… dalla congiura de’ Pazzi alla fiorente Azienda vinicola

Da un passato storico glorioso ad una Azienda vinicola proiettata nel futuro affondando le proprie radici nella grande tradizione di quel territorio che è il Chianti Rufina.

Il Castello del Trebbio risale al 1184. Edificato dai banchieri fiorentini de’ Pazzi, oggi è in parte abitato dagli attuali proprietari Baj Macario. Percorrere le stanze del Castello, visitabile su prenotazione, e soffermarsi nella celebre Sala della Congiura sembra di rivivere i momenti di preparazione al celebre episodio del 1478 passato alla storia come “la congiura de’ Pazzi”, il tentativo fallito di eliminare Lorenzo de’ Medici che portò comunque alla morte del fratello Giuliano. Inevitabile dedicare i vini aziendali alla “congiura” nel tentativo di legare la tradizione vinicola del territorio alla storia fiorentina.

Degli attuali 350 ettari di proprietà, 60 sono destinati a vigneto dove il Sangiovese da sempre ne è il protagonista.

Ho parlato all’inizio di “azienda vinicola proiettata nel futuro”. Infatti il territorio della Rufina si è rivelato adatto anche ad allevare altri vitigni tra i quali il Syrah, il Riesling, il Pinot Grigio e il Merlot con la sua riconosciuta eleganza. Non solo. Tecniche di vinificazione “vecchie” ma “nuove”. Rivisitazione di procedimenti di un tempo applicando le conoscenze di oggi. L’affinamento in anfora voluto per alcuni vini per diffondere una scelta basata su studi precisi e non per seguire una semplice moda contemporanea.  Ottenere un isolamento termico, avere micro ossigenazioni simili alle grandi botti senza rilascio di tannini gallici, far emergere i profumi varietali durante l’affinamento. Si può essere d’accordo o meno. Una cosa è certa: il vino de’ Pazzi, blend di sangiovese, merlot e syrah, con il passaggio in anfora alla fin fine raggiunge il livello di giudizio Ottimo, Voto 88/100.

Di seguito gli assaggi di altri campioni effettuati presso il Magazzino del Vino di Viareggio che ne cura la distribuzione nella zona di competenza:

Castello Trebbio 2014. Sangiovese 85%, Canaiolo + Ciliegiolo 15%. Il classico blend del Chianti Rufina.  Colore luminoso, aromi floreali maturi, frutti di bosco e terziari speziati. Al palato tannini ancora vivi vista la giovane età, polialcoli in equilibrio con la vena fresco sapida. Buona persistenza. Voto 85/100

Castello di Trebbio Lastricato Riserva 2011. Sangiovese 100%. Proveniente da un appezzamento di 7 ettari a Sangiovese, la vendemmia 2011 ha usufruito della buona esposizione e della ventilazione che ha potuto mitigare il calore sopra la media. Vinificazione al 20% in anfore di terracotta e malolattica  all’80% in inox e 20% in terracotta. Ricongiunto il tutto in inox la fase dell’affinamento ha visto un 30% in botti da 10 hl, 50% in botti da 20 hl e 20% in tonneaux di 2° passaggio. Il tutto per 30 mesi. Granato luminoso, naso importante su note floreali mature (viola mammola), frutti di bosco e frutta rossa matura (prugne), speziati con lievi note balsamiche che affiorano. Al palato è l’eleganza che attrae. Equilibrato con tannini già nobili. Lunga persistenza con retrolfattivi su note fruttate e speziate. Eccellente. Voto 91/100

Vigneti Trebbio Pazzesco 2010. Merlot 60% e Syrah 40%. La malolattica in barrique e l’affinamento in legno per 16 mesi lo prepara per una lunga vita. Il colore vira su nuances granato. L’eleganza del Merlot si percepisce al naso fornendo un bouquet intrigante. Al palato manifesta tutta la sua ricchezza di sensazioni. Equilibrato con trama fresco-sapida elegante. Tannini ben integrati e lunga persistenza con ritorni fruttati. Sfiora di poco l’eccellenza piena. Voto 89/100

A conclusione ho assaggiato anche un vino proveniente dall’Azienda che la figlia Anna Baj Macario conduce con il marito Stefano Casadei  nella zona di Suvereto in Maremma.

Sogno Mediterraneo Il Principe 2014. Azienda Casa Dei, blend di “vitigni mediterranei”. Una cosa è certa: l’insieme, se pur facente parte di una vendemmia così-così, raggiunge pienamente l’ottimo. Voto 88/100

Assaggi di grande interesse che hanno permesso di scoprire una realtà della Rufina che riesce a congiungere la tradizione e la storia del Chianti con l’evoluzione dell’enologia.

Urano Cupisti