Lo Champagne sul podio di una corsa automobilistica è un momento liberatorio. È la catarsi dopo la tensione della competizione

Il vincitore sfoga il proprio entusiasmo, urla uno sberleffo al pericolo che ha corso. Una gioia contagiosa che il pubblico condivide, inneggiando felice sotto il palco, quasi deluso se non viene innaffiato. Molte bottiglie di magnifico Champagne (e altre bollicine, come vedremo) sono state consumate senza remore in questo rituale pagano, forse più ancora di quante, successivamente, verranno stappate per festeggiare.

Ma come è nata questa usanza? Come si è evoluta, quali gli episodi più curiosi? Sono storie, di uomini, corse, trionfi, politicamente corretto e marketing. Soprattutto marketing.

Infatti lo Champagne fa la sua comparsa sui podi della Formula 1 per ragioni pubblicitarie: il Gran Premio di Francia si svolgeva sul velocissimo circuito di Reims, e nel 1950 Paul Chandon Moët et Frédéric Chandon de Brailles, titolari della maison Moët & Chandon, donarono una Jéroboam (cioè una doppia Magnum) al vincitore Juan Manuel Fangio. L’omaggio fu assai gradito, ed il campionissimo argentino signorilmente la divise sul podio con gli italiani Farina e Fagioli, secondo e terzo. Così le cronache: in realtà una foto dell’epoca mostra Fangio che brinda da una normale bottiglia, ma tant’è… Innaffiare la folla festante peraltro non era ancora cosa: perché sprecare tutto quel ben di Dio?

Così passarono molti brindisi sul podio per arrivare all’effettivo, primo bagno di Champagne per il pubblico da parte del vincitore in trionfo. E’ la 24 Ore di Le Mans 1966: l’allampanato svizzero Jo Siffert vince l’ambita classifica dell’indice di prestazione, ovvero una graduatoria “compensata” che tiene conto delle effettive performance delle vetture. Leggenda vuole che gli capiti tra le mani una bottiglia improvvidamente (o volutamente?) agitata, e magari pure un poco calda…: la stappatura è maldestra, il tappo esplode, e il pubblico ai piedi del podio si ritrova inopinatamente innaffiato, ma sembra gradire l’incidente…

In realtà, l’episodio già si perde nelle nebbie del tempo. Il sito ufficiale del defunto campione svizzero sposta l’anno al 1967, e (forse agiograficamente) lo fa risalire a una specifica idea di Siffert. Comunque, più sicuramente appunto nel 1967 lo statunitense Dan Gurney celebrò l’unica vittoria tutta a stelle e strisce nella storia di Le Mans (auto, squadra, piloti tutti americani) con un deliberato bagno di Champagne. Era nata una tradizione che si diffuse velocissimamente alla Formula 1 e agli altri sports, e che continua, con più di un episodio singolare, fino a oggi.

Sin da allora, innumerevoli bottiglie sono state stappate, e altrettanti litri di Champagne versati sui podi di tutto il mondo, delle corse auto e non solo. Se siano stati sprecati può essere oggetto di discussione: è pure vero che le bollicine francesi sono il vino della festa, e le feste per la vittoria hanno caratterizzato. Ma nel 1991, in Francia, la famigerata legge Evin ha posto pesanti restrizioni alla pubblicità degli alcolici, anche indiretta. Nelle gare d’Oltralpe se non altro le etichette vengono pudicamente coperte, o peggio il rito eliminato: la tradizione era stata praticamente (e brutalmente) sradicata. Ma nel 1997, al Gran Premio di Francia a Magny Cours, il boss della Formula 1 Bernie Ecclestone mandò di sua sponte a comprare dello Champagne per un podio da troppo tempo orfano di bollicine. Una sorta di rito liberatorio, uno sberleffo alla normativa in essere che de facto ha ripristinato un’usanza che tanti considerano imprescindibile e attendono ansiosamente al termine di ogni competizione.

Per decenni, lo Champagne dei vincitori è stato Moët & Chandon. A cui nel 2000 è subentrata la maison Mumm, in forza di un contratto pluriennale e milionario, cessato improvvisamente nel 2000 quando la richiesta economica del management della Formula 1 ha sforato i 5,5 milioni di dollari a stagione precedentemente concordati. Pretesa giudicata eccessiva, con Mumm che si sposta alla neonata Formula E, nuova categoria ecologically correct dove concorrono le auto elettriche. Il suo posto è rilevato dal Domaine Chandon, ovvero la filiazione californiana della casa francese che è tornata così in auge. Fatto sta che i presenti vincitori della Formula 1 in effetti non stappano bottiglie di Champagne, bensì di spumante prodotto in USA…

La diffusione della Formula 1 ai paesi di religione musulmana ha causato rilevanti eccezioni all’usanza. A cominciare dal 1979, quando il team Williams, sponsorizzato dalla finanziaria araba TAG, festeggiò il suo primo trionfo in Formula 1 con l’indimenticato Clay Regazzoni a… succo di frutta. Gli sponsors lo avevano detto chiaramente: in caso di vittoria di Champagne non se ne parlava, e sul podio di Silverstone fu pudicamente stappata una bottiglia di succo d’ananas, con la quale il pubblico festante per il successo della scuderia di casa fu debitamente innaffiato. Possiamo immaginare un Regazzoni, amato dal pubblico proprio per i suoi atteggiamenti guasconi, che si rifa ampiamente in separata sede. Dopo tutto era tornato alla vittoria dopo 4 lunghissimi anni, forse un record in Formula 1.

Sempre a causa del politicamente corretto, i vincitori del Gran Premio del Bahrain non stappano Champagne, ma una bevanda frizzante creata alla bisogna, chiamata Warrd: una combinazione del succo di più frutti coltivati localmente, reso spumeggiante con la soda. Durante la presentazione alla stampa della nuova bevanda, lo sceicco Fawaz bin Mohammed Al Khalifa affermò: “La cerimonia del podio è indissociabile da uno sport come la F1. Qui nel Bahrain, vogliamo conservare questa usanza, ma utilizzando una bevanda senza alcool, in accordo con la nostra cultura e le nostre tradizioni.” Benissimo, ma forse in accordo con le tradizioni della Formula 1 un po’ meno…

Bollicine. Lo Champagne sul podioAltra rilevante eccezione la 500 Miglia di Indianapolis. Lì una bevanda sul podio del vincitore è arrivata nel 1933, ma si trattava di latte. Alla premiazione, dopo quasi cinque ore di corsa, Il trionfatore Louis Meyer chiese un bicchiere di latte fresco, perché era con quello che sua madre lo aveva cresciuto e lo aveva dissetato. Meyer si ripeté nel ’36, e l’industria lattiera intravide immediatamente il potenziale ritorno pubblicitario: così fino al ’46 il vincitore brindò a latte. Dopo una breve parentesi di dieci anni in cui la bevanda della vittoria fu semplice acqua fresca, porta in una coppa di argento firmata dal tre volte vincitore e patron del circuito Wilbur Shaw, a partire dal ’56 i primi classificati di Indy bevono latte, adeguatamente remunerati (10.000 $ nelle ultime edizioni). Quando nel ’93 il brasiliano Emerson Fittipaldi si permise di brindare al proprio successo con dell’autarchico succo di arancia, fu accolto dai fischi del pubblico nella gara successiva.

Il caso di Fittipaldi non è unico: non sono mancati gli infortuni, sia in termini di bon ton, sia nel senso fisico del termine: primo imputato Lewis Hamilton, che pure con la “cerimonia” del podio dovrebbe avere una certa dimestichezza, viste le sue numerose e meritate vittorie. Intanto al Gran Premio di Sochi nel 2014, mentre si girava per innaffiare i colleghi premiati insieme a lui, non mancò di spruzzare Putin in persona (alle spalle!): il premier russo era intervenuto per la premiazione (dopo tutto era la prima gara di Formula 1 in Russia), ma dopo questa esperienza si può dubitare che si rifaccia vivo sui circuiti. Deriso dalla stampa internazionale (qualcuno celiò che il KGB lo avrebbe fatto sparire…), Hamilton negò l’accaduto, ma i video girati durate la premiazione parlano chiaro.

Il pilota inglese si ripete al Gran Premio di Cina nell’aprile 2015, innaffiando copiosamente un’avvenente hostess a nome Liu Siying, e venendo immediatamente tacciato di atteggiamento maschilista dall’associazione anti-sessista Object. Con clamore degno di miglior causa, l’episodio venne variamente commentato, con giudizi che oscillavano tra il perdono per la goliardata innocente e la presa di posizione indignata contro un’usanza comunque pluridecennale (la gentile signorina cinese non è probabilmente stata la prima fanciulla che ha subito questo trattamento negli anni…). Hamilton peraltro non si è mai scusato con la ragazza (come qualcuno gli aveva richiesto), giustificando il proprio comportamento con il momento di euforia.

Bollicine. Lo Champagne sul podioAnche l’indimenticato Gilles Villeneuve si rese protagonista di una caduta di stile, festeggiando la sua prima vittoria in Formula 1 al Gran Premio del Canada del 1978 con una Magnum di… birra, quella Labatt che lo aveva accompagnato con il proprio finanziamento negli inizi di carriera, e che era anche lo sponsor ufficiale del Grand Prix. La foto di prammatica ritrae un getto di liquido in effetti diverso dalle consuete, spumeggianti bollicine…

Anche il bisogno di dimestichezza con la stappatura non è da sottovalutare: tutto il mondo è paese, anche negli altri sports. Novak Djokovic celebra nel 2015 la quarta vittoria agli Internazionali d’Italia di tennis a Roma con la consueta Jéroboam, ma allenta la gabbietta con eccessiva noncuranza, e il tappo esplode colpendolo in pieno viso… Il fuoriclasse serbo fa buon viso a cattiva sorte, e spruzza lo Champagne con ammirevole nonchalance, ma successivamente dovrà farsi medicare.

Come si collocano nella storia dei podi dei vincitori le bollicine italiane? In realtà, nelle competizioni nostrane spesso si è brindato con spumante italiano, nelle corse auto e non solo. Lo spumante Ferrari, ça va sans dire, ha accompagnato numerosi trionfi della casa di Maranello. Lo stesso Bernie Ecclestone fiutò l’affare e propose alla famiglia Lunelli di subentrare in Formula 1 come bevanda ufficiale: l’affare sfumò, tanto per cambiare, solo per la richiesta troppo esosa. Gilles Villeneuve si emenda dalla gaffe birraria di Montreal in una bella foto che lo ritrae con due Magnum di spumante Ferrari per le mani. Alla sua carriera sono peraltro state indispensabili le bollicine emiliane del Lambrusco Giacobazzi, suo munifico sponsor negli anni della Ferrari, che signorilmente pagò l’intera cifra pattuita alla vedova del campione canadese, dopo la sua tragica scomparsa a Zolder nel 1982. Ancora le Magnum di Ferrari accompagnano il trionfo dell’Italia di Bearzot in Spagna nell’82. E financo la super-campionessa dello sci Lindsey Vonn brinda sensualmente con lo spumante dei Lunelli dopo aver vinto a Cortina: l’immagine più bella a suggello di una tradizione che sottolinea la gioia della vittoria, il premio dopo il sacrificio, i valori più belli dello sport.

Riccardo Margheri

 

Nelle foto, dall’alto:

1950-Reims-Fangio-Farina-Fagioli

Jo Siffert a Le Mans 1967 – In effetti il bagno è deliberato…

Gilles Villeneuve con lo spumante Ferrari

 

Fonti:

www.autotoday.it

www.josiffert.com

www.topspeed.gazzetta.it