Letizia Rocchi della cantina Damiano Ciolli con Ian D'Agata

Al di là dei premi, dei concorsi, delle vendite (comunque fissati su dati positivi) il Lazio può essere felice di questo Vinitaly appena concluso per il numero di visitatori tra gli stand, per corridoi vivi e ricchi di sorrisi e curiosità. È presto insomma per fare bilanci, ma il segnale è arrivato netto tra gli addetti al settore, in particolare per chi sul Lazio punta da tempo e ha accolto con soddisfazione questo segnale di ripresa.

Spazi tradizionali e fuori dal padiglione Lazio, aziende presenti sia dentro sia fuori lo spazio della tensostruttura “A” posizionata di fronte l’ingresso principale e finalmente contraddistinta dalla foto del Colosseo bene in vista su una delle pareti esterne. Perché, che ci si creda o meno, fuori dall’Italia pochi o pochissimi sanno che Roma, e quindi “Colosseo”, sono nel Lazio. Quindi meglio chiarirlo subito, e attrarre così qualche curioso in più.

I vini del Lazio sono stati protagonisti anche di speciali selezioni, come quella realizzata da Ian D’Agata per la serie di degustazioni “Taste and Dream”, con il Botte 22 dell’azienda Damiano Ciolli di Olevano Romano selezionato per il focus su passato, presente e futuro del vino bianco italiano.

Tornando invece ai premi ben 12 le etichette selezionate con punteggi sopra i 90 punti per il concorso 5 Star Wines di Vinitaly (Casale Del Giglio, Casa Divina Provvidenza, L’avventura, Villa Simone, Castel De Paolis).

Caporicci – Giannotti

Infine gli spazi e le iniziative all’interno degli stand, con la storica cooperativa Gotto d’Oro di Marino che ha coinvolto il ristoratore Alessandro Pipero e il suo chef Ciro Scambardella (1 Stella Michelin) per una merenda di grande gusto lunedì 8 aprile. La cantina sociale presieduta da Luigi Caporicci, con 18 milioni di euro di fatturato e 210 soci, ha voluto presentare così la nuova linea “Vinea Domini”, che riprende le parole del primo discorso di Papa Ratzinger che si definì un umile contadino nella “vigna del Signore” appunto, dedicata alla ristorazione di qualità.

Cincinnato

Altra cooperativa, tra le poche rimaste nel Lazio, che sta facendo bene e continua a crescere è la Cincinnato di Cori, ormai attiva nell’export in oltre 20 Paesi. Protagonisti, come nello spirito della settantenne realtà produttiva corese, le uve autoctone come Bellone e Nero Buono. Novità, non assoluta, il Bellone spumante da metodo classico e, assolute, le riserve dedicate all’uva rossa e bianca che da sole fanno il 75% della produzione della cooperativa.

Stand Marco Carpineti

Storico il contributo di aziende come Marco Carpineti, sempre di Cori, Sergio Mottura, dalla Tuscia, o Castel De Paolis, di Grottaferrata. Sono brand questi che ormai funzionano da anni e che, anzi, insieme alla Casale del Giglio e alla Sant’Andrea di Terracina della famiglia Pandolfo, sono sicuramente tra i più conosciuti della regione.

Castel De Paolis

Non vanno poi dimenticati progetti unici e irripetibili, come la storica Tenuta di Fiorano del Principe Alessandrojacopo Boncompagni Ludovisi, anch’essa presente sia nel Padiglione Lazio sia in un altro spazio più grande, o la Omina Romana di Velletri, creata una decina di anni fa dal tedesco Anton Borner e lanciata su vini di alta gamma.

Ma anche altre zone del Lazio, produttori spesso giovani o comunque realtà innovative, non mancano di farsi notare. La cantina Sant’Eufemia si trova nel territorio di Cisterna ma vicinissima a Velletri, lavora da un paio di anni su vitigni autoctoni come il Bellone e molti internazionali.

Stesse potenzialità per CantinAmena della famiglia Mingotti, a Campoleone, con vini che rappresentano in parte il territorio (anche con il Cesanese) e in parte la vocazione internazionale di questa area, e la promozione affidata ad una agenzia di alto livello come WineSoul di Alessandra Caroni.

Un panorama variegato, in cui i vitigni autoctoni sono presenti ma non così centrali (almeno non per tutti) e che in futuro deve migliorare innanzitutto nell’unire gli sforzi per farsi conoscere e apprezzare. Comunque il Vinitaly 2019 è stato un buon punto di partenza, soprattutto per chi vorrà raccoglierne le indicazioni più costruttive.

Fabio Ciarla