Tenuta Lenzini. Cuore e Mente

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«Ci sono sfumature aromatiche che non ti aspetti; alchimie sensoriali che non si spiegano se non riscoprendo l’espressività della natura, le origini di un territorio».

Il primo approccio con Tenuta Lenzini ovvero con Michele Guarino, la mente pensante di questa realtà posta nelle Colline Lucchesi, alle estremità, sul confine est, dove ha termine il territorio della provincia di Lucca.

Sappiamo che le aree viticole non hanno confini, seguono altre logiche geografiche. Non in questo caso perché siamo di fronte all’ultima enclave viticola, all’ultima vallata, all’ultimo anfiteatro naturale, al termine di un territorio espressione delle sue specificità.

Tenuta Lenzini. Vitigni nell’anfiteatro

«In questo territorio respiriamo e lavoriamo. In questi campi  produciamo i nostri vini; vini espressivi, territoriali, veri ed unici, scanditi dall’evolversi nel tempo, e contrassegnati da un immediatezza sfrontata».

Come sottotitolo ho messo “Cuore e Mente” ma devo aggiungere anche “ Radici, Terra, Mani”.

Da queste linee guida racconto la mia avventura a calpestare le vigne di questo territorio superbo, alla visita dell’antica cantina alla “lucchese”, alla chiacchierata intercorsa con Michele durante la degustazione.

Tenuta Lenzini. Michele apre la vecchia cantina

Radici

Di tutto quello raccontato da Michele, della storia legata alla famiglia Arnolfini ed altre vicende, sicuramente più legato alla Tenuta Lenzini di oggi è quella via Francigena che passava proprio da questo anfiteatro permettendo ai pellegrini di raggiungere altre enclave viticole vicine importanti legate al loro passaggio: Montecarlo e San Miniato.

«Qui passava anche la via Francigena; le truppe napoleoniche ed i Bonaparte stessi camminavano in questi luoghi che noi ora coltiviamo. Questa è una delle ragioni, oltre alla innegabile vocazione internazionale del nostro terroir, per la quale  abbiamo scelto di allevare  merlot, cabernet sauvignon, syrah, alicante bouschet, rispettando le scelte fatte da chi prima di noi si era preso cura di questo meraviglioso anfiteatro».

Come dire: ”Guardate che non coltiviamo gli internazionali per moda o richiesta dei mercati. È nostra consuetudine, saldamente vincolata alle ultra centenarie tradizioni”.

«Poi la lungimiranza di Franco Lenzini. È lui che riuscì a vedere più in là degli altri, scommettendo sulla rinascita di un luogo lasciato al più totale abbandono, operandone la ristrutturazione, fino a farla divenire ancora più affascinante».

Stiamo calpestando la prima vigna, subito sotto il complesso dove ha sede la cantina quando Michele, nell’indicarmi le varie realtà viticole, con un grande sospiro, da appassionato del lavoro che svolge, si lascia trasportare dalla “bellezza dell’anfiteatro” dicendo: «In questa terra infatti è facile smarrirsi nel respiro di un tempo che fu; facile al calar del sole ritrovarsi ad ascoltare un silenzio che non ha età, ma che ha invece grande memoria».

Tenuta Lenzini. Sei arrivato

«Nel 2007 è iniziata la “nostra” avventura. Nostra perché accanto a me la presenza insostituibile di mia moglie Benedetta, nipote di Franco Lenzini, enologa ed insieme abbiamo dato il via al processo di conversione alla conduzione naturale».

Terra

«La nostra è stata una scelta inevitabile, il risultato di un profondo processo di cambiamento iniziato prima di tutto in noi con la nascita del nostro primo figlio Filippo. Dirai: “cosa c’incastra la nascita di un figlio? La risposta: nei suoi primi sorrisi la consapevolezza di lasciargli un mondo migliore. Basta con le sostanze chimiche e di sintesi, basta con zolfo di origine petrolifera».

Da questo ad abbracciare, come credenti, la filosofia dell’austriaco Rudolf Steiner, dell’ucraino Alex Podolinsky, nell’attivarsi per costituire, in seguito, una vera “scuola della biodinamica” portando la provincia di Lucca ad essere uno dei centri biodinamici più importanti in Italia, il passo è stato breve.

Oggi Tenuta Lenzini, insieme ad altre “belle e grandi” realtà di questo territorio, rappresentano quelle che possono essere considerate le aziende con le linee guida pratiche della Scuola di Lucca biodinamica.

All’interno della vecchia cantina Tenuta Lenzini

«Il focus non è più la pianta, ma il terreno dove essa vive, cresce, si nutre».

«Ecco l’importanza di lavorare per stimolare la vitalità del terreno, perché è il terreno il punto di partenza… e quindi lavorazioni profonde in autunno, seguite dalla semina di leguminose, crucifere e graminacee che verranno sfalciate in primavera.

Ed ancora, in autunno, distribuiamo il 500 preparato per dare l’ego, la personalità al nostro terreno, e per generare humus, la vita. In primavera invece utilizziamo il 501, corno silice, per stimolare la fotosintesi delle nostre piante. Limitato uso di rame e zolfo, e tanto rispetto».

Abbiamo raggiunto un piccolo pergolato pronti per gli assaggi. Prima la visita alla ultracentenaria cantina alla lucchese dove accedi da una piccola porta e scendi nella Storia con la “S” maiuscola.

Osservo i vari affranti e mi rendo conto della Maestà di antiche tradizioni che continuano a vivere e rendere prezioso il racconto del Vino.

Tenuta Lenzini. I vini assaggiati

Gli assaggi:

– Casa e Chiesa b-side Rosé da uve Merlot . Trovato l’equilibrio per un buon rosé. Buono voto 86/100

– Vermignon  80% Vermentino e 20% Sauvignon Blanc 2019. Bene hanno fatto Benedetta e Michele a dichiarare la verità ed imporre, con una etichetta quanti invece lo fanno senza dirlo. Il Sauvignon Blanc ben si assembla con il Vermentino e questa ne è una dimostrazione lampante. Ottimo, voto 88/100

– Casa e Chiesa Merlot in purezza 2018. Qui esce l’anima della Tenuta Lenzini, del suo territorio del suo micro clima. Percorso in inox e cemento. Vigoroso come sanno essere i vini delle Colline Lucchesi. Si lascia apprezzare raggiungendo la scala dell’eccellenza. Colpisce la finezza dei tannini nella ricerca di un apprezzabile equilibrio. Voto 90/100

– Poggio de Paoli 2017, assemblaggio di Cabernet Sauvignon 80% e Cabernet Franc 20%. Cosa gli manca per essere definito un Supertuscan? Niente! Affinamento x 24 mesi in tonneaux. Sfoggia una amalgama emozionante. Per chi ama i cabernet nella loro diversità apprezza questa “fusion” semplicemente sublime. Eccellente, 92/100

– La Syrah 2018. Syrah 100%. Affinamento in Tonneaux x 24 mesi. La potenza tipica di un Cru. Complesso con una speziatura che lo rende un po’ sauvage. Quale vocabolo per individuarlo se non definirlo tridimensionale. Eccellente, voto 93/100

Tenuta Lenzini. Dolcemente

Infine due gemme:

– Buscè, Alicante 2019. Ritrovare l’Alicante Bouschet nelle Colline Lucchesi e vinificarlo in purezza. Bravò a Benedetta e Michele. Mai fermarsi. Questa vendemmia vi spronerà a continuare.

– Dolcemente Lenzini 2009. Da uve Merlot il “Porto delle Colline Lucchesi”. Il mio giudizio? “Solo per pochi”. Purezza gustativa da raccogliere nel tempo.

«Prima c’è il seme, poi il frutto, poi le mani che lo colgono; e sopra ad ogni cosa, la passione e l’amore per la terra». Chapeau!

Urano Cupisti

Assaggi effettuati il 27 luglio 2020

Tenuta Lenzini
Via della Chiesa, 44
Gragnano – Capannori – Lucca
+39 0583 974037

tenuta@tenutalenzini.it

www.tenutalenzini.it