Aquila del Torre è una giovane azienda. Giovane di età e giovane per la freschezza con la quale si fa immediatamente distinguere nel variegato ambiente friulano. Un’azienda che non passa inosservata, anzi crea discussione per le proprie scelte e crea consenso per i risultati, conseguiti grazie a proprio a queste scelte.

La comunicazione, il modo di raccontare le cose, le scelte nelle parole e nei fatti sono spesso in conflitto con le sentenze di alcuni grandi cattedratici nostrani, e comunque  in continua evoluzione in attesa di avere conferme, annata dopo annata.

In un solatio giorno del maggio fiorentino, da Gurdulù, dove chef Andreoni ha preparato un menu propizio ad esaltare i loro vini, incontro Michele Ciani, agronomo #multitasking  e figlio del titolare, e Filippo Zamolo, il #persuasivo commerciale dell’azienda. Cominciamo a parlare di vitigni, di suoli, di clima, di biodinamica, di scelte.

La prima impressione è che quanto si legge nella cartella stampa e sul sito dell’Azienda Aquila del Torre sia solo una parte della verità. Per esempio: accanto al Friulano, definito vino resiliente, al Sauvignon Blanc e al Refosco si intravede nel racconto di Michele e Filippo un amore evidente per il Riesling e una grande fiducia nel Picolit, e, udite, udite, non solo per quello passito di veronelliana memoria, ma anche per la versione secca. Confesso che è la prima volta che mi capita di incontrarla. La curiosità comincia a farsi incontenibile.

Assaggio intanto i Riesling, cominciando con  il 2015. Profumo salino di pietra focaia con idrocarburo appena accennato, ancora molto giovane, vi domina il frutto tropicale, pompelmo, limone. In bocca, a differenza dei renani, è ricco, ma sapidità e freschezza acida controllano il profilo gustativo e lasciano prevedere una lunghissima vita.

Il 2012 comincia ad entrare ora nel periodo di piena godibilità: un naso molto deciso e intenso con sentori salini e di idrocarburo, sempre accompagnati da frutta bianca, uva spina, kiwi, foglie di sambuco. In bocca l’equilibrio è mediterraneo, non giocato solo tra acidità e aromi, ma sostenuto anche da una buona struttura che crea gradevole armonia, dinamismo e slancio su un finale molto lungo. Insomma un grande riesling di cui si sentirà parlare.

L’azienda Aquila del Torre si trova a Savorgnano del Torre, il fiume che corre parallelo all’Isonzo, nei Colli Orientali del Friuli. Sono 18 gli ettari vitati, ad un’altitudine che varia tra 170 e 350 m, incastonati in 66 ettari di bosco a querce, carpini, agrifoglio, che fungono da equilibratore per la microfauna della zona.

Quello che stupisce è la disposizione dei filari, tutti posti su terrazzamenti a giropoggio, veri e propri anfiteatri con le gradinate orientate per catturare al meglio i raggi solari. I suoli sono costituiti da flysch di marne e arenarie del periodo eocenico, antichi fondi marini e lagunari che contribuiscono a fornire ai vini la loro eccezionale sapidità e mineralità.

Eccoci al punto: i nostri vignaioli (e vignaiole) dell’ Aquila del Torre non scendono a compromessi. Adottano in pieno termini come mineralità per descrivere i loro vini e sono orgogliosi di vinificare esclusivamente con lieviti indigeni. Autorevoli Professori possono pure scagliarsi contro questi concetti.

Contro la definizione di  mineralità, peraltro comune tra i grandi critici di oltralpe, (… è da abbandonare la concezione che un certo terreno minerale dia luce ad un vino minerale. A. Scienza Vinitaly 2015), o contro i lieviti autoctoni, non in grado  di garantire la sanità del vino e i corretti aromi (… con una fermentazione spontanea non si ha alcuna certezza che i lieviti indigeni diano un vino di qualità. L. Moio “Il Respiro del Vino” 2016).

Ai nostri eroi tutto questo non può interessare di meno. Rivendicano con orgoglio la qualità dei suoli provenienti da fondo marino e lagunare:  “ciò è fondamentale poiché le viti affondano le radici in questo terreno , traendone grande mineralità, conferendo sapidità ed intrinseca freschezza ai vini”. Rivendicano la naturalità della fermentazione: “tutte le fermentazioni avvengono in maniera spontanea.”E così sia!

E infine la biodinamica. Qualche autorevole Professore è colto da attacchi di nausea solo a sentirne parlare. (Le agricolture cosiddette alternative come la biodinamica non sono il ritorno alla tradizione come affermano, ma il RIFIUTO DELLA SCIENZA. –  A. Scienza “Gli impatti dell’innovazione sulla Viticoltura “ CIRIVE-UniMI).

Ad Aquila del Torre, invece, “dal 2015 al sovescio e all’inerbimento spontaneo si sono affiancate le pratiche dell’agricoltura biodinamica, con la distribuzione dei principali preparati durante il corso dell’anno, per amplificare la fertilità del suolo.” E ancora così sia!

Tutti i vini sono pressati con i raspi, non si fa diraspatura. Una pratica molto borgognona.

Quello che conta, alla fine, è il risultato e dentro i vini di Aquila del Torre si percepisce un’energia vibrante, un insieme di materia non statica che scalpita per farsi sentire, un’originalità di sensazioni che non possono derivare da altro che non sia il terroir. I vini sono originali e la piacevolezza grandissima. Chi ha ragione alla fine?

Gli assaggi

Friuli Colli Orientali Sauvignon Prima Luce 2015. Caldo all’ascolto, sia al naso che al palato, ma di grande equilibrio. Ha frutto tropicale e leggera vaniglia, pieno, strutturato, ma sapido e tagliente. Fermenta in legno e sta 12 mesi sulle fecce fini.

Dicevamo del Picolit: Aquila ha 3 ha piantati con un intermezzo di verduzzo per facilitare l’impollinazione.

Assaggiamo il tradizionale passito DOCG del 2013. Profuma di crema caramellata,  albicocca secca. In bocca ha dolcezza contenuta e forte sapidità, tanto che chef Andreoni lo propone con un tortello di patate e erbette condito con ragù di coniglio e ricotta salata.

La versione secca è l’Oasi Bianco 2016, un esperimento iniziato con l’annata 2010. Il profumo è opulento, fiori estivi con agrumi canditi, bergamotto, arancio, miele e cera d’api. Ricorda vagamente uno Chenin Blanc per la sapidità quasi salina, ma con più vigore. Bello l’allungo nel finale. Chi sa cosa avrebbe detto il grande Gino, autore del salvataggio di questa difficile uva.

Concludiamo con il Friuli Colli Orientali Refosco dal Peduncolo Rosso. Vitigno spesso scontroso e spigoloso per la sua penetrante acidità e che  richiede un adeguato accompagnamento gastronomico per essere goduto in pieno. Aquila ne offre una valida interpretazione. Il 2012 Riserva conserva un’austerità quasi sdegnosa con un sapore amarognolo che ricorda la cenere del camino. Molto a suo agio con l’anatra di chef Andreoni.

Con lo stesso piatto proviamo anche il 2015 dai profumi terragni di sottobosco, erbe amare macerate, rabarbaro. In bocca è diretto e deciso con tannino saporito e maturo e acidità vibrante. Un vino poco adatto alle educande, da provare su selvaggina da pelo in cottura “alpina”.

Un contesto così interessante invita alla visita, per soggiornare nel caldo e accogliente B&B, ma anche per scoprire il nuovo progetto Oasi Picolit.

Curiosi? Andate subito a Savorgnano del Torre!

Paolo Valdastri

 

AQUILA DEL TORRE

Via Attimis 25

Fr. Savorgnano del Torre, 33040 Povoletto (UD)

Tel. 0432666428

www.aquiladeltorre.it

www.oasipicolit.it