Altemasi, la tradizione in viaggio nel tempo

La linea di eccellenza degli spumanti nati dal procedimento enologico del Metodo Classico, rifermentazione in bottiglia, della Cavit.

Altemasi Trento Doc. Non a caso le due “o” in grassetto. Andrea Colombini ci fa notare il loro significato:”Il Marchio Trento Doc evidenzia una delle caratteristiche principali del Metodo Classico: il Remuage, rappresentato dalle due ”O” contenute nel marchio, costituite da un disegno che evoca il movimento rotatorio”. Crederci è un obbligo.

Un dato è molto significativo: la D.O.C. Trento Metodo Classico è stata la 1° in Italia e la 2° nel mondo dopo lo Champagne!

La cantina Altemasi, completamente isolata dal resto della Cavit, è impressionante. Inaugurata nel 1993 (ha già ben 13 anni) è davvero unica, avveniristica. Una unica struttura di elevatissimo livello tecnologico e, allo stesso tempo, di grande funzionalità. Disposta su 4 livelli.

Partendo dal basso, dal piano interrato, si ha l’area destinata alla maturazione. Salendo di un piano ci troviamo immersi in un mare di purpitre (remuage a mano) e salendo ancora arriviamo alle aree destinate alle linee di imbottigliamento, confezionamento e stoccaggio. La tradizione in un viaggio nel tempo.

Da non dimenticare, in una zona adiacente, le autoclavi per la produzione dello spumante metodo Charmat, in particolare il Sanvigilio da uve moscato e il Müller-Thurgau da quest’anno anche in versione millesimato.

Raggiungiamo la bellissima sala degustazione. Che abbiano inizio le “danze” avrebbe detto a questo punto il cerimoniere. E le danze dei vini nei calici iniziano con lo sfavillio del perlage di due Altemasi:

Altemasi Pas Dosé 2008. 40% Pinot Noir e 60% Chardonnay. 78 mesi sui lieviti. Dorato luminoso. Potente e subito minerale. Pieno, dal sottile perlage, molto persistente. Ad un passo dalla piena eccellenza. Voto 89/100.

Altemasi Riserva Gral 2008. 30% Pinot Noir e 70% Chardonnay. 78 mesi sui lieviti. Che fosse il fiore all’occhiello dell’intera produzione era a nostra conoscenza ancor prima di varcare la soglia della Cantina Altemasi e, diciamoci la verità, il desiderio nascosto della degustazione. Riassaggiarlo è stato il riscoprire un prodotto di altissimo livello, di grande stoffa ed eleganza. Effervescenza continua e finissima. Al naso la boulangerie mista alla patisserie con tostature e tanta mineralità. Al palato una trama acido-sapida che è l’anima di tutto l’assaggio. Chapeau! Voto 93/100.

Appagati ma non sazi. Le danze dei vini nei calici continuano con gli assaggi di tre Masi, i Cru legati ad un territorio vocato:

Maso Torosella, Cuvée Vigneti delle Dolomiti Igt 2014. Zona vigneti nella zona del Lago Toblino vicino al Garda. Una cuvée di Sauvignon Blanc (in prevalenza), Chardonnay, Gewürztraminer e Riesling. Gran bel naso per questo “Maso”elegante e potente allo stesso tempo. Al palato freschezza e sapidità molto sottile. Lunga persistenza. Vino da grandi numeri? Ma che “balle”. Vino eccellente. Voto 90/100

Masi Trentini Pinot Nero Trentino Superiore Doc 2011. Zona vigneti la fascia collinare intorno a Trento e alle pendici del Monte Balbo. Rubino tendente al granato trasparente. Caratterestiche le note di ribes rosso di pepe bianco e varie speziature. Al palato tannini fini e dolci a bilanciare le morbidezze fruttate. Voto 89/100

Come non finire con il Re del territorio vitato trentino, anzi l’Imperatore della piana Rotaliana: il Teroldego

Maso Cervara Teroldego Rotaliano Superiore Doc Riserva 2011. Dal Campo Rotaliano nel Comune di Mezzolombardo. Teroldego 100%. Rubino scuro, intenso, impenetrabile. Nel calice eleganza copiosa. Al naso sentori “rossi” di visciole, more, frutti di bosco che aprono ad una complessità speziata. Al palato denso, ricco e cremoso. Tannini fini e molto persistente. Un Teroldego eccellente che ripercorre al palato l’olfatto. Voto 90/100

È il momento dei saluti. Andrea Colombini, il validissimo giovane accompagnatore che ci ha presentato Cavit molto lontana dai “numeri” e vicina alle sensibilità dei suoi associati ci ricorda che “il trentino è una terra di antiche tradizioni e culture dove la presenza dell’uomo e le terrazze coltivate a vite si fondono con i maestosi paesaggi alpini.” E conclude con

“La vite produce grappoli sani solo se le radici e le altre parti della pianta svolgono il proprio ruolo”

CAVIT una visita nel futuro.

Urano Cupisti

 

Nella foto in alto: Il gruppo al lavoro