A Siena un viaggio in undici calici di Sangiovese.
Siena la location giusta per incontrarci, parlare, disquisire, ragionare, dibattere intorno a questo “grande” vitigno, orgoglio italiano.
L’evento altrettanto: Sangiovese Purosangue andato in scena nei primi giorni del mese di novembre. Una ricognizione sui Sangiovesi presenti nelle aree vitate di tutto il mondo raccontate con abile maestria e conoscenza dal collega Roberto Lepori.
Ne è uscita una ulteriore conoscenza straordinaria, sotto certi aspetti incredibile e inaspettata, che consegna questo vitigno alla Storia vitivinicola mondiale.
Noi toscani lo abbiamo sempre considerato nostro, discendente di quel Sanguis Jovis etrusco. Anzi lo abbiamo sempre considerato “autoctono” e guai a chi ce lo tocca pur sapendo che le radici affondano di qua e di là della dorsale appenninica centrale.
Umbria, Marche e Romagna a loro volta ne rivendicano la paternità. Una cosa è certa: là dove il Sangiovese si esprime al meglio si caratterizza con risultati diversi assumendo il suo vero ruolo e significato d’appartenenza. Non più autoctono ma locale.

E allora si riescono a capire anche le evoluzioni “diverse” come il Prugnolo Gentile di Montepulciano, il Sangiovese Grosso del Brunello di Montalcino, il Sangioveto dell’Isola d’Elba, il Morellino di Scansano e il Sangiovese di Forlì. Nel ventesimo secolo, solo sul territorio nazionale, si sono registrati più di cinquanta biotipi di Sangiovese. Ancor di più le evoluzioni fuori dei confini nazionali.
Da tutto questo ne consegue la difficoltà nel tratteggiare caratteristiche comuni nel Vino Sangiovese. Non solo per le vinificazioni diverse ma per i terroir diversi. E l’esperienza maturata durante il Seminario senese ha messo ancor di più in risalto le differenze legate alle provenienze dei vini.
Qualcuno dei presenti ha affermato che bisognava prendere come riferimento il Sangiovese del territorio del Chianti Classico e “giudicare” gli altri attraverso questo parametro. Approccio sbagliato e penalizzante. Molti, come il sottoscritto, hanno giudicato i campioni “stranieri” sulla base di una analisi sensoriale che tenesse conto del terroir di provenienza.
Il Sangiovese straniero
Vinarija Krgovic Sangiovese Rosé 2018, sangiovese al 75% e lambrusco-montepulciano al 25% Montenegro

Un rosé dal colore provenzale, gradevole all’olfatto non perfettamente equilibrato al palato. Persistenza media. Buono, voto 85/100
Villaseñor Kenos Reserva 2018 Sangiovese 100% Cile
Vigneti a 500 metri su terreni vulcanici. Passaggio in barriques per sei mesi. Molto giovane, al momento Buono, voto 86/100
Villaseñor Kenos Reserva 2014 Sangiovese 100% Cile
La vendemmia 2014 non è sembrata particolarmente felice nemmeno in Cile. Pur con cinque anni di affinamento in bottiglia questo sangiovese cileno si è presentato squilibrato. Buono, voto 86/100
Viña de Escorial 2018 Panquehue, Sangiovese 100%, valle del Aconcagua Cile
Zona Valparaiso, terreni alluvionali, una buona annata meritevole di menzione da uve sangiovese decisamente cilene. Ottimo, voto 87/100

Viña de Escorial 2017 Panquehue, Sangiovese 100%, valle del Aconcagua Cile
Un anno di bottiglia ha giovato a questo vino molto particolare fuori da tutti gli stereotipi di Sangiovese conosciuti. Ottimo, voto 87/100
Satera Kacha Valley 2016 Crimea Russia Sangiovese 100%
Sicuramente la Star della degustazione. Un gran bel vino a testimoniare una viticoltura nettamente in ripresa verso l’eccellenza. Un Sangiovese di Crimea totalmente diverso dal nostro toscano ma pur sempre un gran bel vino. Da terreni ciottolosi affina in barriques per 24 mesi. Il mio interrogativo durante l’assaggio: quanto durerà nel tempo? Tanto per capirci: il prezzo attuale è sui € 35/40. Eccellente, voto 91/100
Bovin Sangiovese 100% Macedonia

Prodotto da una azienda che attualmente si attesta su di una produzione totale, con 48 etichette, di ben 1.500.000 bottiglie annue. Il mio giudizio su questo Sangiovese? Un buon vino da pasto e niente più. Buono 84/100
Idiom 2015 Bottega Family. Blend con il 33% di Sangiovese. Stellenbosch Sud Africa
Percorso di vinificazione tutta in legno. Questa vendemmia ha già raggiunto la piena maturazione. Vino dove il Sangiovese “non marca”. Nell’insieme raggiunge l’ottimo ma non entusiasma. Voto 88/100
Idiom 2003 Bottega Family. Blend con il 33% di Sangiovese. StellenboschSud Africa
L’affinamento di 16 anni in bottiglia non ci guadagna: Anzi ci perde. Buono, voto 86/100
Teano 2017 Dalla Cia. Blend di Sangiovese 80% e Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc, Petit verdot al 20%.Stellenbosch Sud Africa
La presenza italiana in Sud Africa. Il Teano è conosciuto anche da noi e rappresenta quei vini che definirei “pacioni”, fatti bene, così come un certo mercato richiede. Ma a mio avviso “senza anima”. Premio la fattura del vino con un ottimo, voto 88/100
Antica 2017 Sangiovese della Napa Valley. California (Usa).
Dal primo approccio capisci la visione “americana” del vino. Enologo Cotarella, proprietario Antinori. Insieme ad un 5% di Malbec. Ottimo, voto 87/100
Da questi assaggi ho capito quanto sia lunga e appassionante la Storia del Sangiovese nel mondo. Da quel Sanguis Jovis di etrusca memoria fino alla diffusione in ogni luogo vitivinicolo del globo. E tutti a rivendicarne la paternità usando la lingua della differenza. Chapeau!
Urano Cupisti