Ricette mai eccessive sempre ben delineate nei sapori e capaci di appagare anche i palati più esigenti
È difficile provare a sintetizzare quelle esperienze che riescono a rendere l’enogastronomia e la ristorazione l’immediato riflesso dell’emotività di un ragazzo e di un cuoco. È difficile provare a descrivere altrimenti i ricordi del piacevole incontro con la cucina di Carlo Andrea Pantaleo, una cucina che semplicemente “è”.
È l’animo di un giovane dalla grande passione, è la nettezza di uno stile ancora non “contaminato” dalle tendenze culinarie degli ultimi anni, è la tecnica che quasi nasce spontaneamente quando il lavoro è inteso e vissuto come “puro” piacere, uno stare bene per allietare il cliente. Piatti espressivi dell’indole di Carlo Andrea, nei quali si ritrova quel suo animo “gentile” e puro, e nei quali si legge il percorso di un ragazzo talentuoso.
Classe ’92, termina l’Alberghiero Olivetti di Monza per mettersi subito alla prova tra i fornelli di Villa del Quar (5 stelle Lusso), seguendo le direttive di Filippo Gozzoli e Gennaro Vitto. Maestri per lui importanti, dai quali apprende conoscenza e consapevolezza dello stare nelle retrovie di un ristorante, della materia prima, dell’essere parte di una brigata.
Dopo una breve esperienza presso la “Galleria Meravigli” a Milano, si sposta a Pavia e poi definitivamente a Gorgonzola presso il locale di famiglia (Via Milano 37). Un locale “suo” latu sensu, un locale in cui può esprimersi appieno dando libero spago alla vena creativa innata che guida una mano capace, sensibile, dalla quale nascono preparazioni di essenza, incentrate sulla materia prima.
Ed è proprio dalla ricerca dell’ingrediente che inizia la genesi delle sue ricette, mai eccessive, sempre ben delineate nei sapori e capaci di appagare anche i palati più esigenti. Si susseguono, allora, portate ben pensate negli accostamenti calibrati da una mano felice e da un amore così presente che non si fatica a rintracciarlo in ciascun boccone.
Al termine, si abbandona il ristorante consapevoli e felici di aver assaggiato gustose porzioni del “cuore” di Carlo Andrea, condite a volte da briosi eccessi di gioventù.
Manuela Mancino