Il vitigno Pinot Nero viene considerato uno dei più nobili tra ii vitigni a bacca rossa a livello mondiale. Appartiene al gruppo di vitigni cosiddetti “internazionali”, di origine francese ed ampiamente coltivati in tutto il mondo. Aggiungo che risulta essere un vitigno difficile, sia in fase di coltivazione che di vinificazione.
A me piace la definizione data da Armando Castagno in occasione di Eccopinò, dell’evento a cadenza annuale organizzato dall’Associazione dei Vignaioli di Pinot Nero dell’Appennino Toscano svoltasi, per l’edizione 2019, a Borgo a Mozzano nella Media Valle del fiume Serchio erroneamente definita e chiamata genericamente Garfagnana, in Provincia di Lucca. La precisazione geografica è “d’uopo” nell’equilibrio dei campanilismi toscani ancora esistenti (battaglie con archi e frecce incluse).
Armando Castagno (che non ha bisogno di alcuna presentazione vista la fama di giornalista e scrittore particolarmente di Pinot Nero) chiamato a condurre il seminario introduttivo alla manifestazione rivolto alla stampa ed agli addetti del settore, ha definito il vitigno Pinot Nero “scintilla di genio intrinseco”.
Fantastica, inattesa e impensata definizione che sostituisce le ormai “classiche” enunciazioni come principe dei vitigni, nobile, capriccioso ecc… Scintilla di genio intrinseco, proprio dell’intima essenza e natura.
E partendo da questa geniale definizione è comprensibile il perché della coltivazione del Pinot Nero anche nelle valli che scendono dalla dorsale appenninica toscana.
Altitudine, ventilazione, il giusto apporto idrico come terroir per l’allevamento. Da qui il “folle e stragavante” progetto che ha unito otto vignaioli purosangue a dare un senso alla scelta coraggiosa di associarsi al solo fine di promuovere e far conoscere il serio lavoro, a mio modo di dire e pensare “talentuoso”, consapevoli del valore dei propri vigneti.
Immagine anarchica, eretica così descritta da Armando Castagno basata su tre pilastri: contesto rurale, fuori dal tempo, isole felici dove rilevare originalità, potenzialità e una particolare tipicità. Ed allora anche l’internazionalità del Pinot Nero viene meno assumendo la veste di vitigno locale del Casentino, Mugello, Lunigiana, Garfagnana e Media Valle.
Nella pattuglia dei vignerons presenti, a fronte di alcuni abbandoni si registrano new entry e presto (fonte mormorio dei ben informati) sono in arrivo altri talentuosi produttori anch’essi consapevoli delle potenzialità dei terroir che gestiscono e coscienti di accettare la folle e stravagante avventura di rappresentare il Pinot Nero fuori dai confini convenzionali.
Gli assaggi
Nove i vini in assaggio vendemmie 2016/2017:
– Garfagnino Pinot Nero 2017 (New Entry) Camporgiano Garfagnana. Apprezzabile new Entry proveniente da una valle antica e dimenticata per la sua viticoltura. Recupero di vigne nella zona pedemontana delle Alpi Apuane. Vino con palato avvolgente e finale salino. Promettente.
– Melampo 2016 Castel del Piano, Licciana Nardi Lunigiana. “Vecchia conoscenza” di pinot nero ispirato ad uno stile classico tant’è che spesso si misura con vini più blasonati riuscendo a far parlare di se. 2016 annata particolarmente convincente con intriganti prospettive di invecchiamento. Possiede il dono dell’eleganza. Attraente.
– Melampo 2017 Castel del Piano, Licciana Nardi Lunigiana. Vendemmia ultima risultata all’assaggio promettente. Vino che andrà colto nel tempo. Invitante.
– Pinot Nero 2016 Fattoria Il Lago, Dicomano Mugello Firenze. Vendemmia che regala una versione di finezza e grande espressività aromatica. Il Mugello si identifica con pinot nero stilizzati e radicati nel territorio. Suadente.
– Pinot Nero 2016 Frascole, Dicomano Mugello Firenze. Nel sorso tutto quello che ci si aspetta da questo territorio. Vino che possiede il dono della grazia, leggerezza e agilità. Accattivante.
– Ventisei Pinot Nero 2016 Il Rio Vicchio Mugello Firenze. Azienda che ha sempre creduto nelle potenzialità del Pinot Nero del Mugello facendosi ambasciatrice dello stesso fuori dal suo territorio. La vendemmia 2016 è tutta giocata sulle sfumature olfattive e sulla mineralità gustativa. Convincente.
– Pinot Nero Macea 2017 Borgo a Mozzano Media Valle Lucca. Finalmente parlo del vino di Cipriano Barsanti dopo tanti anni di “attesa” (perché quando un vino non mi attrae non ne parlo e mi pongo in modalità standby). E la mia attesa è stata premiata da questa vendemmia convincente a partire da un olfatto ricco di note di frutti di bosco. Finalmente sdoganato un vino pazientemente atteso che ho letto anche in prospettiva. Interessante.
– Pinot Nero 2016 Podere della Civettaja, Pratovecchio Casentino Arezzo. Uno di quei vini che in tutte le occasioni di presentazione non tradisce. “Eccolo qua”, ho esclamato mentre il vignaiolo versava il suo pinot nel calice. Versione espressiva e complessa con ampio sviluppo al palato. Suggestivo e trascinante.
– Pinot Nero 2016 Gattaia Terre di Giotto Vicchio Mugello Firenze. Personalità territoriale che pone il Mugello come territorio vocato. Vino che ripaga l’assaggiatore con un olfatto invitante e un palato pieno. Quasi da masticare. Emozionante.
Concludo questa mia sesta avventura (tante sono le edizioni di Eccopinò) riportando le parole di presentazione di Cipriano Barsanti dell’azienda Macea qui nella veste di Presidente dell’Associazione: “Alcuni di noi sono ormai alla ventesima vendemmia e altri sono vicini al traguardo. I vitigni di Pinot Nero stanno raggiungendo la maturità produttiva e ognuno di noi sta migliorando l’intesa con le proprie piccole parcelle e vinificazioni”. Chapeau!
Urano Cupisti