Granchi Blu. Foto di Giorgio Dracopulos

Il Granchio Reale Blu causa dannosi disequilibri nella nostra biodiversità marina: meglio usarlo per realizzare gustose ricette.

Il Francese Jacques-Yves Cousteau (1910 – 1997), famoso navigatore, esploratore, militare, oceanografo, regista e sofisticato amante della natura, specialmente di quella marina, tra un’infinità di sue importantissime opere ci ha lasciato anche questa frase: “Non è l’uomo che deve battersi contro una natura ostile, ma è la natura indifesa che da generazioni è vittima dell’umanità”.

Attraverso i Secoli, e specialmente negli ultimi decenni, l’umanità ha creato un’infinità di problemi negli Oceani e nei Mari. Un recentissimo esempio di ciò si trova proprio nell’attualità di questi ultimi mesi: l’invasione nei nostri Mari del “Granchio Reale Blu”.

Il “Granchio Reale Blu” (o Granchio Azzurro) è un “crostaceo decapode” (dal Greco “δέκα = dieci” e “ποδός = piede”), appartenente alla Famiglia delle Portunidae, il cui nome scientifico, datole nel 1896 dalla Zoologa Statunitense Mary Jane Rathbun (1860 – 1945), è “Callinectes Sapidus”.

Si tratta di una Specie originaria delle Coste Occidentali del Continente Americano bagnate dall’Oceano Atlantico, grazie alle sue peculiarità genetiche questo tipo di granchio è un buon nuotatore in grado di vivere fino a 35 metri di profondità, resistendo a temperature che possono variare dai 3 a 35 gradi, inoltre tollera una salinità dell’acqua molto bassa e pertanto agevolmente si spinge anche lungo i corsi dei fiumi.

Granchi Blu dopo la Bollitura. Foto di Giorgio Dracopulos

I Granchi di questa specie possono misurare anche più di 15 cm. di lunghezza e 23 cm. di larghezza, presentano un corpo di forma ellittica, più largo che lungo, con spuntoni ai lati e il margine anteriore seghettato. Le zampe sono allungate e il primo paio tramutato in chele robustissime, più grandi nei maschi rispetto alle femmine. Il colore del corpo è verde oliva nella parte superiore, mentre il ventre è bianco-azzurrino, più grande nelle femmine per il contenimento delle uova, le zampe presentano l’attaccatura e la parte terminale di un colore blu intenso, nelle femmine può essere di colore arancione.

Durante i periodi della muta, sull’ultimo paio di zampe, appiattite e adattate al nuoto, appaiono delle macchioline rosa, che acquistano via via colore divenendo sempre più rosse man mano che la muta si avvicina. Vivono anche oltre i quattro anni raggiungendo una maturità sessuale tra i 12 i 18 mesi e le femmine più volte l’anno depongono ognuna alcuni milioni di uova.

Considerando che è una specie onnivora, divora anche i granchi autoctoni e non disdegna i suoi simili, dalla velocissima riproduzione, caratterizzata da una particolare aggressività, dove si stanzia crea grossi problemi all’ecosistema in mancanza di numerosi predatori naturali.

Il Granchio Blu arriva nel Mediterraneo

Ecco che l’Uomo è intervenuto dando “involontariamente” i mezzi al “Granchio Blu” per diffondersi in numerosi Mari del Mondo attraverso l’acqua incamerata per zavorrare le navi vuote.

Granchio Blu. Meglio Portarlo in Tavola. Foto di Giorgio Dracopulos

Anche se risultavano rarissimi avvistamenti in Italia che risalivano addirittura al 1949 possiamo asserire che il problema della sua proliferazione è nato nel Luglio del 2008 con le prime segnalazioni di sostanziosi avvistamenti/pesca del “Granchio Blu” in Basilicata, in Puglia, lungo la Costa Ionica e Adriatica, poi in pochi anni ha prolificato decisamente diffondendosi praticamente ovunque, tantoché nell’Agosto del 2019 si poteva trovarlo solidamente stabilito specialmente dove le acque calme e poco profonde si sono rivelate un habitat ideale per la sua riproduzione.

Il “Granchio Blu” ha trovato nel Mediterraneo un habitat estremamente favorevole dove è meno minacciato rispetto all’ecosistema originario grazie a un minor numero di predatori come tartarughe marine, cefalopodi, pesci e molte specie di uccelli. Alle nostre latitudini trova moltissime delle sue prede abituali come piccoli pesci, vongole, cozze, ostriche, arselle, crostacei, meduse e vermi. Mangiando troppo e di tutto (distrugge anche le reti da pesca o quelle messe a protezione dell’itticoltura) rappresenta un grave pericolo sia per il danno economico che arreca alla pesca e ai pescatori sia per l’ecosistema dei nostri Mari.

I “Granchi Blu” lungo le Coste delle Americhe vengono pescati in grande quantità per uso alimentare tantoché, per esempio, per far fronte alla continua richiesta, negli Stati Uniti, e in particolare negli Stati del Maryland e della Virginia, che si affacciano nella “Baia di Chesapeake” (gigantesco estuario del Fiume Susquehanna e insenatura dell’Oceano Atlantico) hanno emanato speciali provvedimenti, volti a salvaguardare le popolazioni rimanenti, fra i quali il divieto di pescare esemplari di diametro inferiore ai 14 cm. e restrizioni varie circa i periodi in cui effettuare la pesca. A causa di tali e altri provvedimenti, per far fronte alla forte domanda negli Stati Uniti hanno dovuto ricorrere all’importazione.

Come si pesca il Granchio Blu

La Pesca professionale del “Granchio Reale” si pratica tramite particolari “nasse” simili a quelle utilizzate per pescare le aragoste. Le “nasse” sono un antichissimo strumento per la pesca, ne esistono due tipi principali a “campana” e a “barile”, sono costituite da una rete metallica o di robusta plastica con all’estremità un “imbuto”. L’esca appesa all’interno costringe il granchio a penetrare forzando le maglie posizionate sulla bocca della strozzatura. In questo modo la preda non è poi più in grado di uscire.

I pescatori amatoriali, per pescare occasionalmente i granchi, possono utilizzare i “palangari”, o “palamiti”, un attrezzo costituito da una lunga lenza di grosso diametro con inseriti a intervalli regolari spezzoni di lenza più sottile portanti ognuno un amo, oppure utilizzare la “lampara”, una lampada molto grossa e potente per vederli durante la notte e pescarli con un retino dalle maglie robuste per evitare che vengano danneggiate dalle forti chele.

Granchio Blu. Crab Cake Sandwiches. Foto The Fresh Market

Il Granchio Blu in tavola

La modesta quantità di polpa del “Granchio blu”, che si ricava con molta pazienza, è ricca di “vitamina B12” e negli Stati Uniti viene utilizzata moltissimo come cibo. Infatti una delle migliori soluzioni per contrastarne l’espansione è quella di pescarlo e di mangiarlo.

Oltreché come cibo istantaneo la polpa di questi granchi si può utilizzare per svariate ricette, dopo la loro bollitura o grigliatura, come sughi, fritture (durante il periodo di muta quando il guscio è ancora molle), conservazione in scatola oppure come prezioso ingrediente del “crab cake”.

Il mitico “crab cake” (polpetta “grande” di granchio) in Americana è di uso comune e si ottiene mescolando alla polpa di granchio alcuni ingredienti come uova, succo di limone, maionese, salsa “Worcestershire” (salsa Inglese agrodolce e leggermente piccante che prende il nome dalla Contea omonima), tabasco, sale, pepe e olio, il tutto poi può essere cotto al forno, grigliato o fritto. Fritto è sicuramente la soluzione migliore diventando croccante ed estremamene gustoso e può essere servito anche all’interno di un panino accompagnandolo con una vasta gamma di possibilità.

In questa caldissima Estate 2023 in diverse zone litoranee d’Italia si arrivati a una situazione di estremo allarme per l’invasione del “Granchio Reale Blu” con pressanti richieste al Governo per il riconoscimento della “calamità” e l’attuazione di norme per ovviare a questa “emergenza nazionale”.

La risposta del Ministero dell’Agricoltura è stata rapida e sono state accolte le proposte pervenute dalla Autorità Locali e dalle Categorie interessate. Si è liberata la pesca attraverso il rilascio di un’autorizzazione straordinaria per tre mesi all’uso di “nasse/cestelli e reti da posta fissa” entro la fascia 0,3 miglia dalla costa e, ove presenti, in prossimità della foce dei fiumi. In più si è dato il via libera all’impiego di attrezzi da pesca per tutti coloro che ne faranno richiesta al fine di intensificare al massimo la raccolta del “granchio blu”.

L’ingegno e la straordinaria abilità delle nostre attività artigianali e delle nostre industrie del settore ittico e non solo ha permesso da subito di mettere in atto anche alcuni processi di trasformazione/commercializzazione del “Granchio blu” realizzando già delle spedizioni negli Stati Uniti di “crostacei semilavorati” e in Francia di “ravioli ripieni”.

Il “Granchio Reale Blu” che causa importanti e dannosi disequilibri nella biodiversità del Mar Mediterraneo è meglio pescarlo e usarlo per realizzare gustose ricette.

Giorgio Dracopulos