Vino come Bio comanda

Sono definite Terre Matildiche quelle della provincia di Reggio Emilia poste nella parte pedemontana appenninica. Le terre storiche legate alla vita alquanto tumultuosa della Marchesa nonché Duchessa nonché Vice-Regina dell’allora Italia settentrionale,  Matilde da Canossa.

“Interessante la conformazione del territorio, ricca di calanchi, con piccole valli che creano un microclima e una ventilazione naturale costante durante tutto l’anno”. È iniziato così il mio colloquio con il responsabile aziendale durante l’ultimo Vinitaly.

“I primi vigneti sono stati impiantati nel 2000 e l’ultimo nel 2006. Tutti orientati a sud seguendo la linea di massima pendenza, irrigati solo dalla pioggia e trattati seguendo le procedure della coltura biologica”.

Il Vino come Bio comanda. Bio maiuscolo come elemento di fede.

La loro filosofia? “Rispecchiare una vita ecosostenibile, a stretto contatto con la natura. Il tutto tradotto nella produzione di prodotti biologici, sani e ecosostenibili”

Impianti fotovoltaici, caldaie a biomassa e attenzione scrupoloso ai terreni. E, devo dire, fin qui niente che mi abbia colpito in modo particolare. Una tendenza registrata in altre realtà lungo tutto lo stivale.

Tutto dato per scontato nell’asserzione  “Il Vino come Bio comanda”. Se non nella citazione di Nicolas Boileau, poeta, scrittore e critico letterario francese del secolo XVII, riportata nel depliant aziendale, per il sottoscritto “vera musica interpretativa”: “Si è sapienti quando si beve bene. Chi non sa bere, non sa nulla”.

Non mi cospargo di cenere e non mi inginocchio per tre giorni. Il “nostro” compromesso di “matildica ispirazione”?: vino biologico ma soprattutto buono!

Vini rifermentati in bottiglia:

Besmein Capolegh 2015. Uve Marzemino 100%. Un tempo dopo la prima fermentazione, avvalendosi della forte escursione termica invernale che di fatto la interrompeva, procedevano ad imbottigliare il vino per poi attendere la primavera, l’aumento della temperatura e la ripresa “naturale” della  fermentazione direttamente nella bottiglia: la rifermentazione. L’Azienda Le Barbaterre ripropongono questa tecnica  avvalendosi di vasche termocontrollate per interrompere le fermentazioni,  procedendo  all’imbottigliamento per poi avviare, sempre utilizzando le temperature, la rifermentazione. La riscoperta della tradizione nei suoi aspetti più genuini salvaguardando  il fascino e il piacere di sapori ritenuti oramai perduti. Intrigante l’utilizzo di questo vitigno. Buono, voto 86/100

Lambrusco dell’Emilia. Stessa tecnica per il “vitigno simbolo di queste terre”. Porpora dalla spuma violacea, Suadenti profumi di lamponi e fragoline di bosco, palato morbido e avvolgente. Buono, voto 87/100

Sauvignon frizzante 2015. Sauvignon Blanc 100%. Anche questo ottenuto con il metodo ben specificato sopra. Le note del Sauvignon rese gradevoli da un incipit frizzante. “Facciomolo strano”, ben riuscito. Buono 86/100

Metodo Classico Sauvignon. Sauvignon Blanc 100%. Presentatomi come “Blanc des Blancs” delle colline di Quattro Castella. Un po’ azzardato se non fosse per la zona ricordata. Metodo classico per questo sauvignon in purezza dove un perlage abbastanza fine accompagna le note tipiche legate a questo vitigno ritenuto “un semi-aromatico”. La scoperta delle innumerevoli interpretazioni del Sauvigno. Buono, voto 86/100

La vinificazione a Le Barbaterre è in purezza, senza tagli tra uve o vini.

È il tempo l’amico e collaboratore per la riuscita dei vini di queste “terre matildiche”.

Urano Cupisti