Tante conferme e qualche sorpresa, con tanto di aneddoti, per l’evento di presentazione dell’edizione 2015 di “Sparkle”, la guida ai vini spumanti italiani della rivista Cucina & Vini, curata dal direttore Francesco D’Agostino

Un progetto interessante, così come “Bere Rosa” dedicato ai rosati sempre da C&V, che ormai dopo 13 anni si è guadagnato la ribalta del mondo enologico nazionale, sia per la specializzazione, che ne fa una guida praticamente senza concorrenza, sia per le prestigiose location romane nelle quali si possono degustare splendidi vini insieme a proposte enogastronomiche di qualità. Se Bere Rosa a luglio aveva visto lo splendido Palazzo Brancaccio come sede, lo SparkleDay 2015 di sabato 22 novembre si è tenuto nei saloni del The Westing Excelsior della nota via Veneto, affollati come sempre per un evento che raccoglie appassionati di ogni tipo. Ammaliati in questa occasione anche dagli abbinamenti con il Parmigiano Reggiano e i dolci della storica pasticceria Muzzi, sponsor dell’evento insieme ai tappi Diam e alle Assicurazioni Groupama.

La guida ha assegnato il massimo riconoscimento, le cinque sfere, a ben 70 vini, troppi per essere citati tutti ma si può affermare che sono compresi comunque sia i territori tradizionalmente legati ai vini spumante, come Franciacorta e Valdobbiadene, sia alcune interessanti novità del centro e del sud. Regione più premiata la Lombardia, con 22 vini cui sono state assegnate le cinque sfere (19 solo in Franciacorta).

Gli assaggi “possibili” tra le 80 aziende e i 200 vini presenti, ci hanno restituito un quadro tutto sommato conosciuto, il top della produzione dei nostri vini spumante si trova ancora tra Franciacorta, Valdobbiadene e il Trentino. Case come Ca’ del Bosco, Col Vetoraz o Ferrari – per citare nomi storici di ciascuno dei tre territori – rappresentano ancora dei punti di riferimento fondamentali per la produzione nazionale. Tuttavia nella corsa alle bollicine, che come tutte le spinte che arrivano soprattutto dal piano commerciale ha fatto anche i suoi bei danni, altri territori stanno esprimendo punte di qualità di un certo spessore. Per fare un esempio positivo citiamo l’azienda campana San Salvatore, che dal Cilento ha portato a Roma JOi 2010, un metodo classico rosato millesimato da uve aglianico in purezza, buono lo spessore in bocca e fine l’impatto olfattivo.

Nel profluvio di sentori di crosta di pane, di acidità vivissime, di esperti e appassionati di genere diverso c’è stato anche qualche aneddoto che va raccontato. Dal Parmigiano Reggiano in degustazione sotto forma di sfoglie così sottili e piccole che era impossibile coglierle con lo stuzzicadenti messo a disposizione (ci sarebbe voluto un cucchiaino oppure, forse, si poteva evitare proprio di metterlo in assaggio) ai molti cestelli per il ghiaccio con lo splendido, luccicante, grande marchio “Champagne POMMERY”. Che tutto sommato nella giornata dedicata ai migliori vini spumante italiani si potevano sicuramente evitare.

Fabio Ciarla