«Toc Toc, buonasera mi presento. Sono un vino “naturale” e vorrei essere giudicato».
Non è andata proprio così. Mi sono trovato seduto allo stesso tavolo dell’Osteria Le Terme di Massaciuccoli con un signore, assiduo frequentatore, durante una delle tante serate a tema organizzate, con la mia complicità, dall’oste Stefano Bergamini.
Durante la conversazione conviviale è venuta fuori l’identità dell’ospite.
Vignaiolo a scappatempo, agronomo dilettante, enologo appassionato, cultore del buon vino, assaggiatore alla sua maniera.
«Anch’io faccio vino, ad uso privato, qui vicino». Vicino dove?
«A Nozzano San Pietro, una delle tre sottofrazioni di Nozzano a sua volta frazione del Comune di Lucca».
Breve ricerca su internet e scopro che i vigneti sono tutt’intorno a Villa Michelucci, una residenza che bilancia perfettamente il lusso e il comfort con il carattere rustico.
D’obbligo trasformare la semplice chiacchierata conviviale in una intervista vera e propria anche perché era apparsa improvvisamente, per magia, una bottiglia di vino rosso prodotta dal vignaiolo a scappatempo.
«Nei vigneti allevo Cabernet Sauvignon, Merlot e naturalmente Sangiovese lucchese. Vigneti che dimorano su terreni calcarei, ventilati e ben esposti ai raggi solari».
Altre volte sono stato invitato a preparare una scheda di analisi sensoriale su vini definiti “del contadino”, di quelli “pigiati con i miei piedi”, risultati poi imbevibili.
Non è stato il caso di Villa Michelucci, vino rosso superiore “naturale” per uso privato, non vendibile.
Mi faccio spiegare l’iter di produzione.
«La vinificazione è fatta con follature soffici separate per un tempo che varia secondo annate. Successivamente un passaggio in barriques per circa otto mesi per poi assemblare in vasche d’acciaio dove sosta per 2-3 mesi. Affinamento ulteriore in damigiana per un anno e successivo imbottigliamento».
E no: non siamo di fronte al “vino del contadino”. C’è tecnica, studio, maestria, passione, amore. Una produzione curata, meritevole di attenzione.
Chiedo i numeri: quante bottiglie prodotte?
«No. Non è un vino da vendere, da pubblicizzare. Uso e consumo per il proprietario di Villa Michelucci, per chi ci lavora come il sottoscritto e qualche amico intimo. Un vino che, ufficialmente non esiste».
– Allora sono uno dei fortunati a berlo?
«Sì. Anche perché curioso di conoscere i giudizi da parte di chi scrive di vino e può confortare il mio lavoro».
Ed eccolo “il conforto”:
– Vino “onesto” che all’assaggio non ha deluso. Si lascia subito apprezzare per quel tocco selvaggio che lo caratterizza al primo sorso. Vino del territorio con una definizione aromatica netta, tonicità e fusione.
Ha la beva contagiosa; un sorso tira l’altro e la bottiglia finisce. Se è vero che il vino del contadino è da scartare a priori questa Villa Michelucci è una versione fatta per cambiare idea.
Cose che accadono nel mondo del Vino. Chapeau!
Urano Cupisti
P.S. Di solito in calce metto i contatti per eventuali visite ed acquisti. Non in questo caso. Se, in qualche modo li contattate, vi risponderanno che non fanno vino e il vigneto è solo parte decorativa della Villa.