Quattro giorni di eventi letterari, musicali ed enogastronomici di valore internazionale

Barolo e le Langhe, se ce ne fosse bisogno, da oggi hanno un ammiratore in più. Ma forse anche 1000 o 18.000, tante sono le persone che possono entrare nel borgo che dà il nome ad uno dei vini rossi più importanti d’Italia. Una capienza stimata, con la quale gli organizzatori di Collisioni, festival letterario musicale ed enogastronomico, dal 2009 devono confrontarsi per mettere in vendita i biglietti fino al sold-out, registrato puntualmente anche quest’anno. Un evento come nessun altro in giro per l’Italia, durante il quale si può passare da una degustazione di Barbera guidata da giornalisti internazionali (gratuita, si badi bene) ad ascoltare nella piazza accanto il premio Nobel Dario Fo, in altri orari magari l’accoppiata era l’abbinamento di torta di nocciole e moscato da una parte e dall’altra Herta Muller, altro premio Nobel.

Collisioni e Barolo, un binomio che rincuora l’animo e il palatoMa anche tanta musica con Deep Purple, Elisa, Mario Biondi, Caparezza e – ieri sera per il concerto di chiusura – il grandissimo Neil Young. Sul piano della letteratura si andava poi ancora dagli italiani Mauro Corona, Carlo Lucarelli, Federico Rampini e Gianni Riotta fino agli internazionali James Ellroy, Jeffrey Deaver, Jonathan Coe. E poi tanti altri come Milo Manara, Art Spiegelman, Marco Travaglio, Francesco Guccini, Gad Lerner e ancora i tanti giovani artisti coinvolti nel progetto a loro dedicato. Un mix di spessore assoluto, per il quale ci sono poche altre parole, se non la testimonianza di una connessione, o collisione, tra ricchezza delle idee e bellezza dei luoghi, con Barolo al centro del territorio dichiarato Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco proprio poche settimane fa.

Collisioni e Barolo, un binomio che rincuora l’animo e il palatoIn tutto questo ha preso un posto notevole il programma affidato al curatore enogastronomico del festival Ian D’Agata. Dall’alto della sua esperienza internazionale il giornalista italo-canadese ha portato a Barolo colleghi di tutto il mondo, affiancandoli a giovani comunicatori italiani – come il sottoscritto – pronti a imparare e ad arricchire le degustazioni guidate con punti di vista a volte fuori schema. Per non parlare degli chef stellati intervenuti in più occasioni, da Davide Oldani a Cristina Bowerman passando per Enrico Crippa e Giuseppe Iannotti.

«Nel 2013 con l’intervento di Sarah Kemp di Decanter abbiamo visto che la spinta internazionale era piaciuta al pubblico di Collisioni», ci ha detto Ian D’Agata al suo secondo anno come curatore enogastronomico del festival. E ha poi proseguito: «In questa edizione abbiamo puntato quindi proprio sulla massima apertura del programma Wine & Food, con giornalisti provenienti da ogni parte del mondo. In questo senso ci piaceva l’idea di portare in ‘collisione’ le diverse provenienze di questi professionisti dell’informazione, per arrivare ad un ‘harvest’ che, oltre alla citazione del grande Neil Young, vuole significare anche vendemmia di idee e di cultura».

Una sorta di «assemblaggio», per rimanere in tema vinicolo, che ci ha spinto ad approfondire qualche spunto con Ian, al quale abbiamo chiesto cosa significhi per lui la presenza di così tanti giovani nell’organizzazione dell’evento.

«Collisioni è un festival fatto di giovani, ci sono moltissimi volontari e questo per me è fondamentale. Mi piace stare con i giovani, il nostro compito è formarli ed è per questo che voglio far fare loro molte esperienze. C’è bisogno di ricambio generazionale e questo è il modo migliore per farlo. Inoltre anche il pubblico di Collisioni è composto per il 50% da giovani Under 30, ovvero i consumatori del futuro per il vino».

C’è quindi anche una visione ampia del progetto enogastronomico, un’indicazione precisa per il futuro?

«Certo, tutto quello che faccio è improntato proprio ad intercettare e formare questo futuro pubblico del vino. In questo senso devo dire che è importante che i giovani conoscano anche i grandi e grandissimi vini che si producono in Italia, e non solo, ma per farlo è bene che anche i produttori aumentino gli sforzi, ponendo in queste occasioni anche le loro migliori etichette nelle disponibilità di un maggior numero di persone con un’adeguata politica dei prezzi».

Qual è stato, invece, il riscontro avuto dai giornalisti stranieri che hai portato a Barolo?

«I professionisti intervenuti provenivano dalla Cina come dall’Inghilterra, dalla Francia come dalla Lituania o dall’Austria e tutti hanno apprezzato moltissimo il festival e le degustazioni nelle quali li abbiamo coinvolti. Anzi, a dire il vero, in molti ci hanno chiesto di poter assaggiare ancora più vini per rendere l’esperienza maggiormente completa».

Chiusa con successo l’edizione 2014 è già ora di pensare a quella del 2015?

«Sicuramente, ma anzi posso anticipare anche che Collisioni diventa un marchio con eventi durante tutto l’anno. Sarà un programma ricco, nel quale approfondire molte delle tematiche già espresse in questi giorni che rimarranno comunque centrali».

Collisioni rimane quindi un evento dalla visione originale e innovativa, soprattutto per quanto riguarda i giovani, che in uno spazio ristretto hanno avuto a disposizione miti conosciuti e miti solo per sentito dire. Una modalità di fruizione che magari avrà intercettato la curiosità per il vino di qualità di migliaia di giovani fan di Elisa, così come probabilmente avrà permesso a decine di appassionati di letteratura di poter apprezzare i testi – se non la capigliatura – di Caparezza.

 

Fabio Ciarla