Il legame tra Caldaro, il suo lago ed il vino si perde nella notte dei tempi. Oltre 2000 anni di storia ed una cultura enoica testimoniate da Plinio che decantava la bontà del vino retico prodotto sulle sponde del Lago. Alcune fonti datano ancora prima (500 a.C.) la coltivazione della vite e la produzione di vino in queste zone, si narra che qui, in queste terre, proprio dai Reti, i Romani avessero appreso la tecnica di conservazione e il relativo trasporto del vino in botti di legno.

Passione, senso di appartenenza, orgoglio, valori, tradizioni, amore per la vite e per il vino, una comunità, una sorta di famiglia allargata che ruota intorno ai 700 ettari vitati del piccolo borgo vitivinicolo di Caldaro, in Oltradige, che rappresenta il cuore enoico sudtirolese. Vigneti quasi totalmente soggetti al disciplinare DOC, e un terreno molto parcellizzato (in media meno di un ettaro a viticultore) delineano la forza di questa terra, legata principalmente ai vini rossi, un po’ in controtendenza rispetto alle altre area vitivinicole altoatesine.

Tutto questo si specchia anche nella più grande cooperativa vitivinicola del Südtirol, Cantina Kaltern, che con i suoi 650 soci ed i loro 470 ettari di vigneto rappresenta circa il 70% della produzione della zona, e una delle voci più significative della viticoltura dell’Alto Adige, con una produzione di circa 3,5 milioni di bottiglie annue.

La storia moderna della cantina risale agli inizi del secolo scorso, era il 1900 quando nacque la prima cantina sociale di Caldaro, la Erste Kellereigenossenschaft Kaltern, 70 viticultori uniti da un unico obiettivo, occuparsi direttamente della vinificazione delle proprie uve e della commercializzazione dei loro vini, nel 1906 fu il momento della Bauernkellerei (Cantina dei contadini), mentre il 1908 vide la nascita della Jubiläumskellerei (Cantina del Giubileo).

Poi nel 1925 nacque una nuova cantina sociale, il nome più appropriato fu Neue Kellereigenossenschaft. Nel 1932 la cantina privata Baron di Pauli diventa cooperativaJosef Baron di Pauli. Nel 1986 la prima fusione tra la Erste Kellerei e la Neue Kellerei, nasce così la Erste+Neue. Quest’ultima nel 1991 incorpora la Josef Baron di Pauli. Nel 1992 vi fu la fusione tra la Bauernkellerei e la Jubiläumskellerei che diede origine a Kellerei Kaltern. Infine, è recente, fine 2016, l’unione di Erste+Neue e Kellerei Kaltern in Cantina Kaltern.

Cinque cantine, cinque vini da altrettanti vitigni tipici da cui sono ripartiti per la nuova linea al vertice della produzione aziendale, molto più che un seppur “non semplice” cambio di nome, solo le migliori uve prodotte nei vigneti storici affacciati sul lago di Caldaro, coltivate dalle mani esperte di appassionati vigneron per rappresentare l’eccellenza, l’identità, il cuore, l’essenza, o meglio, la Quintessenz di Caldaro.

Cinque varietà scelte direttamente da Andrea Moser, Kellermeister di Caldaro dal 2014, che sarebbe riduttivo definire solo winemaker o enologo, è lui Il “Direttore tecnico”, colui che dalla vigna fino all’ultima operazione in cantina prima della commercializzazione delle bottiglie è responsabile di qualsiasi scelta. Classe 1982, è considerato tra gli under 40 una delle figure di spicco dell’enologia altoatesina e italiana.

Proprio Andrea ha individuato nel Pinot Bianco, Sauvignon,Schiava, Cabernet Sauvignon e Moscato Giallo i 5 vitigni più rappresentativi del territorio che meglio potessero esprimere tutto ciò. Nascon così i 5 Alfieri di Cantina Kaltern.

A conferma della qualità, personalità, carattere, eleganza, ricchezza, freschezza, persistenza di questi vini, si è tenuta a Milano una speciale degustazione alla cieca, condotta dallo stesso Andrea e da Tobias Zingerle (Direttore Generale), dove la linea Quintessenz è stata accostata ad altre etichette provenienti da importanti regioni produttrici a livello mondiale.

Primo flight riservato al Quintessenz Pinot Bianco 2016 e due Chardonnay, Domaine Pierre Morey – Bourgogne Chardonnay 2015e Castello della Sala – Cervaro della Sala Chardonnay 2016. Una scelta dettata dal fatto che al di fuori dei confini altoatesini non ci sono Pinot Bianco comparabili.Il vino di Cantina Kaltern (fermentazione spontanea in tonneau e in botte grande, maturazione in legno per 10 mesi sulle fecce fini)ci ha stupito per la sua eleganza olfattiva con un fruttato delicato, fiori di camomilla ed erbe aromatiche, ma soprattutto per una salinità molto lunga ed un uso del legno molto equilibrato. Lo Chardonnay di Borgogna ci è parso un po’ meno agile del Pinot Bianco, mentre quello della galassia Antinori penalizzato da un’impronta di legno troppo marcata.

Nella seconda batteria confronto tra Sauvignon Blanc, due regioni vinicole per due diverse interpretazioni. Ecco quindi il Baron de Ladoucette – Sancerre Sauvignon 2014e Saint Clair— Sauvignon Reserve Wairau 2016. Andrea ha lavorato in entrambe le regioni, con l’esperienza da Cloudy Bay cha ha fatto nascere in lui l´amore per questa varietà. La sua idea, che abbiamo ritrovato fedelmente nel Quintessenz Sauvignon 2016, è quella di unire l’aromaticità del frutto della Nuova Zelanda con la salinità e freschezza di Sancerre, cercando di giocare su note non troppo vegetali, più equilibrate, oltre ad una vivida eleganza e avvolgente mineralità.

La terza serie ha visto come protagonista Quintessenz Kalterersee Classico Superiore 2017, il vino da Schiava (o Vernatsch) in purezza che meglio si identifica con la gente che vive intorno al Lago di Caldaro. Schietto, sincero e beverino, che si muove tra tradizioni molto radicate e innovazione degli ultimi anni, un po’ cruccio e un po’ salvezza dei viticultori della zona.

Per il confronto è stato scelto il Pinot Nero 2014 Gevrey Chambertin di Joseph Roty, il Kalterersee si ispira molto alla stilistica del Pinot Noir (altro amore di Andrea per i suoi 10 anni trascorsi da Franz Haas), per la somiglianza della trama tannica, per lo stesso uso del legno, per quell’essere potente senza essere prepotente, per quel naso fruttato di ciliegia, lampone e fragola e per quella freschezza che si ritrova grazie ad una selezione accurata in vigna.

Una Schiava gentile che macera 10 giorni e matura sulle fecce fini per 6 mesi in cemento e botte grandeL’altro vino a confronto era il Morgon Rouge Côte de Py 2016, il Gamaybiodinamico del Domaine Jean Foillard. Una direzione, quella della conversione bio già intrapresa da Cantina Kaltern e che vedrà i suoi frutti nei prossimi anni. Senza dimenticare il progetto per la certificazione FAIR’N GREEN, un marchio di sostenibilità in viticultura che comprende sia la gestione e protezione ambientale (riduzione emissioni, maggiore biodiversità) sia l’impegno sociale nei confronti dell’uomo e della natura.

Il Cabernet Sauvignon Directors Cut 2014 di Coppola (sì, il regista)dalla California ed il Moulis en Mèdoc 2012delloChateau Poujeaux sono stati scelti come sparring partner per il Quintessenz Cabernet Sauvignon Riserva 2015. Elevato in barrique per 18 mesi, dal frutto maturo ma non troppo, tannino possente e dolce ma non predominante, legno ben integrato con le sue suadenti note di tabacco e liquirizia che allungano il finale. Stilisticamente si cerca la maturità, la morbidezza e suadenza dei tannini del Cabernet di Coppola ma la struttura più agile e la bevibilità del Mèdoc Un’eccezionale Cabernet di montagna.

Dolce chiusura con il Quintessenz Passito Moscato Giallo 2014 accostato al Ben Rye 2015, il caldo e marmellatoso Passito di Pantelleria di Donnafugata, e al Welschriesling 2010, il Riesling Italico da meditazione dell’austriaca Tenuta Kracher. Il Moscato Giallo in purezza di Caldaro è vendemmiato tardivamente, appassito in fruttaio per 5 mesi, la resa finale dopo la pressatura di marzo (solo uva non affetta da botrite) è di solo 18 litri di mosto per 100 kg di uva fresca Affinamento in tonneau per 24 mesi. Una vibrante freschezza (7,4 g/l di acidità) che rende la beva ancora più agile, dimenticandosi che si tratta di un passito con ben 180 g/l di zuccheri residui!

Oltre a Quintessenz, anche altre etichette fanno parte della grande famiglia di Cantina Kaltern. La linea Selezione con vini di carattere che fanno ritrovare nel bicchiere il terroir di origine, quello dei vigneti storici e con piante antiche dalla bassa resa, e poi i Classici, vini autentici, tipici, quotidiani, smart, piacevoli da bere, prodotti sia con varietà autoctone sia internazionali.

Cantina Kaltern è anche sinonimo di ricerca, sperimentazione, esclusività, ecco quindi due progetti di cui parlare. Il primo, Project XXX (eXplore – eXperiment – eXclusive) identifica vini innovativi, unici, creati in edizione limitata. Un esempio è il “Mashed”, 666 bottiglie di Pinot Grigio che macera 15 giorni in un uovo di ceramica, mentre il “One by One”è un Cabernet Sauvignon Riserva imbottigliato solo in 150 Magnum con macerazione e fermentazione in tonneau. Entrambi i vini non filtrati.

Il secondo progetto, nato nel 2014 proprio grazie all’arrivo di Andrea, è un omaggio a uno specifico vitigno che meglio di altri interpreta l’unicità e le caratteristiche di una determinata annata. Un grande vino cui riservare un’edizione limitata in magnum (pari all’anno di produzione).

Ogni anno artisti e designer sono invitati a creare e realizzare un’etichetta speciale di questa nuova “opera d’arte” enologica il kunst.stück. Per l’annata 2014 (Pinot Bianco), giuria e pubblico hanno scelto il lavoro presentato da Claudio Paternoster, mentre kunst.stück Kalterersee Classico Superiore 2016 porta invece un’etichetta creata dal designer e docente milanese Stefano Mandato.

kunst.stück 2015 sarà un Cabernet Sauvignon Riserva, ma per conoscerlo si dovrà attendere l’autunno, quando mesi e mesi di bottiglia avranno integrato tra loro le varie componenti del vino.

Nel frattempo, è possibile votare la propria etichetta d’artista preferita tra le 5 selezionate da una giuria interna all’azienda www.kellereikaltern.com/nc/it/vini-lago-caldaro/votazione-online-kunststueck/

Antonio Cimmino

[Photo Credit: Antonio Cimmino; Cantina Kaltern] © Riproduzione Riservata