Le Petit Beaufort

Storia di una visita alternativa a la Maison André Beaufort.

Quando pronunci il nome Beaufort pensi alla Maison André Beaufort  di Jacques Beaufort, eccentrico e alternativo vigneron in quel di Ambonnay (Montagne de Reims) e Polisy (Aube) che, con l’aiuto dei figli, ancora oggi rappresenta “quel modo di fare champagne” in maniera diversa, “alternativa”, fuori dagli schemi tradizionali sia in vigna che in cantina.

Quando pronunci “Le Petit Beaufort” pensi magari ad una “linea di champagne”, sempre della Maison André Beaufort, con le consuete caratteristiche, dedicato a qualche piccolo nipote.

La cantina spersa nei campi

Non immagini lontanamente ad una storia, legata sotto certi aspetti alla Maison, ma diversa nei luoghi e contenuti.

Mi trovai  a Prusly sur Ource, un comune  di 180 abitanti (ultimo censimento)  situato nel dipartimento della Côte-d’Or nella regione della Borgogna-Franca Contea. Niente a che vedere con la Borgogna vitivinicola conosciuta ne con la sua  Côte-d’Or. Siamo molto più ad Est, proprio al confine con L’Aube (Champagne).

Per trovare la Cantina del Petit Beaufort fu un impresa. Nessuna cartellonistica stradale. Chiedere informazioni in giro fu inutile: nessuno seppe dare  alcuna indicazione.

Avevo con me un numero telefonico e provai con quello.

Continui sulla Rue National, ma non oltrepassi il passaggio a livello. Si fermi prima, prenda la stradina sterrata sulla sinistra ma non oltrepassi i binari. Ancora a sinistra per circa cinquecento metri. Troverà un vecchio maniero napoleonico. Ecco siamo lì ad attenderla”.

I coniugi Alice e Quentin Beaufort

Tutto in stile Beaufort. Capii che mi sarei trovato di fronte a personaggi anticonformisti, diversi e la cosa mi piacque da subito.

Di fronte a me Alice, Quentin, la loro figlia e la “cana” (un cane femmina che rimarrà una delle icone nei miei racconti). Alice e Quentin Beaufort. Lui terzo figlio di Jacques. Il più ribelle? No. Quello che insieme ad Alice ha voluto coronare un sogno d’amore. Produrre Champagne non nella Champagne.

Ufficialmente dovremmo chiamare i loro prodotti Crémant de Bourgogneper il luogo dove sono posizionate le vigne ma è anche vero che non hanno niente da spartire con la spumantistica tipica borgognotta di riferimento.

Il terroir è identico a quello di Polisy, nell’Aube, distante non più di 5 Km in linea d’aria. Felici quindi di lavorare fuori dalla denominazione su terreni analoghi soprattutto geologicamente. Trovato anche l’escamotage da sostituire come riferimento: no Crémant ma Vin Effervescent.

Riferimento ancestrale per la vendemmia, nei suoi tempi (cento giorni dopo la fioritura), vinificazione tutta “naturale”, alla Beaufort, senza lieviti aggiunti ne controllo delle temperature e aggiunta di solforosa à la romaine, facendo bruciare dello zolfo puro in botte prima di riempire con il vino. Ad Agosto il tirage, la presa di spuma, la permanenza sui lieviti con tempi definiti a seconda del prodotto che vogliono ottenere, sboccatura à la volée, aggiunta del dosage a base di zucchero d’uva concentrato e voilà les jeux sont faits.

Ma la “cana”? Durante gli assaggi Quentin mise una bacinella in terra dove versare le “rimanenze” dei calici e i miei “sputa-vino”. Sbalorditivo, la cana si avvicinò e slurp slurp cominciò a bere il tutto. Fantastico!

Un calice di Alice Beaufort

Racconto terminato come premessa al contesto in cui il Vin Effervescent viene prodotto. Diciamolo subito: lo Champagne è più elegante, gradevole, attraente. I Vin Effervescent di Alice e Quentin Beaufort, oltre a ricoprire le vesti di effervescenti alternativi, mettono in mostra una mineralità prorompente, l’improvviso quadro aromatico fruttato che smorza certa rusticità.

E quel Rosé che non mi sarei mai aspettato. Anche perché capii che era rosé quando lo vidi scendere nel calice. Sull’etichetta nessun riferimento. Vitigni Pinot Noir 75% circa ed il resto Chardonnay (chiedere i vitigni urta Quentin). “Giudica le mie bottiglie, i miei vini”!

I tartrati in fondo alla bottiglia mi fecero capire il percorso del vino. Leggera velatura e perlage fine: il marchio di fabbrica della famiglia. Non fragoline ma fragole quelle grosse. Che spettro olfattivo! Diverso, veramente alternativo. Alla fine una bevibilità terribile, poco consueta, per me sbalorditiva.

Alcune sere fa misi una di queste bottiglie in un Banco alla cieca. Il risultato tutto nel termine Blasfemo.

Urano Cupisti

 

Le Petit Beaufort

Prusly sur Ource (molto indicativo)

www.domainealicebeaufort.com