Un evento che non si pone come specificamente riservato agli addetti ai lavori veri, presunti e acquisiti allarga il pubblico potenziale, e naturalmente trasforma la manifestazione in ciò che dovrebbe essere, ovvero un’occasione di divertimento e gratificazione

Chi Vi scrive, causa indefesso lavoro su le sudate carte, non ha avuto la possibilità di recarsi in quel di Firenze a Calici Sotto l’Albero, la manifestazione organizzata lo scorso sabato 3 dicembre dagli amici sommelier Sauro Brandini e Giovanni Torraca. Me ne è dispiaciuto assai, che certamente avrei avuto l’opportunità di assaggiare etichette di ottimo livello, interagendo e confrontandomi con i loro appassionati produttori. Più ancora, mi sembra che questo evento per più di un aspetto possa considerarsi un Bignami di scelte intelligenti che concorrono al successo complessivo di una degustazione; e che, di conseguenza, dovrebbe essere adeguatamente meditato e preso ad esempio.

Questi, a parere del sottoscritto, gli atout della manifestazione:

1) Unicità: Sauro e Gianni sono riusciti a individuare una collocazione temporale al riparo da altri eventi in concomitanza, tanto più quando i potenziali utenti, anche quelli non specializzati, si interessano al vino programmando gli acquisti per il periodo delle feste. Inevitabilmente, quando nello stesso fine settimana convergono anche 5-6 appuntamenti dove sussiste la possibilità di degustare (ed è successo!), il pubblico potenziale si frammenta. Evitare le sovrapposizioni, se non fondamentale, è certamente quanto mai utile per il successo di una manifestazione. Dando per scontato che tutti gli eventi in tema, commerciali e istituzionali/tradizionali, siano utili per la promozione del comparto vino nel suo complesso, in un mondo perfetto un’incombenza da assegnare al neonato Consorzio dei Consorzi di Tutela toscani potrebbe essere il tentativo di evitare concomitanze che non sono utili a nessuno.

2) Raggiungibilità e accessibilità: collocazione in un albergo centralissimo di una città che rappresenta un bacino di utenza potenziale importante, facilmente raggiungibile con i mezzi pubblici, e con dovizia di parcheggi disponibili nelle vicinanze. Ticket di ingresso sapientemente mantenuto entro limiti che non allontanano anche coloro che magari potrebbero visitare un evento del genere per la prima volta per pura curiosità.

3) Varietà: campioni in degustazione provenienti da tutte le regioni d’Italia, anche di denominazioni e comprensori poco frequentati, comunque con una presenza toscana qualificata ma per lo più al di fuori dei soliti nomi. L’appassionato è sempre potenzialmente incuriosito dall’opportunità di confrontarsi con qualcosa di inusitato: Calici Sotto l’Albero lo consentiva.

4) Presenza dei produttori: con tutto il rispetto per i sommeliers addetti al servizio, è innegabile che la presenza fisica del produttore costituisca un elemento di interesse in più. Nei suoi primi approcci al mondo del vino, il sottoscritto fu affascinato dalla passione che taluni vignaioli riuscivano a trasmettere, l’amore per le cose fatte bene, l’orgoglio per il prodotto di fatiche di cui sono ben consapevoli. Si incontrano casi fortunati in cui queste emozioni sono trasfuse al degustatore “dall’altra parte del banco”. Inoltre, a prescindere, l’avventore più smaliziato ha l’occasione di confrontarsi, verificare le proprie sensazioni, collegarle a una caratteristica di terroir o a una pratica di vinificazione.

5) Opportunità di acquisto: perché non portarsi a casa una bottiglia che ha appena stupito per piacevolezza e rapporto qualità/prezzo? La ricerca “dell’affarone” può smuovere le masse, e fa il successo di mercatini di ogni forma e dimensione. Nel campo vinicolo trattasi di frontiera tuttora inesplorata: da questo punto di vista i cugini francesi hanno molto da insegnarci.

6) Gastronomia: la presenza di produttori di eccellenza anche del settore food consente di interrompere la lunga teoria degli assaggi, e di esaltare le caratteristiche di alcune referenze degustate con l’abbinamento. Tanto più che anche in questo caso si può assaggiare liberamente, e pure degustare.

7) Trasversalità: ovvero informalità. Un evento che non si pone come specificamente riservato agli addetti ai lavori veri, presunti e acquisiti allarga il pubblico potenziale, e naturalmente trasforma la manifestazione in ciò che dovrebbe essere, ovvero un’occasione di divertimento e gratificazione. Chi è interessato ad informarsi nello specifico e ad imparare è benvenuto, chi ha aspettative più ludiche anche, beninteso senza che con ciò debba essere tollerata l’intemperanza. I produttori e gli organizzatori intelligenti lo sanno, e quindi sanno anche come gestire i differenti tipi di avventori.

Mettiamo insieme le predette caratteristiche, ed è legittimo aspettarsi una degustazione di successo. Altro ancora può essere fatto (vedi una promozione capillare sui social media, oppure momenti di approfondimento con “laboratori del gusto” a tema), ma un minimo di pianificazione ed oculatezza nell’implementazione di un simile evento aperto al pubblico aumenta di molto le opportunità di successo. La speranza è poterne visitare sempre di più, ben allestiti come quello qui descritto. Per poter coltivare la propria passione ed imparare sempre di più. E divertirsi.

Riccardo Margheri