello dove “da ragazzo amava scorazzare in bicicletta”, negli anni è rimasto quel vignaiolo umile e sempre sorridente appartenente a quella corrente di vita che, al mattino, quando si reca nei campi o in cantina, esclama: ”vado a scuola, perché ‘non si smette mai d’imparare’”.

Il suo nome associato a quello aziendale Il Rio, è tutt’oggi il riferimento del progetto “Eccopinò”. Sensibilità per il mestiere di vignaiolo che interpreta con  equilibrio, riservatezza, discrezione e buon senso. E i suoi vini non possono che averne benefici.

Leggo nella sua storia: ”La passione per l’agricoltura e poi per il vino lo ha spinto dai primi anni ’90 a sperimentare e studiare, fino all’incontro con la sua attuale compagna di avventura, Manuela Villimburgo, che partecipa attivamente alla gestione dell’azienda, fondata insieme nel 2003”.

“Vero e aggiungo, senza alcun imbarazzo ne timore, che tutto si è realizzato grazie anche al sostegno finanziario di un’inconsueta lista di nozze”.

Ho nuovamente incontrato Manuela e Paolo a Terre di Toscana 2020 e come sempre la gentilezza, cordialità e cortesia hanno accompagnato le nostre chiacchiere.

Azienda Il Rio. La vigna

“La scelta dei vitigni è stata fatta nel 1992 in base all’osservazione del clima rigido (in prevendemmia 7-28°C) che favorisce lo sviluppo degli aromi ed anche in relazione alla composizione del terreno (argille in prevalenza) che ha suggerito l’utilizzo di portinnesti che non eccedessero in vigoria, in modo da favorire la completa maturazione delle uve.

La forma di allevamento è con potatura a guyot, su ispirazione del metodo borgognone, e disposizione della chioma su due pareti (lyra modificata), in modo da avere una doppia superficie di irraggiamento che favorisce la sintesi degli zuccheri ecc., ma mantiene i grappoli al riparo da scottature solari, salvaguardando così i profumi superiori ed evitando sentori di frutta cotta.

La concimazione (letame e sfalcio delle erbe spontanee), la potatura verde per equilibrare chioma e frutto, senza mai esporre eccessivamente i grappoli al sole diretto, i trattamenti fitosanitari, sono gli interventi per ottenere un prodotto su cui le operazioni di cantina siano ridotte all’essenziale”.

E il lavoro in cantina?

“Il lavoro di cantina è orientato verso interventi il più possibile limitati per non compromettere il risultato del lavoro più importante: quello fatto in vigna. Da qualche anno l’uso di tini progettati e costruiti ad hoc consente di effettuare una parziale macerazione carbonica. Ne deriva un maggior tempo dedicato all’affinamento dei vini (il pinot resta in legno per 12 mesi e 12-18 mesi in bottiglia).

Naturalmente ogni anno le scelte legate alla vinificazione di un vitigno difficile come il Pinot nero richiedono attenta riflessione circa i tempi di macerazione e dunque di estrazione, a seconda della maturazione più o meno armonica delle uve.

Azienda Il Rio

In ogni caso, l’Azienda ha impostato il lavoro di trasformazione secondo metodi meno invasivi possibile:

I tini di acciaio posti su piani diversi consentono il passaggio del mosto per caduta, limitando l’uso delle pompe, che comunque, nei travasi nelle e tra le barrique, agiscono sfruttando la depressione.

Le barrique vengono rinnovate solo dopo 4-5 anni di utilizzo e sempre, prima dell’uso, vengono smontate e ripulite una ad una dai tartrati che impredirebbero ai vini il contatto con il legno e una preziosa micro-ossigenazione. In tal modo, si conta anche di limitare il sentore di tostatura nei vini e di attivare una selezione di lieviti e batteri autoctoni che caratterizzino il prodotto e lo rendano riconoscibile.

L’imbottigliamento vede una filtratura solo per i vini bianchi e il rosato. Il rosso entra in bottiglia direttamente dal tino di assemblaggio. La tappatura si svolge sottovuoto per evitare il contatto con l’ossigeno”.

Gli Assaggi a Terre di Toscana e Borgo a Mozzano

Il Rio. Vino Annita

Annita 2018. Uve chardonnay sottoposte a macerazione prefermentativa a freddo e uve Pinot nero vinificate in bianco; torchiatura e decantazione; fermentazione alcolica in barrique, con parziale fermentazione malolattica. Affinamento in bottiglia per 6 mesi.

Un bianco versatile, tutto frutto. Versione fresca e sapida che ha nella bevibilità la sua arma migliore. Ottimo, voto 87/100

Ventisei 2016.  Il Ventisei, con uve 100% Pinot Nero sottoposte a deraspatura, parziale macerazione carbonica e fermentazione alcolica con temperatura controllata; svinatura, fermentazione malolattica in barrique; affinamento 12 mesi in barrique con costanti batonnage; affinamento in bottiglia per 12 mesi.

Ventisei il Pinot Nero Il Rio

Frutto ricco di toni speziati ed evoluzione al palato molto lenta. Questa versione 2016 ha un attacco al palato tutto in finezza con un finale profondo e persistente. Eccellente, voto 92/100

All’inizio l’ho riportato: non  scimmiottare il grande Principe della Borgogna ma una nuova maniera di intendere la Toscana.

Però quei Pinot Noir del Santenay, là dove finisce la Côte de Beaune ed hanno inizio altri volti della Borgogna… Chapeau!

Urano Cupisti

Assaggi effettuati il 1 dicembre 2019 e 1 marzo 2020

Azienda Il Rio

Via di Palude, 131

Vicchio (Fi)

Tel 055 8407904

info@ilriocerrini.it

www.ilriocerrini.it