Fare vino seguendo i propri 10 Comandamenti
1° Viti vecchie. “Riteniamo che per poter esprimere al meglio un terroir sia fondamentale lavorare con viti vecchie: l’unicità e la bellezza di un vigneto si manifestano maggiormente con piante aventi apparati radicali molto profondi.”
Si può essere d’accordo o meno ma questo è il pensiero dei Roagna da Barbaresco.
Inizia così la mia avventura da assaggiatore al banco dell’Azienda durante Terre d’Italia del Maggio scorso. Interlocutore il giovane Luca Roagna, gentile, disponibile, comunicativo. È un piacere conversare con lui.
2° Selezione massale. “Pensiamo che la bellezza di un vino debba nascere da un concerto suonato da migliaia di viti diverse, dove ognuna interpreta in modo personale il sottosuolo”. Ovvero il vino nasce in vigna e la cura dei ceppi è fondamentale. “Abbiamo iniziato una sperimentazione di viti da seme, ottenuta seminando vinaccioli delle viti più vecchie ed interessati dei nostri diversi vigneti per originare nuove piante-figlie; questa era una pratica abituale degli antichi monaci ed é tutt’oggi molto importante per ottenere nuove piante-figlie fondamentali in futuro per salvaguardare o addirittura aumentare la biodiversità del vigneto”. Una visione e cultura maniacale delle origini.
3° Biodiversità, NO erbicidi, pesticidi e fertilizzanti. Un terzo comandamento che vuole essere una sfida nella consapevolezza delle proprie convinzioni. “L’habitat perfetto per la vita delle piante e degli animali è la Foresta: la viticultura Roagna crede in questo. Nei nostri vigneti vogliamo viti in simbiosi con le erbe, i microorganismi e gli animali presenti, come è sempre stato da quando é stata allevata la vite millenni or sono.”
4° Vendemmia a maturazione fisiologica. La diversità dell’interpretazione della vendemmia. Non è sufficiente ricordare “la vendemmia manuale”, ma il momento topico quando effettuarla e i principi nella scelta. “La raccolta delle uve avviene a perfetta maturazione fisiologica dell’acino, infatti non é di nostro interesse valutare il contenuto zuccherino degli acini, poiché potrebbe indurci in errore in quanto nelle annate molto calde la maturazione zuccherina é più veloce delle maturazioni nobili.” Questa è consapevolezza nelle proprie convinzioni che proviene da una tradizione familiare di gesti, comportamenti. “Sin da bambini in famiglia ci è stato insegnato ad assaggiare acini con particolare attenzione nei confronti della buccia e dei vinaccioli, che solo quando raggiungono una consistenza legnosa e croccante, sono maturi e di conseguenza il grappolo ha raggiunto la sua maturazione fisiologica ottimale”.
5° Pied de Cuv con lieviti indigeni. “Pochi giorni prima della raccolta a maturazione fisiologica, raccogliamo alcune ceste di uva per creare il pied de cuve, ovvero uno starter della fermentazione. Senza questa antica tecnica si lascerebbe al caso la fermentazione alcolica naturale, con molti rischi come sicuramente la fermentazione di alcuni lieviti non-Saccharomyces che potrebbero creare deviazioni olfattive”. Pratica nelle tradizioni contadine del luogo ripresa per meglio amalgamare il mosto.
6° Lunga maturazione in botti di rovere. “Le regole della nostra famiglia riguardanti l’affinamento in grandi botti sono molto precise: ogni vino deve raggiungere la maturità in legno, e ogni vigneto ha una propria identità”. E qui si torna a riscoprire l’importanza delle botti come una volta.
“I legni utilizzati arrivano da selezioni meticolose dei nostri fornitori,dove ogni botte è costruita a mano, le doghe sono piegate a vapore senza alcuna tostatura ed i legni sono stagionati fino a 10 anni per poter garantire una maturazione al vino molto lenta e senza interferirne nella purezza”.
7° Imbottigliamento con poca solforosa, senza filtrazioni e chiarifiche. “Il nostro obiettivo è quello di lavorare con livelli bassissimi di solforosa, che viene principalmente utilizzata come zolfo minerale da bruciare nelle botti di rovere vuote per preservarle da muffe e batteri”. Inevitabile e scontata una scelta simile dopo quanto detto e riportato.
8° Macerazione lunga a cappello sommerso. Lunghe quanto? In media si parla di 60, 100 giorni con una pratica tradizionale usata in Langa. “L’antica tecnica della steccatura o a cappello sommerso si pratica chiudendo completamente l’apertura superiore delle tine di legno con assi di rovere disposti parallelamente. Si riempie poi completamente la tina lasciando le bucce (il cappello) sommerse nel vino: questo permette un passaggio molto elegante delle sostanze nobili presenti nelle bucce al vino. La macerazione nei nostri vini si prolunga in media da 60 a 100 giorni”.
9° Artigiani Concetto che spesso induce in dibattiti infiniti senza risultati. Devo dire che anche il sottoscritto spesso di fronte a dichiarazioni simili mostra il proprio scetticismo. Ma in questo caso il ripensamento è d’obbligo. “E’ un lavoro estremo di artigiani: basti pensare che ogni bottiglia di vino viene presa in mano almeno sei volte prima di lasciare la cantina da una persona della nostra famiglia. Non abbiamo enologi né agronomi esterni, ma cerchiamo di interpretare ogni vigneto con la sola nostra esperienza famigliare”.
10° Purezza olfattiva e gustativa (terroir) senza note di rovere tostato. “Il nostro obiettivo é quello di esprimere la bellezza di ogni singolo terreno nei vini, senza interferire in alcun modo con profumi e sapori legati a legni tostati. Pensiamo che l’unicità originata da alcuni vigneti debba essere dominante sulle tecniche di cantina, che, se equilibrate, possono solo salvaguardare questa identità”. Il Criterio dell’Assaggio, la Linea guida per interpretare il visivo, l’olfattivo, il gustativo.
- Timorasso 2014. Campione di botte. Uve Timorasso 100%. Paglierino con note giovanili evidenti. Vino dalle grandi speranze. Acacia, pompelmo e note minerali. Al palato ottima vena fresco-sapida. Convincente. Conferma la vocazione bianchista del Tortonese. Voto 87/100
- Barbaresco Asili 2010. Giovane barbaresco che ha già raggiunto l’eccellenza. Granato, naso profondo e complesso. Al palato un po’ irruento ma con stoffa indiscutibile. Voto 90/100
- Barolo Pira Vecchie Vigne 2010. Inchiniamoci di fronte ad un Barolo dalla lunga vita. Granato con una superba progressione all’olfatto. Al palato pieno, morbido, tannini maturi e lunghissimo. Eccellente. Voto 95/100
Assaggiati anche Solea bianco langhe 2014 (voto 87/100), Barbaresco Montefico Vecchie Vigne 2010 (voto 92/100).
I Dieci Comandamenti di Roagna: la linea guida per l’assaggio.
Urano Cupisti
Nelle foto, dall’alto:
Vigneto in Langa
Vecchie vigne