Cantina Terlano

Stregata dall’assaggio di Vorberg Riserva 2018, Cantina di Terlano.

Pinot Bianco, vitigno di origine francese o tedesca?

Ultimamente la paternità d’oltralpe è stata messa in discussione da alcuni scienziati tedeschi che avrebbero individuato nel delta del fiume Reno la sua “culla”.

Quello che interessa a noi dell’argomento qui trattato è la sua presenza in Alto Adige, altra terra divenuta “vocata” nel tempo.

Nella Valle del fiume Adige (Etschtal) che parte dal Passo Resia (la sorgente) fino a Salorno (Salurn, il “paese ponte” tra l’Alto Adige e il Trentino), cresce rigoglioso su una superficie di ca. 550 ettari e rappresenta una delle varietà più importanti del Süd Tirol.

Pinot bianco

Introdotto nel 1850 dall’Arciduca austriaco Johann, da allora la sua diffusione è stata rapida e capillare, producendo vini che sono risultati, negli ultimi tempi, estremamente longevi.

La sua “crescita” e diffusione si deve all’enologo Sebastian Stocker che, ispirandosi ai colleghi francesi, mise a punto il suo metodo per la maturazione del vino su lieviti fini.

Ancora oggi i suoi principi vengono praticati: dapprima la scelta in vigna, a seguire una vinificazione attenta e diversificata.

In che senso diversificata?

Il Vorberg e la piana di Terlano

Se l’obiettivo è ottenere un vino beverino, diremmo più semplicemente da pasto, il percorso sarà la semplice e conosciuta vinificazione “in bianco”. Se invece il fine è di ottenere un vino di corpo, strutturato, che duri nel tempo, si procede con una vinificazione più attenta partendo dalle vendemmie migliori seguendo poi un percorso premuroso, avveduto, finalizzato all’ottenimento di grandi vini. Passaggi minimi di un anno in botti di rovere (se non due) sviluppando aromi e struttura a contatto con i lieviti.

Stocker aveva intuito, tra l’altro, che i terreni intorno a Terlano, in quella parte della Val d’Adige (Etschtal) tra le città di Bolzano e Merano, possedevano uno straordinario potenziale dovuto alla presenza di porfido quarzifero di origine vulcanica e che i vini prodotti fruivano di accertata mineralità, struttura con un’interessante capacità di evoluzione.

La storia recente ricorda che ci sono voluti più di vent’anni per far crescere questa nuova cultura in Süd Tirol.

Grappolo di Pinot bianco

Insieme alle intuizioni di Stocker grande rilievo è rappresentato dalla logica, finalmente accettata dai produttori altoatesini, che la minor quantità di uve generano miglior qualità. Oggi le rese sono inferiori del 50-60% rispetto a 40 anni fa.

Vorberg Riserva 2018

Parlare di Pinot Bianco come vino strutturato e longevo mi ha portato a scegliere  Vorberg Riserva 2018 anche perché ho avuto modo di degustarlo in un banco dedicato ai “Grandi Bianchi”.

Ma che cosa si nasconde dietro questo particolare Pinot Bianco oggi prodotto ed identificato con la Cantina Terlano (Kellerei Terlan)?

Il Vorberg assaggiato

La scelta del 1993 di vinificare solo le uve provenienti da un unico cru: il Vorberg, identificato come micro-terroir esclusivo, speciale.

Da allora il vino segue un affinamento di due anni; un’autentica rivoluzione in Alto Adige  per un “bianco”.

L’assaggio

Mi ha colpito da subito per i profumi suadenti di erbe d’alpeggio e camomilla, agrumi e frutta tropicale, su cui aleggia un sentore di pietra focaia.

L’assaggio è stato estremamente elegante e complesso in cui freschezza, sapidità e aromi fruttati si sono espressi  in un delicato equilibrio. Il finale? Interminabile con piacevolissima scia amaricante.

Perfetto in abbinamento con crostacei, capesante scottate ma anche con torta di ricotta noci e speck.

Elisa Paolini