Meglio dire il vignaiolo ingegnere. Perché Samuele Bianchi lo è.
Ho conosciuto Samuele della Azienda Agricola Il Calamaio alcuni anni orsono. L’occasione la presentazione del suo primo vino. 12, 13 anni fa? Come passa il tempo.
Ritrovo Samuele in questi giorni alle prese con l’invadente peronospora, con il clima umido e il poco vento a “pulire le vigne”.
“Urano credimi non c’è un attimo di tregua”. Mi parla mentre mostra le foglie con l’evidente attacco.
“Facile per chi opera in conduzione convenzionale. Difficile, estremamente difficile per chi crede fermamente che il biologico sia l’unica strada percorribile per il futuro dei nostri figli.”

Tanto lavoro e molta passione. Gli chiedo: Perché produrre vino, perché proprio qui a San Macario di Lucca?
“Sono di origini contadine, la terra è nel mio dna. Credo fermamente che i vini debbano essere lo specchio delle persone che li producono. Qui a San Macario ho trovato questa proprietà dismessa da tempo e piano piano, con l’aiuto di mio padre, il contadino vero, l’ho riportata a nuova vita. La terra, l’aria e tanto sudore sono stati gli elementi della rinascita”.
Percorriamo parte di filari di Sangiovese “lucchese” (così ama descriverlo) che scendono verso la piana. E nel frattempo mi indica le altre 7 vigne tutte intorno per un totale di 2 ettari vitati. Alla vista si capisce il lavoro svolto: terrazzamenti a causa della forte pendenza che riducono di fatto l’area vitata a 12.000 metri. La produzione in bottiglie si attesta intorno alle 8.000 annue
La cantina “nuova” del Calamaio è stata costruita semi interrata di fronte a quello che nei futuri progetti diventerà “accoglienza” con camere, sala degustazione e wine shop. “Chissà quando”.
Cantina semplice, impostata per lavorarci, funzionale. Vinificazioni tradizionali, uso del legno molto ragionato. Ma attenzione: vini non scontati né prevedibili, legati alla vendemmia, differenti di anno in anno.
Recupero di vigne vecchie (30/40 anni) ma anche nuovi tentativi di allevamento: Merlot, Chardonnay e Petit Manseng, quest’ultimo una vera e propria scommessa. E per il futuro? L’inizio in un assaggio “segreto”.
GLI ASSAGGI
Mi’ele Rosé 2017. Sangiovese 100% in onore al padre Michele. Vino robusto, dal solido radicamento territoriale. Di quei vini che messi al centro del tavolo finiscono in un batter d’occhio. Buono, voto 86/100
Soffio 2017. 60% Chardonnay e 40% Petit Manseng.
Note aziendali. Terreno: Argilla, limo e sabbia. Vigneto: Esposizione EST. Età: 6 anni. Forma d’allevamento: guyot. Affinamento: Acciaio per 6/7 mesi sur lies con continui batonnages . Malolattica fatta.
Le mie considerazioni. Vino molto dinamico che al palato mostra uno slancio che stimola la beva. Ottimo, voto 88/100
Poiana 2015 Sangiovese “lucchese” 100%.
Note aziendali. Età: vigne di 10 anni. Forma d’allevamento: cordone speronato. 3 vendemmie separate. Affinamento: Parte in acciaio e parte in legni piccoli per 8 mesi e in bottiglia per 4 mesi.
Le mie considerazioni. Le selezioni alla vendemmia portano in questo vino il meglio del Sangiovese. Vola come una Pojana in cerca di veri intenditori. Una delizia. Ottimo, voto 89/100
Antenato 2016. Bonamico 60%, Colorino, Barsaglina, Mazzesa, Sangiovese e Merlot 40% (in questa percentuale anche altri vitigni difficilmente classificabili). Le vecchie vigne recuperate. Il nome del vino ne è garanzia. Vinificazione tutto in acciaio.
Le mie considerazioni. Profilo austero come si conviene ad un antenato. Ben strutturato con finale lungo e sapido. Ottimo, voto 88/100
Ho assaggiato altri campioni di botte: i vini del Calamaio che verranno in particolare quello tenuto in una piccola vasca di acciaio che al momento passa per l’Innominabile. Ed è giusto così perché deve crescere molto.
“Dal 2003 quello che trovate nei nostri vini è il nostro lavoro, la nostra passione.” Parola di Samuele Bianchi, l’ingegnere de Il Calamaio. Chapeau!
Urano Cupisti
Assaggi effettuati il13/06/2018
Azienda Agricola Il Calamaio
Via di San Macario
San Macario-Lucca