La Notte del Masseto

Sono ripresi i Banchi d’Assaggio di Corriere del Vino 2015. Aggiungo: “alla grande”.

Di fronte i Merlot toscani che, al termine della degustazione ad etichette scoperte, si sono rivelati essere: due in purezza (100%) provenienti da territori diversi, uno al 95%, un altro in blend con i tradizionali Cabernet (Sauvignon e Franc) ed una parte modesta di Petit Verdot. Infine l’intruso, un non Merlot, che non ha rappresentato al meglio il territorio di provenienza (e dire che è stato pluripremiato con strascichi a non finire… ovvero quando le guide non c’azzeccano, prendono abbagli).

Rigorosamente degustati alla cieca così come “anonimi “ restano e resteranno i miei collaboratori di giudizio. Una scelta condivisa, una questione di stile.

Tutti i Banchi hanno un “nome”. Questo verrà ricordato come “la notte del Masseto”. Sì perché sapevamo che tra i cinque campioni si nascondeva lui, il merlot più famoso d’Italia.

I risultati?

  • Bottiglia n°1: La Ricolma, Fattoria San Giusto a Rentennano, vendemmia 2008, Gaiole in Chianti. Il Merlot chiantigiano. L’azienda è sicuramente tra le più importanti del Chianti Classico ed accanto al suo 5 stelle Percarlo, sangiovese 100%, pone La Ricolma  dal colore rubino intenso che mostra la sua consistenza (fluidità) di corpo. Al naso complesso dove le famiglie di profumi si danno il cambio ad ogni “tuffo nasale”. L’equilibrio è la prerogativa al palato con ritorni fruttati evidenti. Voto I Banchi d’Assaggio di Corriere del Vino
  • Bottiglia n° 2. Lui, il festeggiato della degustazione, il riferimento. Masseto 2010, Tenuta dell’Ornellaia. Bolgheri. Ormai questo vino è entrato nella leggenda e come tale porta con se apprezzamenti insieme a critiche. Tutti gli anni è atteso, particolarmente vezzeggiato, coccolato o ritenuto forzato, al di sotto delle aspettative. Ė, giocoforza, il risultato della “fama”, “dell’Uva Acerba”. Il 2010 si è presentato con il suo bellissimo manto colorato e la consistenza densa che ti aspettavi. Naso complesso, con un bouquet olfattivo esplosivo, ricordi su ricordi. Il primo sorso ti affascina, il secondo ti coinvolge in un equilibrio gustativo che pochi sanno trasmettere con finale lunghissimo, intramontabile. All’altezza della sua fama. Giovane? Certamente. Un puledro di gran razza. Chapeau!  I Banchi d’Assaggio di Corriere del Vino
  • Terza bottiglia. Un Merlot a 95% accompagnato da altri vitigni aziendali (tra cui sangiovese) nella misura del 5%. Sebastiano. Azienda Sardi Giustiniani, Colline Lucchesi. Prodotto da una sola vigna, Madonnina dell’Uva, è conscio di competere con “giganti”. Però alla fine fa la sua discreta figura perché condotto benissimo in cantina. Anche questo proveniente da terreni argillosi, è seguito nell’affinamento in maniera maniacale. Non solo barriques ma anche tonneaux. Anche se la consistenza è minore dei precedenti ha dalla sua un’eleganza olfattiva complessa. Al palato l’equilibrio è dato dall’alcolicità e dai polialcoli sorretti da un’ottima acidità e mineralità. I tannini ti sorprendono: piacevole sorpresa. Voto I Banchi d’Assaggio di Corriere del Vino
  • Quarta bottiglia. L’intruso. Il Brunello che non ti aspetti. Presentato da una “fanfara” rumorosa dove la “gran cassa”, a suo tempo, ha sovrastato tutto e tutti; osannato come miglior vino del Mondo vintage 2001, Casanova de Neri ci delude. Colore granato tendente all’aranciato, consistenza molto fluida. Al naso il “dado, glutammato” copre tutto. In bocca riesce ad esprimersi con le morbidezze in perfetto disequilibrio con una acidità ormai quasi inesistente. Colpa di una bottiglia forse giunta a noi non integra? (botta di caldo?). Senza voto.
  • Quinta bottiglia. Quando la degustazione alla ceca è vincente. La bottiglia “scoperta” avrebbe destato perplessità, per il suo nome, per un prodotto che lascia dire ”un vino costruito per il mercato americano”, insignificante. Invece, nascosto, ha raccontato tutt’altra storia. Le Serre Nuove dlla Tenuta dell’Ornellaia. Vintage 2001. Merlot, Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc, Petit Verdot. La rive gauche e droite insieme. Da sempre ricordato come « Il secondo vino aziendale ». Un blend ben fatto, con un percorso in cantina attento e cavilloso. Colore granato con piena fluidità che rilascia archetti stretti, perfetti. Naso accattivante con una complessità che va dai floreali ai fruttati, ai vegetali agli speziati. Al palato equilibrato in tutte le sue componenti con una chiusura su note valignate. Voto I Banchi d’Assaggio di Corriere del Vino.

 

Consistenza (fluidità), Complessità, Equilibrio costituiscono il filo conduttore della nostra indagine nell’analisi sensoriale per terminare nella ricerca dell’eleganza e armonia. Il nuovo incedere che motiva tutti noi.

Urano Cupisti