Dio ha creato soltanto l’acqua. L’uomo ha fatto il vino. (Victor Hugo)

Inizia così la mia avventura al banco d’assaggio dell’Azienda Siddura a Terre d’Italia del maggio scorso. Sardegna in purezza mi riporta a “la nobile cultura del vino antica come la storia della gente che, nel corso dei secoli, ha popolato questa terra”. Parlo con l’amico da una vita, Renato Zucchini, rappresentante di zona dell’azienda e chiedo informazioni sul dove, come, quando.

Dove. “ L’Azienda Siddura si trova a circa 300 metri s.l.m. ai piedi dei Monti Ghjuanni, vicino ad Arzachena, Santa Teresa di Gallura e Palau, nel cuore della Gallura. Il pittoresco paesino medievale di Luogosanto, di circa 1.900 abitanti, ne è il riferimento”.

Come. “Siddura nasce da una profonda ricerca di qualità, perfezione, armonia. Il nostro obiettivo è quello di produrre vini che siano espressione della Sardegna più pura”.

Quando. “Primavera, Estate, Autunno ed Inverno. Sole, Pioggia, Terra, Acqua ed un Vino secondo Natura”.

Mai una presentazione aziendale così precisa e raccolta in poche parole. Difficile sottrarsi al desiderio degli assaggi, alle tentazioni di vini che presagiscono caratteri e caratteristiche uniche.

Ma i terreni?

“Sono un misto di granito, sabbia e argilla. Terreni sciolti, spesso aridi (come tutta la Gallura). La vite, che da queste parti come non mai  è abituata a soffrire la fame e la sete, riesce a donare i migliori frutti. L’identificazione con il terroir”.

Si aggiungono i terreni al dove, come, quando . E la Storia?

È un’antica famiglia contadina, di generazione in generazione? Pastori che diventano stanziali e scoprono in seguito l’Oro naturale in chicchi?

“Niente di tutto questo. È una storia diversa ma simile a molte altre che troviamo lungo lo stivale. L’imprenditore tedesco, Nathan Gottesdiener, che si ferma in Gallura, si innamora di Siddura e decide di lasciar tutto e trasferirsi in questa terra alla ricerca di emozioni. Rileva la proprietà abbandonata da anni e la porta ad alti splendori e il Vino diventa Arte”.

Parlare di fiume in piena riferendosi a Renato si può pensare a qualcosa di forte, prorompente, inarrestabile, colmo di linfa vitale. Se presa in positivo, una grande carica ed importanza sicuramente contagiosa per niente invadente o fastidiosa. Lo fermo perché ho ben presente nel mio immaginario il paesaggio selvatico, le foreste di sughere e i profumi della Macchia mediterranea.

Quest’ultimi  che mi aspetto negli assaggi dei vini.

Spèra come fascio di luce. Vermentino di Gallura Spèra 2014. Vermentino di Gallura Docg. Il Vino aziendale di entrata, il vermentino fresco, sapido, mediterraneo, gallurese. Percorso in inox per un prodotto da bere nell’arco dell’anno anzi due. Dal colore giallo paglierino con riflessi verdognoli. Vino semplice ma perfetto. Ottimo 89/100

Maìa come magia. Vermentino di Gallura Maìa 2014. Vermentino di Gallura Docg Superiore. Percorso da CRU. Raccolta manuale, fermentazione in inox controllata, maturazione sulle fecce nobili sempre in inox e una parte in barriques. Affinamento in bottiglia. Colore dorato, solare. Ruota con la sua consistenza nel calice rilasciando archi e glicerine. Al naso è un trionfo di profumi floreali e fruttati. Un bouquet di tropicali accompagnati da agrumi. La chiusura è leggermente sullo speziato. Un tocco di nobiltà. Al palato il sorso sprigiona la sua freschezza e sapidità sorrette da quelle morbidezze già viste al visivo. Finale ammandorlato, caratteristica del Vermentino Sardo. Voto eccellente 92/100

Èrema come piccola piantina.  Èrema 2014. Igt Isola dei Nuraghi Rosso. Il vino rosso sardo espressione del suo territorio, clima. Il Rosso mediterraneo in bottiglia. Insieme delle uve a bacca nera aziendali per un vino d’entrata, facile da bere da abbinare alla cucina sarda sia di mare che di terra senza dimenticare i pecorini sardi. Il vino che bicchiere dopo bicchiere ti ricorda l’Isola dei Nuraghi. Voto Ottimo 88/100

Bàcco come il Dio del Vino. Bàcco 2014. Igt Isola dei Nuraghi. L’autoctono Cagnulari in purezza. L’omaggio aziendale a questo vitigno raro e particolare. Vigne ad Usini, nella Provincia di Sassari. Percorso in inox e maturazione prima in inox e poi passaggio in botti da 10 ettolitri. Rubino intenso ricco di gioventù (l’unghia violacea). Naso intenso e complesso. Si parte dai secondari floreali maturi e a seguire i fruttati con ciliegie marasche, lamponi e qualche cenno di erbaceo con finale che apre allo speziato. Al palato l’ingresso è condizionato dalla vena fresco-sapida evidente accompagnata da tannini vispi, giovani che hanno bisogno di qualche tempo per assumere l’eleganza. Ben equilibrato e persistente. Voto Ottimo 89/100 Non sempre si trova un Cagnulari così ben fatto.

Fòla come favola. Cannonau di Sardegna Fòla 2014. Cannonau di Sardegna Doc. Un “grande”. Dopo la fermentazione in inox riposa ancora in inox e botti grandi. Rubino con sfumature violacee. Archi fitti e consistenza con in evidenza l’estrazioni polifenoli che volute. Naso importante. I profumi della fermentazione che lasciano spazio e si fondono con i terziari speziati. Palato nobile. Freschezza e sapidità in perfetto equilibrio con l’alcolicità e polialcoli. Tannini fini ed eleganti. Persistenza infinita per questo eccellente Cannonau. Voto Eccellente 93/100

Autenticità e territorio. Quante volte usiamo questi termini, anzi meglio dire abusiamo.

Non è il caso di Siddùra: sono i vini a chiederlo.

Grazie abbeddu – avvidecci sani


Urano Cupisti