La Tradizione del Balsamico è stata finalmente iscritto nell’Inventario nazionale del patrimonio agroalimentare (Inpai), e fa un ulteriore passo verso il riconoscimento come patrimonio immateriale dell’umanità.

Era il 2019 quando nel corso del 53esimo Palio di San Giovanni il Gran Maestro della Consorteria del Balsamico Tradizionale di Spilamberto Maurizio Fini propose l’idea – lanciando un appello all’intero territorio, alle istituzioni e a tutte le realtà interessate  – per lavorare insieme a un obiettivo che pareva ambizioso: il riconoscimento da parte dell’Unesco della tradizione e della cultura legate al Balsamico.

Da allora si è sviluppato un percorso verso la presentazione della candidatura a Patrimonio Immateriale dell’Umanità dell’Unesco. L’importante passo compiuto ora in questo percorso è l’iscrizione della “Tradizione del Balsamico” nell’Inventario Nazionale del Patrimonio Agroalimentare Italiano – (INPAI).

Aceto balsamico

Si tratta di una tappa fondamentale per ottenere il parere favorevole della Commissione nazionale Unesco. L’INPAI è stato istituito dal Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali nel 2017 presso il Dipartimento delle politiche competitive della qualità agroalimentare, della pesca e dell’ippica per individuare, catalogare e documentare gli elementi culturali afferenti alle tradizioni agroalimentari di eccellenza italiane e per dar loro massima visibilità a livello nazionale e internazionale.

L’Emilia-Romagna è il cuore agroalimentare del paese: vanta attualmente il primato tra le regioni italiane per numero di prodotti riconosciuti con la qualifica di Dop e Igp: in totale sono 44 (19 Dop e 25 Igp) le produzioni agroalimentari già in possesso della certificazione europea, a cui vanno aggiunti tutti i vini (30 le Dop e Igp riguardanti produzioni vitivinicole).

“E’ in questo quadro di eccellenze agroalimentari che è nata la cultura del balsamico: dall’amore, dalla pazienza e dalla competenza dei maestri acetai, di generazione in generazione – sottolinea Alessio Mammi, Assessore regionale all’AgricolturaLa cultura del  balsamico riveste un significato profondo per i territori dell’Emilia Centrale e nel suo tramandarsi nel corso dei secoli è diventata corredo sociale e identitario delle nostre terre.

Si tratta di una consuetudine talmente radicata da far sì che siano migliaia le famiglie nei nostri territori che dispongono di una batteria di botticelle per la produzione d’aceto, magari acquistata per celebrare la nascita di una bambina, di modo che la qualità del prodotto nelle botti possa crescere in parallelo con la proprietaria, che si ritrova nell’età adulta un vero e proprio tesoro a disposizione.

Il riconoscimento Inpai arriva a corredo di questa grande storia, e contribuisce con prestigio a costruire un percorso di promozione, valorizzazione e tutela che ci auguriamo possa essere indirizzato anche verso altri riconoscimenti, come quello Unesco. Infine il percorso di candidatura Unesco costituisce un’azione che ci permette di valorizzare e di difendere questo patrimonio identitario del nostro territorio dagli attacchi e dalle imitazioni messe in campo anche da altri paesi europei, come abbiamo potuto vedere in questi mesi”.