Quello che serve è l’Experience Design, un concetto per certi versi olistico che ora in Italia viene per la prima volta abbinato al mondo del vino: è questala grande novità emersa dalla quarta edizione di Italian Taste Summit, il primo appuntamento strategico B2B di questa portata dopo la fine delle restrizioni che dall’11 al 13 luglio ha proposto una serie di eventi diffusi tra la Rocca Visconteo Veneta di Lonato del Garda e la Tenuta Borgo la Caccia di Pozzolengo (Brescia).

L’evento, che è stato organizzato da Joanna Miro, marketing manager e AD del Gruppo Wine Global Aspect, ha riunito oltre oltre 50 cantine e i più importanti operatori e critici internazionali, con l’obiettivo di facilitare la conoscenza e il business tra una selezione dei migliori produttori italiani e i professionisti stranieri provenienti da Giappone, USA, Messico, Canada, Russia, Ucraina, Gran Bretagna, Svizzera e altre nazioni europee (incluse quelle dell’Est).

Il trauma vissuto a livello globale negli ultimi 18 mesi ha, infatti, prodotto un senso di disorientamento, di paura e di mancanza di fiducia nei consumatori, influenzando profondamente i trend  e le modalità di consumo nel mondo del vino. Di fronte a questo nuovo quadro il semplice storytelling non basta più, come non basta che un vino sia buono o di qualità.

Italian Taste Summit

Quello che serve è creare rituali ad hoc che siano disegnati su misura del singolo consumatore, che ha l’esigenza di essere rassicurato e coinvolto dal punto di vista emotivo attraverso una serie di esperienze che lo rendano partecipe di una visione aziendale autentica, sobria e capace di dare certezze in una fase di grande insicurezza.

Trovare le giuste strategie per conquistare nuove quote di mercato all’estero, dove nel 2020 il valore dell’export del vino italiano ha sfiorato quota 6,3 miliardi di euro, è quindi più importante che mai.

Il Report Vino e Spirits realizzato da Mediobanca con Sace e Ipsos prevede per il biennio 2021/2022 una ripresa del 3,5% all’anno dei consumi di vino italiano e addirittura un incremento del 4,6% all’anno dell’export.

Per i due principali mercati di destinazione, gli USA e la Germania, si prevede una crescita dei consumi rispettivamente del 2% e del 3,1% all’anno.

In Russia l’incremento sfiorerà il 3% annuo, mentre in Canada e Giappone si arriverà a un +5,9% annuo e in Lituania addirittura a un +23,3% di consumi nel biennio.

Non solo. Nel 2020 il vino italiano ha retto meglio dei concorrenti francesi e spagnoli gli effetti del Covid sull’export, con un calo del 2,4% nel 2020 contro il -3,4% della Spagna e il -10,8% della Spagna (dati Wine Monitor Nomisma), ed è tornato primo negli USA, con 1,77 miliardi di euro di valore, dopo un biennio dietro a quello francese (dati UN Comtrade).

Un primato che riguarda anche il mercato tedesco, dove il nostro vino con 1 miliardo di euro di export precede di gran lunga quello francese, il mercato svizzero, con un valore di 408 milioni di euro (e un controsorpasso ai danni dei francesi proprio nel 2020), e il mercato russo (l’ultimo dato UN Comtrade è riferito al 2019 ed è di 301 milioni di euro).

Le parole chiave in questa fase? Riscoperta dell’essenziale, ricerca dell’autenticità e recupero dei valori umani che caratterizzano il settore agroalimentare in generale, e quello vitivinicolo in particolare.

Concetti che chiamano in causa tantissimi aspetti diversi. Dall’estetica e contenuti del sito internet aziendale, alla comunicazione dei propri valori su social network e media tradizionali. Dall’offerta multicanale, al commercio online. Dalla gestione della logistica, a quella dell’accoglienza in cantina.

Fino alla progettazione della bottiglia e dell’etichetta, passando per la valorizzazione di esperienze uniche e indimenticabili, che stimolino positivamente tutti i nostri sensi, che puntino sui target in crescita come i Millennials, da proporre sia di persona, sia attraverso i canali virtuali. Il tutto nell’ottica di un customer engagement coerente con la visione aziendale, ma traslato sui bisogni del cliente target.

Sono questi i temi che hanno caratterizzato la quarta edizione di Italian Taste Summit, che ha contato centinaia di incontri B2B, degustazioni per la stampa estera, per quella italiana e per gli operatori. Un evento che ha evidenziato l’importanza delle piccole e medie imprese vitivinicole, il cui ruolo è fondamentale non solo per la tutela e valorizzazione del patrimonio enologico italiano, ma anche per la sua crescita a livello internazionale.

Proprio per sottolineare questo aspetto, tra le novità di questa edizione c’è stato il Premio Nobili Terrae, nato per valorizzare l’impegno delle cantine nella difesa e nel recupero dei vitigni autoctoni, autentici ambasciatori dell’identità territoriale italiana. Il riconoscimento è andata alla cantina Ronco Margherita, azienda vitivinicola di Pinzano al Tagliamento (Pordenone).