Dal villaggio santo, illuminato Hautvillers ad Aÿ. (Parte Quinta)

Perché Hautvillers? Perché è la culla dello Champagne. Perché è come andare a Roma e non vedere il Papa. Perché vedi Napoli e poi muori. Perché Hautvillers è “Le berceau du Champagne”.

Arrivo in questo villaggio posto su di una collina della Montagna di Reims là dove la stessa “Montagne” è sempre Vallée de la Marne. Qui le strade portano il nome di Bacco e Dom Pérignon. Qui è nato lo champagne moderno. Qui c’è la Eglise importante quanto la Cattedrale di Reims. Qui nell’Eglise ci sono le spoglie di Lui, l’Abate Dom Pierre Pérignon. Entro con rispetto all’interno e una dolce soave musica di un cantico settecentesco mi accompagna verso l’Altare Maggiore dove ai suoi piedi si trova la tomba dell’Abbé Pierre. Ogni appassionato di vino, di champagne deve (obbligo) sostare qualche minuto in raccoglimento di fronte alla lapide. Hautvillers è la Mecca della Champagne, il villaggio santo, illuminato dove ogni fedele del perlage deve recarsi in meditazione e perdere lo sguardo, dallo Chemin du Moulin, nell’Oceano dei vigneti.

Aÿ non è il solito village tipico della Champagne; è una cittadina di circa 5.000 abitanti, viva, pulsante che ha legato la sua storia gallico-romana alla evoluzione dello champagne. Numerose piccole e grandi Maison si affacciano lungo le strade perpendicolari tra loro che ne costituiscono l’ossatura.

Sono atteso alla Henri Goutorbe per capire la ricchezza e complessità dei suoi champagne. Mi dà il benvenuto la giovane Alessandra che sarà la mia guide personnel nella visita della cave. La Storia racconta che… la famiglia Goutorbe di generazione in generazione… l’attività è iniziata come vivaisti per poi proseguire con la produzione… Ma sono i numeri che interessano maggiormente. 22 ettari distribuiti nei territori di Aÿ, Mareuil sur Aÿ, Mutigny, Bisseuil, Avenay, Cumières, Hautvillers, Gyé e nella Côte de Sezanne.

I vitigni coltivati sono rappresentati da 25% chardonnay, 70% da Pinot Noir e 5% da Pinot Meunier per una produzione di 180/200.000 bottiglie annue. La visita alla cave continua e come sempre è la parte dove avviene “il riposo sur les lattes” la più stimolante e appassionante. Gli anfratti più bui risalenti al XVIIème siècle dove i millesimati, le cuvée prestige e la Colletion René assimilano quanto i lieviti, ormai morti, riescono a trasmettere, donare.

Mi trovo in una bellissima sala del Castel Jeanson, posto di fronte alla Maison, sempre in compagnia di Alessandra che mi mostra le bellissime bottiglie presentandole  come “ aspirazioni più segrete, amore per la terra, mistero della creazione”. Continua ricordando Boudelaire “So bene quanta pena, sudore, e quanto sole cocente, sopra la collina in fiamme, son necessari per donarmi vita ed infondermi l’anima”. Tutto questo mentre il primo champagne scende lentamente nel calice sprigionando tutta la sua forza racchiusa nella bottiglia da oltre tre anni.

  • Brut Tradition. 25% chardonnay, 70% pinot noir, 5% pinot meunier. 8 gr/lt. Tre vendemmie diverse assemblate insieme. La tradizione familiare. Grana finissima, naso fruttato e intenso di boulangerie, palato equilibrato, fresco e persistente. Voto Vinovagando nella Champagne
  • Cuvée Prestige Brut vecchie annate. Sempre la stessa proporzione di uve provenienti da vini di vecchie vendemmie. Molto complesso con sfumature dove la predominante di pinot nero si fa sentire. Questa Cuvée Prestige colma la bocca in modo magnifico e sensuoso. Lungo con effervescenza finissima. Voto Vinovagando nella Champagne

Prima di continuare nell’assaggio dello champagne successivo Alessandra mi ricorda il senso dello Special Club. “Una dozzina di piccole maison, delle “vecchie famiglie Champenoises” con l’obiettivo di far conoscere l’originalità della cantine con un marchio di prestigio si riuniscono e costituiscono lo   “Champagne Winemakers Club”. Farne parte significa utilizzare una bottiglia e una etichetta unica (riportante il nome della maison) uguale per tutti. Uno champagne può essere etichettato come “Special Club” solo nelle migliori annate dopo 3 anni di affinamento in bottiglia. La qualità senza compromessi è l’elemento unificante del gruppo. Nel 1999 le Maison facenti parte del Club decidono di cambiare nome: diventa “Special Club Trèsor de Champagne.” Un nome che evoca mistero e preziosità, che brilla con mille promesse. E con la scoperta e consapevolezza di tutto questo mi appresto a degustare…

  • Cuvée Special Club 2000. Pinot Noir 70% e Chardonnay 30%. Grand Cru d’Aÿ. Perlage elegante nel calice color dorato splendente. Intenso al naso con complessità stupenda. Profumi del nostro panettone appena tolto dalla confezione. Le note fruttate si articolano su toni agrumati e canditi. Al palato strutturato, elegante con ritorni di pan brioche, tostati. La lunga permanenza sui lieviti gli dona un complesso di elementi da renderlo “grande”. Voto Vinovagando nella Champagne

Ed infine acquisto una bottiglia di Champagne millèsime Colletion Renè 1976. Un assemblaggio di pinot noir (predominante) e chardonnay. Non l’ho ancora aperta; lo farò presto e mi riprometto di parlarne. Un collega ha assaggiato un 1993 e lo ha definito “blasfemo”… devo cercare un termine altrettanto superbo. Lo farò.

Urano Cupisti