«Ma io il vino che produco lo vendo tutto. Perché cambiare, investire in tecnologie, in marketing, in promozione, chiedere consulenze costose ad agronomi, enologi. Il vino richiesto a Montespertoli è quello “genuino”, in damigiane, fatto da sempre».
E così siamo andati avanti di anno in anno mentre in altri territori hanno costituito Associazioni, Consorzi, investendo gli aiuti proposti dalla Regione, dall’Europa.
Immaginabile la curiosità mista a interesse quando è arrivato l’invito dalla ri-nata Associazione dei Viticoltori di Montespertoli: “Segnati la data. Sei invitato a partecipare alla Rivoluzione a Montespertoli”.
E di vera rivoluzione si tratta. L’evento volutamente provocatorio portato avanti da 17 aziende “accumunate da pratiche agricole sostenibili e dalla volontà (finalmente) di promuovere un territorio tra i più vitati della Toscana”.
Aggiungo a squarciagola: finalmente in atto una “svegliata” necessaria per un territorio la cui vocazione vinicola non ha goduto dell’attenzione che merita (mea culpa, mea culpa, mea maxima culpa),
A parlare Giulio Tinacci, giovane Presidente dell’Associazione, nuova generazione presso l’Azienda Montalbino, che ha ribadito “l’importanza associativa come massima garanzia dell’autenticità dei prodotti, attraverso il patto dei viticoltori e il dialogo che si è instaurato tra loro”.
È seguito un momento di approfondimento e conoscenza dei risultati raggiunti, sulle sfumature dei vini, con una degustazione guidata magistralmente da Giampaolo Gravina.
Impensabile alcuni anni fa organizzare un evento simile, chiamare uno scrittore e critico come Giampaolo, investire in comunicazione.
Invece è stato proprio Gravina a cogliere gli aspetti di rottura con il passato e lodare il nuovo cammino intrapreso. Parole come: ”Mai come oggi il vino di Montespertoli è delineato da un carattere contemporaneo” o “festeggiamo l’idea di riappropriazione del proprio destino” sono risultate così adeguate.
Non si è trattato di retorica ma di interpretazione, da parte dell’associazione, di rivendicare la centralità del viticoltore che oggi accompagna il vino dalla vigna fino alla bottiglia.
Alcuni anni fa, nel mio vinovagare per vigne, giunto a Montespertoli dissi: ”Ritornerò quando ci sarà un cambio generazionale”.
Sono tornato dietro un invito inneggiante ad “una rivoluzione”, di quelle pacifiche, con alla base la volontà di 17 giovani a capo di altrettante aziende, di far crescere la conoscenza di un comparto che vuol essere un comparto di eccellenze. Chapeau!
Urano Cupisti