“Noi di LVNAE ci atteniamo alla tradizione vitivinicola del nostro territorio”, (prima parte: la visita)
Mi trovo a vinovagare, in questa calda estate, in quella che definisco “la terra di Mezzo”.
Ne Toscana ne Liguria. Anche se, dalla suddivisione geo-politica, la stragrande estensione dei vigneti si trova nell’attuale provincia di La Spezia, Liguria. Comuni di Ortonovo e Castelnuovo Magra.
A ricevermi Diego Bosoni, figlio di Paolo, colui che nel 1966, nel raccogliere l’eredità della famiglia, iniziò quel cambiamento che ha portato l’Azienda da essere il “riferimento” della viticoltura dei Colli di Luni nel mondo. Diego, dopo studi di enologia, adesso è particolarmente impegnato nella promozione aziendale. Girando per manifestazioni sia in Italia che all’estero “Cantine Lvnae” sono sempre presenti e Diego in prima fila a raccontare la grande tradizione vinicola della terra di Diana. Già, Diana, la dea romana identificata con Lvnae.
A dire il vero il termine LVNAE deriva dall’antico porto di Luni dalla tipica forma a falce. Etruschi, Greci e Romani se ne servirono in particolare per la vicinanza delle cave di marmo di Carrara.
Diego inizia a parlare, è un fiume in piena. La passione traspare dal suo sguardo sempre attento a controllare e misurare il mio coinvolgimento.
Negli anni passati impegno e ricerca hanno portato ad ampliare il numero dei terreni vitati, a coinvolgere circa 150 (centocinquanta) viticoltori-conferitori, a raggiungere le 500.000 (cinquecentomila) bottiglie annue suddivise in tredici (13) etichette.
Numeri esponenziali che caratterizzano l’attuale dimensione aziendale. Scherzo ricordando a Diego di non aver mai visto i piazzali intorno alla cantina liberi da gru e piccole betoniere. Da sempre un cantiere attivo per l’ampliamento delle strutture.
Il rispetto delle radici e la riscoperta del proprio passato ha portato, nel 2004, alla costruzione (direi attuazione di un progetto pensato da tempo) di CA’ LVNAE espressione delle cantine e centro per la valorizzazione e la cultura del vino, ricavato nella ristrutturazione di un antico complesso rurale settecentesco. Museo della cultura del vino, l’enoteca, le sale di degustazione e l’antica liquoreria Essentiae Lvnae seguita personalmente da Diego. Una piccola “chicca” officinale che merita una visita a parte. Lì incontrerete Fiorella sempre intenta a selezionare le erbe , gli agrumi, i frutti di bosco, le spezie e seguire le varie fasi di lavorazione per ottenere prodotti come Persichetto, liquore legato alla tradizione delle 5 Terre, Pruni che ci riporta alle bacche dei pruni selvatici, Erba Cedrina, pianta aromatica della costa mediterranea e l’interpreazione dell’antico liquore prodotto nei Monasteri ottenuto dai petali di Rosa: il Rosolio.
50 (cinquanta) ettari di vigneti a guyot di cui 3 (tre) sperimentali per studiare le caratteristiche dei vitigni tradizionali autoctoni in collaborazione con l’Università di Torino. L’altitudine è compresa tra il livello del mare e circa 250 metri collinari con esposizione ad ovest, riparati dai freddi venti di tramontana e da una esposizione favorevole al sole. Ė il regno incontrastato del Vermentino, il Vermentino di Luni così diverso da renderlo unico. Insieme troviamo Albarola, Malvasia, Pollera Nera e Massareta.
Il vessillo della tradizione è sicuramente il segno distintivo di questa azienda. Ottimo lo standard qualitativo emerso dalle degustazioni dei campioni (riportati nella seconda parte)
Le due ore passate in compagnia di Diego Bosoni sono state vissute in interessanti disquisizioni , nel calpestare le vigne, nell’assaggiare i campioni. Una full-immersion tra le varie scoperte a volte anche divertenti nella lunga serie di racconti.
Il tutto narrato con gli occhi curiosi di un giovane senza appesantirli da una retorica che avrebbe, alla fine, annoiato. Maestria e consapevolezza di essere erede di un patrimonio vitato di assoluto valore. Non solo economico ma cognizione di faro e riferimento del Vermentino di Luni.
Urano Cupisti
(fine prima parte)