La mia intima certezza sulla viticoltura calabra

Ne sono convinto perché noto da un po’ di tempo un certo movimento, attività, organizzazione che prima non registravo.

La Calabria sta vivendo una nuova stagione di rilancio e valorizzazione. Vuole scrollarsi di dosso quell’appellativo di ultima regione nel contesto produttivo d’Italia. L’attenzione dei mass media ogni giorno è sempre più evidente regalandoci spunti per riscoprire, conoscere meglio, sia l’area dal punto di vista dei territori, terreni, microclimi sia le Aziende che trovano nelle giovani leve dei produttori nuova linfa e ottenimento di vini eccellenti.

Ed eccoci a parlare nuovamente della base ampelografia regionale con  il ritrovato gaglioppo e greco bianco, greco nero e malvasia bianca, nerello cappuccio e guarnacca bianca, nocera e nerello mascalese ed anche qualche “internazionale” che affiora qua e là.

Riapprendere la conoscenza delle zone di produzione quali Donnici e Pollino, SanVito di Luzzi e Verbicaro, Sant’Anna di Isola di Capo Rizzuto e Melissa, Savuto e Scavigna, Lamezia e Bivongi.

Infine i più famosi: Cirò e Greco di Bianco.

Ho avuto occasione, durante il Vinitaly di quest’anno, di assaggiare i vini calabri presso gli stand di due Aziende della zona di produzione Cirò, posizionata sul versante ionico in provincia di Crotone. Di una ne ho parlato nell’articolo apparso in data 25 settembre.

Oggi riferisco dell’Azienda di Francesco Parilla, Tenuta del Conte.  Fondata nel 1960, si estende su di una superficie vitata superiore ai 15 ettari per una produzione, in bottiglie, di oltre 50.000.

Vigneti a spalliera che occupano i declivi nel Comune di Cirò Marina. Una storia di passioni, partecipazioni familiari, di ritrovato slancio per la dedizione quotidiana.

Seguendo le tradizionali vinificazioni con particolare attenzione alla resa per ettaro, alla raccolta, alle fermentazioni termo controllate. Insomma traendo dal gaglioppo e greco bianco il corpo e la struttura nella prospettiva dell’ottenimento dell’eccellenza.

Il Gaglioppo e il Greco Bianco rappresentano la Calabria vinicola con circa il 90% delle uve utilizzate in particolare nella Doc Cirò.

Negli annali della produzione di vino in questa terra ionica si parla di presenza di questi vitigni fin dall’ottavo secolo prima di Cristo, dalla presenza degli antichi greci in queste terre e dagli antichi romani a seguire. Vini che dall’Enotria (antico nome della Calabria, terra del vino) arrivavano a Roma per essere degustati, meglio dire bevuti se non tracannati, nei numerosi thermopolium.

Ho letto da qualche parte, in riferimento alla Tenuta del Conte, che “le nostre colline si raccontano in un bicchiere di Cirò”. Quanto mai vero. Carezze del sole, spazi senza tempo, espressione di prosperità. La natura diventa maestra e trova ispirazione nella coltivazione della vite. Aggiungo sotto la maestria, capacità, bravura di Francesco Parilla e la sua famiglia. Tenuta del Conte, partecipe del nuovo Rinascimento vinicolo calabro.

Gli assaggi:

Greco bianco Dagò 2015. Paglierino ruota nel calice con una certa consistenza rilasciando tracce di morbidezza evidenti. Profumi delicati di glicine e mela golden. Fresco al palato ad equilibrare le morbidezze con la vena acido-sapida. Ritorni fruttati. Un bere semplice ma di gusto. Buono, voto 86/100

Cirò Bianco 2014. Giallo luminoso, fiori di ginestra e frutta a polpa gialla matura. Al palato lo definirei saporito con una buona acidità e sapidità. Persistente nel finale. Ottimo, Voto 88/100
Cirò Bianco 2015. Più giovane di un anno ma tanto da raccontare rispetto alla vendemmia precedente. A partire dalla luminosità per passare agli olfattivi marcati ed avvolgenti e ultimare il percorso degustativo al palato dove il sorso è pieno che preannuncia un suo più che ottimo futuro. Voto 89/100
Due Rosati, di linee diverse, caratterizzati dal colore cerasuolo, da profumi legati alle rose canine, fragoline. Ingresso in bocca ben distribuito nelle componenti morbide e dure con ritorno fruttato in evidenza. Rosati meritevoli di 88/100

Ed infine i tanto attesi Cirò rossi:

Cirò rosso classico Dagò 2013. Rubino intenso, olfatto su more mature, violette e ginepro. Rotondo al palato con polialcoli ben presenti che supportano tannini eleganti. Ottimo Voto 88/100

Cirò Rosso superiore 2013. Si registrano le stesse sensazioni sensoriali con aggiunta di una superiore struttura e tannini che aggiungono finezza all’eleganza. Ottimo 89/100
Cirò selezione riserva 2011 “Dalla Terra”. Si sale in un’altra dimensione. Un Gaglioppo che non ti aspetti. Il Nuovo Rinascimento calabro. Rubino marcato  che ruota con insistenza nel bevante lasciando lacrimazioni gliceriche consistenti, copiose e fitte. Al naso è un’esplosione di aromi, dai floreali maturi ai fruttati per finire negli speziati e balsamici. Al palato risulta appagante, di solida struttura, equilibrato, persistente. Eccellente Voto 92/100
Cirò selezione riserva 2006. E scopri la propensione all’invecchiamento del Gaglioppo. Vino elegante, nobile, che racchiude in se quanto detto precedentemente:  “le nostre colline si raccontano in un bicchiere di Cirò” e capisci le carezze del sole e gli  spazi senza tempo. Eccellente Voto 93/100

Del “Krimisa” ricordiamo la Storia, del Gaglioppo, portabandiera dei vitigni calabri, celebriamo il suo nuovo rinascimento. La mia intima certezza sulla viticoltura calabra.

Lunga vita ai vini calabri ritrovati. Tenuta del Conte docet!

Urano Cupisti