Il sottosegretario Mipaaf, Gian Marco Centinaio, interviene dopo la pubblicazione in Gazzetta dell’Unione Europea della domanda di registrazione della “menzione tradizionale” Prošek da impiegare nell’etichettatura e presentazione di ben quattro vini croati a denominazione di origine protetta.

“Il governo si sta muovendo unito e coeso in difesa non solo del Prosecco, ma di tutto il nostro Made in Italy, come ha ricordato in Aula nella sua informativa sul caso del Prošek croato il ministro Patuanelli. L’intero Sistema Paese deve battersi per una delle sue più importanti eccellenze”.

Così il sottosegretario alle Politiche agricole alimentari e forestali con delega al settore vitivinicolo, il senatore Gian Marco Centinaio. “Stiamo lavorando insieme per evitare quella che sarebbe di fatto una istituzionalizzazione dell’italian sounding. Se venisse riconosciuta la menzione tradizionale Prošek non sarebbe solo un danno per un vino che rappresenta una tipicità esclusivamente italiana e il caso di maggiore successo commerciale degli ultimi anni, ma un precedente pericoloso per tutte le nostre denominazioni”.

Federvini

Nel ribadire che tale formulazione va considerata inaccettabile in quanto altro non è che un tentativo di imitazione della denominazione “Prosecco” che identifica una denominazione di origine riconosciuta e apprezzata in tutto il mondo, e che ogni tentativo di emulazione o indebolimento di tale denominazione deve essere respinto con forza, Federvini chiede che venga dato immediato avvio a un coordinamento tra i rappresentanti della filiera coinvolta e il Governo per opporsi alla domanda.

Valdobbiadene

In tale prospettiva, Federvini richiama Il Regolamento europeo in materia (1308/2013) nel quale – all’articolo 103 – si stabilisce che ogni denominazione di origine, come il nostro Prosecco, deve essere difesa da ogni tentativo di imitazione, anche attraverso la semplice traduzione linguistica, e da qualsiasi usurpazione, imitazione o evocazione, ivi inclusa qualsiasi altra pratica che possa indurre in errore il consumatore sulla vera origine del prodotto.

Uiv

Assieme al gruppo di lavoro istituito dal sottosegretario Gian Marco Centinaio, Uiv collaborerà alla difesa comune in sede Ue convinta che gli obiettivi italiani siano gli stessi dei grandi Paesi produttori europei, perché in gioco c’è la credibilità del modello europeo di tutela dei prodotti agroalimentari. Per questo Uiv farà squadra con Francia, Spagna, Portogallo e Germania affinchè presentino anch’esse mozioni contrarie all’indicazione della Commissione. Il Comitato dello Champagne ha già annunciato opposizione alla vicenda Prošek.

Secondo Unione italiana vini – che rappresenta l’85% dell’export di vino del Belpaese –, i temi centrali da far valere nell’opposizione formale sono quelli indicati oggi dal ministro: il nome Prošek, che tra l’altro al contrario del Prosecco nulla ha a che fare con una località geografica, richiama inevitabilmente, per un ‘consumatore normalmente informato’, le bollicine del nostro Paese.

Come ricordato nella recente sentenza “Champanillo” della Corte di Giustizia ‘l’esistenza di un’evocazione può essere valutata anche con riferimento ai consumatori di un solo Stato membro’. Un’affinità fonetica e visiva palese e contraria ai dettami di tutela vigenti nell’impianto normativo di Bruxelles.

Sono oltre 620 milioni le bottiglie prodotte dalle tre Do del Prosecco; di queste, 370 milioni sono esportate. Complessivamente il mercato dello sparkling tricolore più famoso nel mondo vale 2 miliardi di euro di fatturato annuo di cui un miliardo all’estero (2020), l’equivalente del 16% sul totale export italiano.