“È stata una sfida”. Così la risposta di Enzo Papi  alla prima domanda, dopo la stretta di mano all’arrivo, del perché proprio qui.

Arrivare all’Azienda Pakravan Papi proveniente da Riparbella non è stato così agevole ma ripagato da una vista stupenda immerso nella macchia mediterranea.

“Il vecchio podere dove oggi sorge l’azienda agricola era, in un passato ormai quasi dimenticato, una terra di vino. Era diventato un luogo selvaggio, dove la macchia avanzava con prepotenza. Una sfida per Amineh Pakrava, mia moglie, e il sottoscritto. Riscoprirne la vocazione e ripristinarla, con l’aiuto di nuove tecnologie, nel rispetto dell’ambiente e della tradizione ha rappresentato la sfida.

Le premesse per la coltura della vite c’erano tutte: Il microclima fatto di sole mediterraneo e di brezze marine, la complessità e la differenziazione di suoli ricchissimi di minerali, i pendii dolci e ben esposti”.

Insieme ad Enzo Papi

E mentre Enzo parlava e raccontava ho raccolto con la vista a 360° gli elementi, le verità della sua narrazione.

Il Sangiovese piccolo

Quasi una sfida con il più blasonato “grosso” (quello di Montalcino). I lavori di impianto dei nuovi vigneti (iniziati nel 2000) sono risultati necessari  per la disposizione, dopo gli studi sul terreno, dei filari e il loro miglior utilizzo.

“Dai vecchi filari disposti a margine degli oliveti sono stati prelevati i cloni di sangiovese piccolo, e impiantati su un terreno di argilla a “palombini”. Il Sangiovese piccolo era il re dei vigneti del Chianti e qui  è probabilmente giunto con i primi contadini che si sono insediati alla fine del 1700.

Abbiamo preferito rispettare la “storia” di questi luoghi e valorizzare la complessità dei profumi e l’eleganza del Sangiovese piccolo che, nel nostro microclima, esprime anche una notevole struttura che ne arricchisce la sapidità e la possibilità di un lungo invecchiamento”.

L’argilla a palombini che trae origine nella definizione giapponese Suiseki, ovvero pietre levigate dall’acqua, fa certamente la parte del leone per la presenza di pietre dalle  forme inconsuete e per i suoi colori inaspettati che vanno dal nero assoluto, al verde e al rosso mattone. E sui palombini sono impiantati soprattutto i vitigni “bordolesi” come Cabernet Sauvignon, Franc e Merlot.

Palombino

Non solo SangioveseL’impianto di varietà “bordolesi” fu una scelta obbligata per la vicinanza con Bolgheri. I risultati di questa scelta sono vincenti e premiano la struttura ed i profumi del vino che assume un tratto marcatamente mediterraneo e gli conferisce una nota distinti dai noti vini dei vicini Bolgheresi”.

Ma calpestando le vigne si notano anche vitigni “bianchi”. Chardonnay, su suolo ricco di argilla e di calcio, Riesling in una piccola porzione di terreno sui bordi della val di Cecina che, allo studio, presentava terreni di sollevamento marino, con argille ricche di conchiglie fossili ed infine la Malvasia Toscana,  una riscoperta di Enzo.

La degustazione

Ma veniamo agli assaggi:

Malvasia Toscana 2016.

Note aziendali: Vitigni: Malvasia Toscana Fermentazione: Tino inox a temperatura controllata. Suolo: Argille lacustri con intercalari di palombini.

Le mie considerazioni: Vino semplice di facile beva. I ricordi di un bianco “toscano”. Buono, voto 85/100

Serra dei Cocci 2016.

Note aziendali: Vitigni: Chardonnay. Fermentazione e Affinamento: 8 mesi in barrique con batonnage delle fecce. Suolo: Argille lacustri con intercalari di palombini.

Le mie considerazione:   Decisamente un altro bere. Vino preparato per resistere al tempo. Ottimo, voto 89/100

I vini assaggiati

Ribellante 2017.

Note aziendali: Vitigni: Riesling, Malvasia, Chardonnay. Fermentazione in tini inox con affinamento sulle fecce per 4 mesi.

Le mie considerazioni: Belle percezioni fruttate e floreali. In evidenza i toni di mineralità. Al palato fresco e spiccata sapidità. Ottimo, voto 89/100

Gabriccio 2011

Note aziendali: Vitigni: Sangiovese piccolo. Affinamento: 12 mesi in botte e 12 mesi in bottiglia.

Le mie considerazioni: Profumi accattivanti di frutti di bosco piccoli su fondo di macchia mediterranea. Al palato godibile appieno. Eccellente, voto 90/100

Cancellaia 2006

Note aziendali: Vitigni: Cabernet Sauvignon 60% Cabernet Franc 40%. Affinamento: 12 mesi in barrique – 12 mesi in bottiglia. Suolo: Medio impasto da argilla e acciottolato da disgregazione di terreno effusivo.

Le mie considerazioni: Colore impenetrabile con sensazioni cupe di spezie. Sorso fresco e sapido con tannino ancora vigoroso. Ottimo, voto 89/100

Campo del Pari 2014.

Note aziendali: Vitigni: Merlot 70 – 80% ltri vitigni a bacca rossa 30 -20%. Affinamento: 12 mesi in barrique – 4 mesi in tini di cemento e 12 mesi in bottiglia.

Le mie considerazioni: Apporto olfattivo complesso. Al palato trama tannica ben tessuta. Vino pronto nella sua massima espressione. Ottimo, voto 89/100

Gabriccio 2004

Vecchia annata a dimostrare la longevità di questo Sangiovese. Profumi che mettono in risalto la balsamicità e nel finire sfumature di mineralità. Chiaro il legame con il territorio. Eccellente, voto 92/100

L’azienda Pakravan Papi

Enzo Papi è un uomo di grande simpatia e signorilità e, come spesso accade, i vini aziendali ne ricalcano i tratti e sono convinto che lo staff che lui ha scelto continuerà a consolidare questa splendida realtà in quel di Riparbella. Chapeau!

Urano Cupisti

 

Pakravan Papi

Località Ortacavoli

Riparbella (Pisa)

Tel:   0586 1881228

info@pakravan-papi.it

www.pakravan-papi.it