L’occasione ce la siamo concessa pochi giorni fa. Vinovagare in Valtellina. Un piccolo gruppo (sei persone) di “studiosi” del vino alla ricerca “delle radici del nebbiolo”.

Forse Tellina Vallis o Vallis Turrena o semplicemente derivante dal borgo Teglio, antico centro abitato che domina la media valle dell’Adda.

I ricorsi storici ancora navigano nelle incertezze delle date. Una cosa è certa: al di là della derivazione del nome, delle letture storiche e vari studi a noi, intrepidi curiosi enoici, serviva un’occasione di approfondimento organico.

Come ci siamo mossi? Quali criteri abbiamo seguito?

Prima della partenza aumento della conoscenza specifica in Geografia e Storia.

Geograficamente parlando la Valtellina ha una posizione orizzontale (se preferite parallelica) che in Italia condivide con la Val d’Aosta. È racchiusa tra montagne altissime; a Nord le Alpi Retiche, a sud le Alpi Orobie. Lunga circa 120 km è percorsa dal fiume Adda che nasce dalla Valle di Cancano e termina il suo primo percorso come immissario nel Lago Lario (Lago di Como).

I terreni della valle, partendo dal Lago e risalendo il fiume, dopo aver lasciato il Pian di Spagna, vasto pianoro un tempo paludoso ed oggi quasi del tutto bonificato, nella quasi totalità è principalmente sabbioso dovuto allo sfaldamento delle rocce granitiche. Non vi è mai ristagno d’acqua e specificatamente per l’allevamento della vite evita lo stress delle stesse spingendo le radici fino a 5/6 metri di profondità alla ricerca dell’acqua necessaria per la sopravvivenza.

Per la Storia è interessante iniziare la conoscenza degli eventi accaduti  dalla dominazione dei Grigioni (1512-1797).

Guerre continue tra cattolici e protestanti (i Grigioni). Quest’ultimi in nome della fede, di fatto, erano desiderosi di annettere la fertile Valtellina per alleviare  la povertà diffusa tra la propria gente.

Viticoltura eroica

E, politicamente e strategicamente,  escludere la Valle “dall’antica rete relazionale con le terre cattoliche della Lombardia”.

Per noi amanti del cibo e vino il periodo dei Grigioni ha rappresentato l’evoluzione della Valle nel nascente settore agro-alimentare. Fu di quel periodo l’arrivo del grano saraceno originario dell’Asia Minore e tuttora utilizzato nella cucina locale (leggi Pizzoccheri). Fu di quel periodo l’inizio dei terrazzamenti per la coltivazione dell’uva. Fu di quel periodo la commercializzazione del vino in particolare al di là del passo del Bernina.

Finita la dominazione dei Grigioni l’intera area vitivinicola registrava ben 1.700 ettari di terrazzamenti e circa 4.000 ettari in fondo valle. Oggi, in fondovalle, si coltivano solo meleti preferendo i terrazzamenti per la vite. Non più quantità ma qualità.

Questo il bagaglio storico-geografico che ci siamo portati dietro nel nostro vinovagare in Valtellina per non andare agli appuntamenti con i produttori per così dire “digiuni”.

La scelta delle aziende non è stata casuale: ci siamo fidati delle nostre esperienze maturate nelle Manifestazioni ed Eventi nel corso degli anni, raccogliendo le varie sensibilità critiche di ognuno di noi. Negli zaini i risultati di viaggi d’assaggio, degustazioni tecniche e mirate, banchi conviviali.

E via alla conoscenza delle sottozone di produzione: Maroggia, Sassella, Grumello, Inferno e la più estesa Valgella. Non solo.

La conoscenza dei tipi di allevamento, il perché dei sistemi a “rittochino”, da Nord a Sud sulla linea di massima pendenza, il perché del giropoggio consistente nel disporre il filare in senso orizzontale e dotarlo di pali chiamati chiave di violino per meglio operare in vigna (idea di Domenico Triacca, brevetto Bortolussi-Triacca).

Pali a chiave di violino ((endstart photowtmk)

Discorso a parte lo Sfursat. Appassimento delle uve nei “fruttai” prima della vinificazione per ottenere un vino di notevole struttura, tenore alcolico e grande morbidezza.

Mi raccomando non dite “simile all’amarone”. La risposta sarà: la primogenitura è dello Sfursat, carta canta e villan dorme, non scherziamo.

La conoscenza dei vitigni.

Nebbiolo (clone chiavennasca) nella quasi totalità degli insediamenti viticoli. 90%

Rossola Nera (presenza infinitesimale)

Pignola Valtellinese

Fortana

Le visite programmate

La Perla di Marco Triacca a Teglio dove abbiamo registrato precisione e misura di espressione territoriale con stili accattivanti e immediatamente accessibili. Notevoli gli spumanti ottenuti da Pignola valtellinese.

Azienda agricola Sandro Fay a San Giacomo di Teglio; vini di ammirevole costanza qualitativa, finezza tannica nonché dall’indiscusso solido radicamento territoriale.

Cantina Nino Negri a Chiuro, il culto del nebbiolo in Valtellina da oltre cent’anni. Stoffa e struttura  in uno stile severo. Vini pensati e prodotti per sfidare i decenni.

Mamete Prevostini. Un discorso a parte. Vigneti nella zona centrale della Valtellina con il cuore nella Valchiavenna, nel suo Crotto (di cui parlerò in seguito), nella vigna del Palazzo Vertemate e del suo Passito.

In conclusione, rimandando agli approfondimenti aziendali specifici successivi, come è stato questo viaggio in Valtellina? Eccezionale!

E i suoi vini? Eccezionali!

E le vigne, cantine, produttori? Tutto Eccezionale!

Ma in che senso?

Quando l’entusiasmo nell’immediato dopo-viaggio lascia spazio alla riflessione e interpretazione degli avvenimenti, ecco la vera risposta, riformulata nel suo essere: la Valtellina è terra di eccezioni! Chapeau!    

Urano Cupisti