Nel mese delle anteprime, l’evento che sintetizza la vitivinicoltura d’eccellenza toscana

Il titolo porta ad equivocare. Sembrerebbe annunciare un articolo dove, come in un riassunto, si sintetizzano i contenuti, gli assaggi insomma si riespone brevemente ed in maniera efficace l’intero evento. Niente di tutto questo.

La chiave di lettura del titolo è un’altra e il termine “riassunto”  assume un più grande respiro.  Ė la conseguenza di una “riflessione”, semplice ed evidente che porta alla stessa manifestazione maggior lustro.

Febbraio è stato, come sempre avviene da diversi anni, il mese delle Anteprime in Toscana. Il mese dell’Anteprima della Vernaccia di San Gimignano, del Chianti, del Rosso e Nobile di Montepulciano, del Chianti Collection e ultimo in ordine di data del Benvenuto Brunello unitamente alla presentazione dell’ultima vendemmia in commercio del Rosso di Montalcino. Appuntamenti che hanno impegnato le Aziende, la stampa, gli addetti alla commercializzazione, i ristoratori, i sommeliers, gli appassionati. Insomma tantissime persone del Mondo del Vino.

Terre di Toscana viene al termine di questi percorsi e si pone come un “riassunto” di tutto. “L’evento di riferimento assoluto per il vino toscano”. Ovvero il Riassunto dell’eccellenza di questa terra.

“Centotrenta produttori presenti a testimoniare l’unicità della manifestazione. Una vitivinicoltura d’autore che non ha mai conosciuto appannamenti di fama”

Gli intendimenti degli organizzatori, l’Acquabuona (rivista enogastronomica on-line), non sono mutati nelle sette edizioni. Un progetto ambizioso che averlo definito irragionevole nell’ormai lontano 2008 era dire poco. Ricordo quell’edizione svolta in altra sede ma sempre a Lido di Camaiore. Tutti increduli, scettici, dubbiosi e motivi per esserlo c’erano, eccome. Basti pensare “il proporre” una manifestazione di vini rossi in una terra caratterizzata dal fortissimo consumo di vini bianchi e spumanti (per inciso tutti gli avvenimenti proposti per promuovere i vini bianchi e gli spumanti sono miseramente falliti: singolarità, paradosso). Proporla di Marzo dopo le “anteprime” sopra ricordate e a ridosso del Vinitaly, non poteva che essere una “sfida”. Riuscire nell’intento di coinvolgere le “eccellenze”( e che produttori!) e metterle dietro a banchi tutti uguali senza alcuna preferenza seguendo la logica “naturale” dell’ordine alfabetico, “una provocazione”.

Stupore, incredulità, sbigottimento al momento della conoscenza dei dati delle presenze non solo degli operatori e addetti ai lavori ma soprattutto della folla dei Wine Lover e dei neofiti giunti da tutta la Toscana e regioni vicine alla Versilia quali la Liguria e l’Emilia.

Terre di Toscana: il RiassuntoAnno dopo anno la crescita con il cambio della sede (l’Una Hotel modulare e più funzionale) e ultimamente l’aver aggiunto in parallelo Golosizia, lezioni di palato.  Un’altra mossa vincente che ha portato numerosissimi visitatori ad assistere a Show Cooking di straordinaria bellezza. Adesso la consapevolezza di essere diventata Grande. Terre di Toscana, l’eccellenza nel bicchiere, a tu per tu con l’intimità del vino. Il Riassunto della vitivinicoltura toscana.

La mia partecipazione a questa settima edizione è stata volutamente selettiva. Alla ricerca del nuovo che avanza, dei progetti ormai divenuti certezze, di quelle scelte che alcune Aziende hanno osato prendere  tra lo scetticismo e diffidenza comune. Ed allora assaggiare le produzioni di Pinot Nero, Syrah, Petit Verdot, Tempranillo, tutti in purezza, diventa un momento di ponderazione, ragionamento e valutazione. La Toscana che non ti aspetti, la terra del Sangiovese che ospita e da spazio a vitigni diversi, in verità presenti da molto tempo (alcuni oltre cento anni) ma utilizzati sempre nei blend. Insomma il fenomeno “Sassicaia” che si ripete come principio di una sbalorditiva rivoluzione.

Amerighi Stefano il Syrah di Cortona che definirlo stupefacente è dir poco;

Beconcini Pietro custode di un inedito Tempranillo sorprendente, con un bagaglio olfattivo articolato e una persistenza durevole;

Castello di Potentino ovvero il Pinot Nero dell’Amiata che ti conquista per la sua unicità. Certamente diverso dallo stereotipo altoatesino ma dotato di rarità;

Suisassi 2010 dell’Azienda Duemani il Syrah baciato dal vento marino, diverso;

Kappa Syrah 2011 ancora diversità e piacevolezza non comune;

Il Rio che insieme a Podere Fortuna, Podere Còncori e Podere Santa Felicita rappresentano “L’Associazione dei Pinot Neri di Montagna”, una realtà nata da un progetto comune ed oggi acclamate verità;

e poi l’assaggio delle certezze, le eccellenze che non tradiscono mai e che non puoi fare a meno di “sorseggiare” per raccontare, descrivere, favoleggiare.

Bolgheri Sassicaia 2010 il vino “che sarà”. “Quando un vino è grande si comporta da grande sempre” ;

Ornellaia 2010 un vero cavallo di razza. Intriganti profumi e ritorni aromatici incredibili. Il vero carattere bolgherese ;

Cajarossa 2009 Un piccolo lembo di Francia a Riparbella. Carattere e intensità bordolese;

I Luoghi la conferma, anno dopo anno, di quella piacevole giovane realtà che alcuni anni fa sorprese tutti quanti;

Podere Il Carnasciale con i suoi Caberlot 2009 e 2010: il più “chiacchierato”. Sicuramente vini da invecchiamento; ci sono tutte le premesse.

Tenuta di Trinoro 2011 di raro fascino curato nei minimi dettagli. Olfatto ampio, tannini fini: spiccata personalità.

Lasciatemi passare una debolezza. L’assaggio di un Chianti vendemmia 1970 dell’Azienda Badia a Coltibuono: sacrilego, peccaminoso. Chapeau!

 

Urano Cupisti