Pays d’Oc. Con questo termine si intende una vastissima area Sud-Occidentale francese chiamata anche Occitania. Un caso emblematico di “nazione senza stato e/o di nazione proibita”, con una propria lingua fondata sulla diffusione dell’occitano antico che risulta appartenente al ramo galloromanico ovvero quel consolidamento partito dalla graduale latinizzazione della Gallia.

Ma oggi, alla luce della Rivoluzione Regionale francese avvenuta con la Legge del 2016 di riordino delle aree amministrative, si può parlare ancora di Pays d’Oc?

L’Occitania vera

L’Occitania oggi è limitata alle aree di Linguadoca-Rossiglione e Midi-Pirenei con capoluogo Tolosa. Il resto della grande Occitania è stato accorpato alla Nuova-Acquitania, all’Alvernia-Rodano-Alpi e Provenza-Alpi-Costa Azzurra.

Comunque per noi nostalgici del Vino”, il “cuore occitano” è rimasto nella Languedoc-Rossillon e tarderà a dileguarsi e il “Pays d’Oc Igp” comprenderà ancora i quattro dipartimenti di Aude, Gard, Hérault e Pyrénées-Orientales.

Nel Pays d’Oc siamo di fronte a condizioni ideali e soprattutto omogenee. Bagnato dal Mar Mediterraneo, spazzato dai quattro venti che ne determinano un micro-clima unico (Autan, Marin, Mistral e Tramontane). Troviamo al suo interno tre fasce di territorio: la pianura costiera, quella collinare, quella d’alta quota.

Quella limitata di oggi

I vigneti coprono circa 120.000 ettari di suolo. Sono ammesse 58 varietà di uve; tra queste le varietà principali che contribuiscono al carattere e qualità dei vini. Usati come monovitigni ma in maggioranza in assemblaggio arrivando anche a più di dieci. Massima libertà di decidere da parte dei produttori.

Varietà principali? Merlot, Cabernet Sauvignon, Syrah. Grenache Noir (Garnacha Tinta), Cinsault (Cinsaut) e per i vini bianchi Chardonnay, Sauvignon Blanc e Viognier.

Nel territorio ci sono 930 cantine indipendenti e 150 cooperative di viticoltori (Caves Coopératives), che insieme rappresentano 12.930 produttori (2022).

Senza dimenticare le produzioni speciali legate alla tradizione dei “vini dolci”.

La Rivoluzione Regionale

Pays d’Oc o Occitane è sinonimo di vini VDN, Vins Doux Naturel dove le fermentazioni vengono interrotte con aggiunta di alcol.

Ed allora attraversando la Vallée du Maury, possiamo osservare botti di rovere esposte al sole e alle intemperie, talvolta damigiane svestite con all’interno vini color ambra cupo (bianchi) e/o color mattone (rossi). Senza dimenticare i rari Vin de liquer, misto di alcol e mosto (perché l’alcol viene aggiunto prima della fermentazione).

Citiamo anche i Banyuls, Collioure e i Rivesaltes a ovest e i Saint-Jean de Minervois, le Clairette du Languedoc ottenuti da Muscat à Petits Grains e Muscat d’Alexandre a est.

Della Blanquette de Limoux, il crémant ottenuto dai vitigni Mauzac, Chenin Blanc e Chardonnay, lo spumante nato circa duecento anni prima dello Champagne ne vogliamo parlare?

Vini in damigiana nel Maury (foto Mas Amiel)

Le Pays d’Oc, una terra ricca di arte e natura, incastonata fra il Mediterraneo e i Pirenei, custode di antiche tradizioni e produttrice di tanto vino, non sarà ricordata come semplice refuso ma continuerà ad essere indicata come area vitivinicola di pregio.

Urano Cupisti