Complessità ed eleganza di un terroir unico ed irripetibile

Una delle più antiche menzioni che riguardano il Castello di Ripa d’Orcia risale intorno al 1250 quando fu acquisito dalla Repubblica di Siena per la sua importanza strategica e militare. E via, via, nei secoli, di proprietà in proprietà fino ai giorni d’oggi.

Secolari strutture del castello hanno perso la loro funzione come mai prima e dopo”. È Filippo Rossi, discendente degli ultimi proprietari (Aluffi Pentini Rossi) e manager referente della Winery, a raccontare gli ultimi sett’antanni di storia.

“Il complesso architettonico è stato trasformato (con scrupolosi interventi di restauro) in un complesso residenziale con tanto di agriturismo aperto a tutti coloro che desiderano godere di questa parte della provincia di Siena”.

Mentre racconta, Filippo sfoglia l’album presentativo con foto di panorami mozza-fiato dove sembra di udire il rumore del fiume Orcia allo stato torrentizio.

“L’Azienda oleo-vitivinicola , dopo aver sofferto la rivoluzione epocale della fine della mezzadria, è stata riabilitata in armonia con le inclinazioni naturali della terra e le tradizioni tramandate a noi integrate da innovazione tecnologica”.

È arrivato il momento atteso: parlare di Castello Ripa d’Orcia al presente in riferimento alle sue vigne e ai suoi uliveti.

Ascolto Filippo trasportato dal racconto “delle vigne ai piedi del castello, circondate e protette dai boschi e dalla macchia mediterranea, inserite nella riserva naturale di Ripa d’Orcia”.

“Il metodo biologico di coltivazione del suolo, composto da sabbie ed argille scagliose, ci permette di preservare i secolari equilibri della fauna e della flora circostanti”.

Già, il metodo biologico. Ma il vino è buono?

Ho incontrato Filippo Rossi in due eventi vinicoli importanti: durante la FIVI a Piacenza e ultimamente a Terre di Toscana. Due momenti che mi hanno permesso di assaggiare l’intera gamma della produzione Castello di Ripa d’Orcia.

  • Le Piagge 2015. Igt toscana. Chardonnay 60%, Vermentino 40%. Fermentazioni separate in inox e affinamento ulteriore dell’assemblaggio sempre in inox. Paglierino luminoso, naso su note di mela, nespola e acacia. Sorso sapido intervallato da una buona freschezza. Buono, Voto 85/100
  • Terredisotto 2012. Orcia riserva Doc. Sangiovese 100%. Macerazione sulle bucce per circa 8/10 giorni, fermentazione in inox e affinamento in tonneaux per circa 18 mesi. Ancora 6 mesi di bottiglia prima di essere messo in commercio. Rubino luminoso, ha girato nel calice con una buona consistenza. Lacrimazioni abbondanti e copiose. Al naso note di frutto rosso sguite da sensazioni di erbe aromatiche. Al palato tannini ben estratti. Ottimo 88/100
  • Terredisotto 2013. Campione di vasca. Sangiovese 100%. Buon sangue non mente. Anche la vendemmia 2013 ha annunciato un ottimo vino. Bene il frutto e la parte speziata. Al sorso tannini ancora verdi (come devono essere) su morbidezze e durezze in buon equilibrio. Ottimo 87/100
  • Ripagrande 2014. Sangiovese 60%, Syrah 20%, Merlot 20%.Un mix speciale per questa vendemmia difficile. Percorso tutto in acciaio per un vino da bere in tempi non lunghi. Buono 86/100
  • Ripa d’Orcia 2012. Toscana Igt. Syrah, Cabernet Sauvignon, Merlot. Fermentazioni separate sia nella fase dell’alcolica sia nell’affinamento in barriques per circa 24 mesi per poi essere assemblato. Rubino cupo, consistente. Olfatto floreale maturo, fruttato su piccoli frutti di sottobosco per una successiva complessità aromatica e speziata. Al palato avvolgente con una mineralità balsamica lunga. Ottimo. Voto 89/100
  • Borro delle Streghe 2012. Toscana Igt. Syrah 100%. Il Syrah che non ti aspetti. Affinamento in tonneaux per 24 mesi. Rosso intenso tendente al granato. Naso giocato su cassis, felce e china. Tannini ben integrati su vena fresco-sapida. Ottimo 89/100
  • Ripensis 2011. Toscana Igt. Merlot 100%. Percorso iniziale in inox per poi affinare in barriques per 24 mesi. Rubino con lampi granato. Ventaglio olfattivo dominato da frutta e spezie. Palato sapido, di ottima freschezza e lunga persistenza. Ottimo 89/100.
  • Vinsanto del Castello di Ripa d’Orcia 2006. Trebbiano e Vermentino. Appassimento in cassette per alcuni mesi per poi passare, dopo torchiatura, in caratelli di castagno per , minimo, tre anni con una resa del 30%. Giallo ambra. Olfatto caratterizzato da note di frutta secca e agrumi canditi. Al palato ingresso caldo e meraviglioso bilanciamento tra morbidezze e durezze. Persistente. Eccellente. Nessun voto a così tanta rarità

L’incantevole paesaggio della Val d’Orcia, tra le colline toscane, è stato inserito  nella World Heritage List dall’Unesco nel 2004.

Relazione e unione di arte, paesaggio, spazio ed ecosistema. Vigneti, oliveti, faggeti e castagneti, interrotti da antichi borghi di origine medievale.  E la torre quadrata del Castello di Ripa d’Orcia a vigilare il territorio.

Suggestivo scenario espressione dei ritratti dei Maestri pittori di Scuola Senese mentre Filippo Rossi traduce in olio e vino la complessità e l’eleganza di un terroir unico ed irripetibile.

Urano Cupisti