“L’umile champagne dell’Emilia-Romagna”.Così negli anni ’50, Mario Soldati descriveva il lambrusco nel suo indimenticabile “Vino al vino”.

Così inizia quel libricino rosso color lambrusco, edito da Cantina di Carpi e Sorbara e distribuito da Vino & Design di Reggio Emilia, dedicato al Lambrusco di Sorbara: Omaggio a Gino Friedmann.

“Da allora tante cose sono cambiate ma il lambrusco, sempre per citare Mario Soldati, resta quel vino che nella maggioranza dei casi, si crede di conoscerlo e invece lo si ignora”.

Sorbara – veduta di uno dei 6 centri di produzione

Proprio così. Nell’immaginario comune italico è il vino che accompagna i “tortellini in brodo”, i bolliti misti e niente più.

Rimaniamo sbalorditi, sorpresi e impressionati quando qualcuno ben informato, con statistiche alla mano, ricorda che il Lambrusco è stato il vino più conosciuto e bevuto all’estero battuto ultimamente (di poco) dal Prosecco.

Numeri impressionanti. Così come comunicati durante l’evento annuale di Terre d’Italia, recentemente svoltosi a Lido di Camaiore, da Eleonora Rossipresente come responsabile della Cantina di Carpi e Sorbara.

Numeri incredibili a fotografare una realtà vinicola esistente partendo dal territorio modenese.

LA STORIA

Agli inizi del ‘900 la prima pietra con l’istituzione di una Società Civile. Cooperazione, solidarietà e responsabilità: l’inizio della Cantina Sociale di Carpi divenuta in seguito cooperativa.

Cantina di Carpi e Sorbara – mega fermentini

Alla fine della seconda guerra mondiale iniziarono le fusioni con le più piccole cooperative nate nel frattempo legate ai minuscoli territori comunali emiliani. L’unione fa la forza.

Fino ad arrivare al 2012, anno che ha visto la fusione della Cantina di Carpi con quella di Sorbara dando vita all’attuale struttura.

I NUMERI

Oggi la Cantina di Carpi e Sorbara è una cooperativa di ben 1.200 soci produttori e conferitori con una capacità produttiva di ben 450.000 ettolitri di vino all’anno. Attualmente la Cantina possiede 6 stabilimenti tra i quali 5 di pigiatura e 1 di imbottigliamento. Per la vendita diretta ha ben 7 Wine shop.

Nel 2017 prodotte 3.000.000 di bottiglie.

I VITIGNI

Lambrusco in molte sue sfaccettature: Lambrusco di Sorbara, Salamino di Santa Croce, Maestri, Marani, Viadanese.

Discorso a parte il Pignoletto e l’Ancellotta. Quest’ultima uva utilizzata per il Rosso Rossissimo che ancora oggi viene venduto sfuso.

MISSION

“Il nostro obiettivo è di produrre i migliori lambruschi seguendo una tradizione che si lega all’innovazione”.

Da sempre pensiamo che il Lambrusco abbia un’anima popolare nella pura tradizione emiliana. Forse è vero, forse.

Dagli assaggi effettuati è emerso un vino che si è scrollato di dosso l’immagine rustica, volgare perché popolare legato fin troppo a vicende storico-politiche dell’Emilia e sgraziato. Oggi il Lambrusco (volutamente con la L maiuscola) è un vino fine (forse femmineo?), semplice e complesso allo stesso tempo. Di nuovo protagonista nello scenario vinicolo italiano e non solo.

GLI ASSAGGI

A Terre di Toscana ne ho assaggiati tre, rappresentativi di dediche a personaggi che hanno fatto grande la Cantina: Omaggio a Gino Friedmann, storico Presidente per molti anni e Omaggio ad Alfredo Molinari il pioniere che costituì, nei primi anni del ‘900, la Società Civile, l’inizio di tutto.

Lambrusco di Sorbara Omaggio a Gino Friedmann Metodo Charmat 2017.

Omaggio a Gino Friedmann

Note Aziendali: tipologia e Denominazione Lambrusco di Sorbara DOP rosso Secco Frizzante. Area di Produzione: Sorbara Frazione di Bomporto 100% Lambrusco di Sorbara

Le mie considerazioni: vino serrato e vigoroso, comunque misurato con il bouquet tradizionale dei lambruschi. Ottimo, 89/100

Lambrusco di Sorbara Omaggio a Gino Friedmann Metodo Charmat 2017. Fermentazione naturale in bottiglia. L’antico metodo ancestrale rivisitato mantenendo la legatura a spago.

Note Aziendali: tipologia e Denominazione Lambrusco di Sorbara DOP osso Secco Frizzante. Area di Produzione: Sorbara Frazione di Bomporto 100% Lambrusco di Sorbara.  Svinatura in diretta; pulizia del mosto e fermentazione a temperatura controllata con lieviti selezionati. Lunga rifermentazione per presa di spuma a 13°C e sosta sulle fecce fini senza sboccatura. Gradazione 11,5% vol.

Le mie considerazioni: vino disteso, rilassato, elegantissimo. Il vino che fa amare il Lambrusco. Eccellente: 91/100

Lambrusco Salamino di Santa Croce dedicato ad Alfredo Molinari 2017.

Le mie considerazioni:  si conferma come lambrusco più solido che sfumato. Il Lambrusco perfetto in tavola. Ottimo 87/100

Omaggio ad Alfredo Molinari

Non lo nascondo: credo di essere appartenuto a quella “ciurma” di italiani snob e indifferenti verso molti vini prodotti nel nostro paese.

Forse anche ad una deficiente (nel senso di insufficiente) istruzione avuta durante la formazione. I lambruschi furono scartati senza nemmeno procedere (almeno una volta) ad un assaggio didattico.

E poi ricordate il lambrusco in lattina di Giacobazzi proposto come bevanda dissetante?

Dopo la visita al Banco di Terre d’Italia e avuta la possibilità di degustarli mi ritrovo con quanto detto dal collega Gianni Fabrizio del Gambero Rosso: ”Ho scoperto nei Lambruschi la grandezza e l’infinita finezza, nonché il semplice piacere di bere grandi vini”. Chapeau!

Urano Cupisti

Assaggi effettuati a Terre d’Italia nel maggio scorso

 

Cantina di Carpi e Sorbara

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Carpi (Mo)

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