Per chi proviene da nord, dopo aver lasciato la città di Valence ed attraversato circa 50 chilometri di “nulla”, si trova subito immerso nelle dolci e ondulate colline con alture dei Coteaux du Tricastin.

Côtes du Vivarais, Rhône Village, Rasteau, Gigondas, Beaumes-de-Venise, Vacqueyras, Lirac, Tavel, i più lontani Côtes du Ventoux e Côtes du Lubéron. Quest’ultimo reso celebre perché teatro delle riprese del film “Un’ottima annata”.

Tutti distretti vinicoli che formano la  Côte du Rhône meridionale, dal nulla a nord, a la Provence a est, alla Languedoc a sud e ovest.

Non ho dimenticato il distretto più conosciuto, Châteauneuf-du-Pape. Volutamente ricordato per ultimo perché ricopre un’area dove s’incontrano tra loro il tipico paesaggio del sud della Francia con i pini e gli oliveti, i profumi di lavanda, timo e rosmarino nel vento tiepido del Mediterraneo: il cuore del distretto.

Ad onor di cronaca, durante la mia visita da quelle parti nel mese di marzo, trovai non solo vento tiepido del Mediterraneo ma anche forte vento da nord, il Mistral, che condiziona tutto il paesaggio e la vita quotidiana. Per questo si vedono ovunque frangivento fatto da canne a difesa dei vigneti.

Non si può capire l’area vinicola di Châteauneuf-du-Pape se non dedichiamo attenzione al suolo.

Terreni ricoperti da ciottoli tondeggianti che nascondono un sottosuolo calcareo particolarmente amato dal Syrah e dall’altro vitigno maggiormente allevato che è il Grenache sia nella versione rouge che blanc. E a sostegno di questi due ecco la presenza dei rossi Morvedre, Muscardin, Vaccarèse, Counoise, Cisault, Carignan, Terret Noir, Picardin e i bianchi Roussane, Picpoul, Clairette, Bourbolenc e Muscat à Petits Grains. Dimenticandone altri autoctoni usati raramente.

È bene ricordare che il disciplinare dell’Aoc prevede l’utilizzo di ben 13 vitigni tra quelli sopra citati. Lo Château de Beaucastel usa tutti i tredici previsti.

Ero atteso da Patrick Brunel, uno dei proprietari dello Château de la Gardine.

“Essere enologo significa essere paziente, leale”. La filosofia dei suoi vini.

Lo Château de la Gardine è il frutto di un incontro tra un uomo, Gaston Brunel, famoso mercante che nel 1945 acquistò lo Château e il territorio di Châteauneuf-du-Pape. Il tutto tramandato di generazione in generazione.

Oggi è una delle realtà più importanti del distretto, facente parte di un progetto da anni in corso, che ha portato a diversificare le produzioni.

Brunel Père et Fils, dove trovano posto lo Château de la Gardine, lo Château Saint-Roch  dal 1998 situato nell’appellation Lirac e Brunel de la Gardine di recente costituzione creata per l’evoluzione della gamma di vini verso altre appellation della vallée du Rhône.

Ma la mia visita, effettuata nel marzo scorso, è stata preparata per conoscere l’esperienza, la cultura che ruotano intorno ai terreni da dove nasce il vino Château de la Gardine. Capire i fattori della complessità, le selezioni eseguite in fase di vendemmia delle uve provenienti dai diversi vitigni allevati e le vinificazioni eseguite per ottenere quel “matrimonio” dal risultato omogeneo con la coesione degli aromi tipici della Côte du Rhône meridionale.

Gli assaggi

Come sempre è stato l’assaggio a parlare, spiegare. Le emozioni che trasmettono i sorsi sono sempre il miglior biglietto da visita di una azienda.

Château de la Gardine Tradition  Blanc 2016. Roussanne 50%, Grenache blanc 20%, Clairette 20%, Bourbolenc 10%. Vitigni posti verso l’est con eccellente mineralità. Vinificazione tradizionale in inox 70% e barriques 30%. Affinamento in barriques.

Le mie considerazioni. Un’eccellente bianco che convince con la sua nota finale salina. Vitalità acida in equilibrio con le “morbidezze” avvolte nei lievi sentori delle barriques. Eccellente, voto 92/100

Château de la Gardine Génération Marie-Léoncie 2015. Roussanne 90%, Clairette 10%. Tutto il percorso in legno (barriques).

Le mie considerazioni. Di fronte a questo bianco non c’è altro che inchinare il capo e gridare chapeau! Questo è un vino che fa felice qualsiasi persona che lo beve. Slanciata articolazione olfattiva e gustativa. Eccellente, voto 94/100.

Château de la Gardine Cuvée Tradition. Grenache rouge 65%, Mourvèdre 15%, Syrah 15%, Muscardin 5%. Fermentazioni separate e affinamento per 14 mesi in barriques.

Le mie considerazioni. Affascinante insieme di frutta e spezie con un lavoro di cesello nella cura del gustativo. Eccellente, voto 90/100

Château de la Gardine Cuvée Tradition 2011. Grenache rouge 65%, Mourvèdre 15%, Syrah 15%, Muscardin 5%.

Le mie considerazioni. L’evoluzione. Semplicemente fantastico, emozione allo stato puro. Eccellente, voto 95/100

Château de la Gardine Génération Gaston-Philippe 2015. Il Cru. 1/3 di Grenache, 1/3 di Syrah, 1/3 di Mourvèdre. Da vitigni del 1925. Affinamento solo in barriques nuove. Cosa sarà questa vendemmia tra 10 anni? Comprarla e dimenticarla in cantina. La descrizione sta tutta nel mio giudizio finale. Eccellente, voto 96/100.

Ed infine l’Immortale 2015, altro Cru aziendale. Stesso mix di uve del precedente ma vinificato con metodo ancestrale. Lo Château dichiara un potenziale d’invecchiamento che supera i 15 anni. Credo che il rovere nuovo appena avrà un po’ mollato permetterà lo slancio di questo vino verso “l’immortalità”. Eccellente, voto 96/100.

Due cenni sulla forma della bottiglia “tipica” de la Gardine.

Oggi è un cult e rappresenta l’inconfondibile immagine dello Château.

Non è nata per caso ma dal ritrovamento, da parte di Gaston Brunel, di una bottiglia simile durante gli scavi per l’allargamento della cantina. Piacque subito la forma bislacca.

Fu una vetreria italiana a produrre le prime bottiglie così speciali tanto da permettere l’imbottigliamento di  Château de la Gardine nel 1964. Chapeau!

Urano Cupisti

Assaggio effettuato nel marzo 2018

 

Château de la Gardine

Route de Roquemaure

Châteauneuf-du-Pape

Tel:  049 0837320

www.bpf-brunel.com

commande@bpf-brunel.com