Un motivo in più per visitare l’azienda chiantigiana della Famiglia Zingarelli, Rocca delle Macie.

Eravamo all’inizio degli anni ’80 del secolo scorso. Un caro amico, Enzo Ragusa, rappresentante per la Toscana di Lufthansa, possedeva un piccolo podere a poche centinaia di metri sopra Rocca delle Macìe e in occasione di ogni Santo Natale ci inviava in omaggio una cassa di vini di quella cantina, ai quali vini facevamo un’accoglienza molto calorosa.

Rocca delle Macìe. Talk Show

Conservo sempre una di quelle cassette in legno come porta carte. Posso dire di avere sempre apprezzato lo stile dei vini di Rocca delle Macìe, stile che si è sempre mantenuto fedele anche durante i naturali assestamenti e progressi nella conduzione agricola e della cantina. Vini sempre godibili, precisi, quando più, quando meno complessi.

Negli anni ’80 e ’90 il Chianti Classico era più semplice e meno complesso, ma sempre di grandissima piacevolezza e facilità di beva. Poi, con il nuovo millennio, c’è stato un ulteriore salto di qualità, ma sempre in coerenza con lo stile originale.

Confesso di non aver conosciuto allora e fino a tempi recenti la liaison tra vino e cinema della famiglia Zingarelli, nonostante che, da maturo baby boomer, avessi più volte assistito alla serie dei film prodotti da Italo.

Rocca delle Macìe. Il cavallo e la barella di Trinità

Una serata con “Trinità”

La mia attenzione è da sempre calamitata dal vino, e così il 15 e 16 luglio mi sono trovato a brindare a fianco di un eterno giovane Terence Hill, con Sergio, Fabio e Sandra Zingarelli, alla celebrazione del 50° anniversario dell’uscita di “Lo chiamavano Trinità” e all’inaugurazione del Museo dedicato a Italo, con tanto di “Galleria Trinità”.

Una serata dall’atmosfera rarefatta, sospesa nell’aria frizzante delle colline del Chianti, in bilico tra le luci di un tramonto e le minacce di nubi corrusche, tra persone che sembravano conoscersi da sempre e felici di poter testimoniare l’affetto a questo grande imprenditore, alla sua famiglia e a tutti i protagonisti dell’”impresa” Trinità.

Rocca delle Macìe. Andy Luotto

Ha condotto la serata in maniera impeccabile Paola Saluzzi, per niente impaurita da due gocce d’acqua che hanno costretto i presenti a trasformarsi per qualche istante in personaggi misteriosi sotto  provvidenziali coperte nere.

Poi Terence Hill, Cristiana e Diamante Pedersoli (figlie di Bud Spencer), Andy Luotto, Renato Casaro e in collegamento video Vincenzo Mollica, Francesco Rutelli, Barbara Alberti, hanno ricordato l’Italo Zingarelli produttore cinematografico che nel dicembre 1970 diede vita ad uno dei più straordinari successi del cinema italiano.

Rocca delle Macìe. Piccolo museo Italo Zingarelli e Galleria Trinità

La cena

Le celebrazioni si sono concluse con l’inaugurazione del Piccolo Museo Italo–Trinità, un percorso che ricorda la carriera cinematografica di Italo e i legami con i due attori. Una ragione in più per fare visita a Rocca delle Macie, “Cinematic Winery” italiana per il suo connubio Vino-Cinema.

Rocca delle Macìe. Il benvenuto di Maurizio Bardotti fegato rivestito di amarena

Ma siccome ogni salmo finisce in gloria, e ogni visita a una cantina finisce a tavola, il complesso di Ospitalità e Relais di Rocca include ora anche il ristorante “Osteria Passo dopo Passo” guidato da chef Maurizio Bardotti.

Bardotti ha curato la cena celebrativa che si è svolta all’aperto, presentando una serie di interessanti preparazioni: Tartare di palamita con maionese di pomodorino e guacamole, una appagante parmigiana di melanzane in un cannellone, bufala, salsa bbq, estratto di pomodoro, poi un saporito cosciotto di faraona ripieno, nocciole, miele, scalogno, e per finire una tartelletta, riso, gelato al cardamomo, crema di limone.

Un altro pezzo forte della serata è stata la presentazione di una Edizione Limitata Collectors di Chianti Classico Gran Selezione 2016 in 1970 magnum vestite da “Lo chiamavano Trinità”.

Rocca delle Macìe. La Gran Selezione Lo chiamavano Trinità in magnum

Un grande Chianti dai profumi intensi di frutto nero, prugna, cacao amaro, speziatura fine del rovere, dal sorso denso e fruttato, sapido e agile, con quel finale che ti fa desiderare subito un altro assaggio.

Il giorno successivo, al mattino, Sergio Zingarelli ci ha guidato attraverso nove annate di Chianti Classico Gran Selezione Sergio Zingarelli, dalla 2010 alla 2018 in anteprima assoluta.

A questo link il resoconto completo.

Paolo Valdastri

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