La Marca. Prosecchi assaggiati

Prosecco La Marca, la capacità di saper scegliere.

Il Prosecco ovvero il vino portabandiera della produzione italiana nel mondo. (dati incontrovertibili sulla produzione vinicola italiana).

Mettiamola così: se non ci fosse il Prosecco (insieme al Tavernello) noi italiani saremmo “esimi” nella classifica dei maggiori produttori di vino al mondo. La tanto strombazzata classifica che ci viene propinata dai media (Rai Uno in primis) tutti gli anni a Dicembre. Al grido: ”Anche quest’anno abbiamo battuto i francesi” (che sotto i baffi se la ridono).

Vigneti nella DOCG

Già il Prosecco che viene presentato non solo come vino spumante ma anche come vitigno prodotto in Friuli-Venezia Giulia-Veneto per meglio dire da Trieste a Rovigo. Non solo.

Ultimamente, lanciando il brand Prosecco Rosé, taluni “creativi” raccontano che alcuni produttori hanno ritrovato nelle vigne un vitigno “quasi scomparso e abbandonato” dal nome Prosecco Nero (!).

Facciamo chiarezza

Bufale nella mia vita di Eretico del Vino ne ho sentite tante ma questa supera ogni limite di decenza. Ripristiniamo la VERITÀ una volta per tutte.

I vitigni utilizzati per produrre Prosecco sono principalmente il Glera nella misura minima del 85%. Una piccola quantità, comunque non superiore al 15% del totale, può essere costituita da VERDISO, BIANCHETTA TREVIGIANA, PERERA, GLERA LUNGA, CHARDONNAY, PINOT BIANCO e PINOT GRIGIO.

Perlage

Per il rosé il vitigno protagonista è il Pinot Nero con in minima parte (non necessariamente) di alcuni vitigni autoctoni locali a bacca nera.

Oggi assistiamo soprattutto dai “salotti buoni enoici” (sì perché anche nel mondo del Vino abbiamo “i salotti buoni”) fare di ogni erba un fascio.

Criticare, denigrare, screditare fino ad arrivare alla calunnia e offesa il Prosecco senza alcuna distinzione è diventata una sorta di sagacia, abilità, bravura da parte dei soliti “soloni in pantofole”.

Vigneti a Cartizze

Lasciate le scrivanie e andate a calpestare le vigne in quel di Valdobbiadene, Conegliano, Asolo. Parlate con i produttori, cercate di capire quelli che sono i progetti per valorizzare questo vino che è e vuol essere un vanto dell’enologia nazionale.

Non a caso ho citato Valdobbiadene, Conegliano ed Asolo. Perché è da lì che è partita la riscossa; risalire la china dell’eccellenza. Non più Prosecco-quantità ma Prosecco-qualità.

Prosecco La Marca

Nei giorni passati l’azienda La Marca, mi ha fatto pervenire tre bottiglie della collezione Bouquet, il top di gamma,  per un giudizio sulla qualità raggiunta. Ecco le mie considerazioni:

Cartizze La Marca

Conegliano Valdobbioadene Superiore Docg. Millesimato, 2021, extra-dry. Perlage fine e persistente. Naso incentrato su frutti a polpa bianca con sbuffi floreali di mughetto e margherite. Sorso morbido con buona spalla acida. Lunga persistenza. Eccellente, voto 90/100;

Conegliano Valdobbiadene Superiore Docg Cuvée Dry. Perlage fine. Olfatto su note floreali di sambuco, agrumato con leggero respiro di crosta di pane. Anche questo lungo. Ottimo, voto 89/100;

Valdobbiadene Superiore di Cartizze Docg Dry. Un Cartizze degno di tale appartenenza. Perlage numeroso e sottile. Quadro olfattivo timidamente fruttato e floreale. Fresco, sapido con chiusura appagante. Eccellente, voto 91/100.

Prosecchi, quelli di La Marca, accumunati da caratteristiche di eleganza e profondità privi di grossolani sentori di boulangerie. Percezioni più complesse date dai tempi relativamente più lunghi di sosta sui lieviti. Chapeau!

Urano Cupisti

Assaggiati il 10 novembre 2022

La Marca
Via Baite, 14 – Oderzo (TV)
Tel.: +39 0422 814681

lamarca@lamarca.it

www.lamarca.it