Cantine del Notaio. Sottotitolo generico, limitato. “Vini nati nelle terre vulcaniche del Vulture”, più appropriato, calzante, confacente. Perché?

Il Vulture è un’area vulcanica dominata dall’austero profilo del massiccio dell’omonimo Monte Vulture (1326 m), vulcano non più attivo già da millenni ma che non può ancora, a rigore scientifico, definirsi “spento”. Siamo nella provincia lucana di Potenza, nella parte dove la Basilicata s’incontra con la Campania e le Puglie. Altro dato significativo e caratterizzante il territorio è dato dalla limitata superficie (45.000 ettari comprensivi ) con una grande varietà morfologica.

Non essendo bagnata dal mare, l’area del Vulture ha un clima temperato freddo che diventa sempre più continentale man mano che si raggiungono i Comuni dell’interno. Inverni piuttosto rigidi, con nevicate abbondanti ed estati piuttosto calde. Nell’insieme “forgiano, plasmano” i vitigni presenti. In particolar modo l’aglianico, un aglianico diverso da quello campano che trova la massima espressione nel territorio di Taurasi.

Cantine del Notaio. Là dove l’Aglianico riposa

L’Aglianico del Vulture ha trovato nella media e alta collina una condizione pedoclimatica perfetta. Un vitigno dal grappolo piccolo, con acini di un intensissimo colore blu-nero.

Nel mio vinovagare al Sud ero atteso in Basilicata da un Notaio. Un Notaio speciale che a sua insaputa è divenuto nel tempo “un produttore di vino” tra i più classici dell’enologia lucana, nazionale ed oltre.

Atteso a Rionero del Vulture che, insieme a Barile, Venosa, Maschito, Rapolla, Ripacandida e Melfi, rappresentano i centri dove si concentra la produzione dei vini del Vulture.

Perché a sua insaputa? Perché di fatto ad attendermi non c’era il professionista la cui professione tutti conosciamo, ma un giovanotto, Antonio, addetto alle pubbliche relazioni e all’accoglienza.

«La vera tradizione vitivinicola aziendale nasce nel 1998 ad opera del nipote, Gerardo Giuratrabocchetti, laureato in Scienze Agrarie, che raccolse, con la moglie Marcella, la sfida di valorizzare l’Aglianico del Vulture coltivato nelle proprie vigne, unendo tradizione, innovazione, storia e cultura del territorio». Così Antonio subito dopo le presentazioni.

Ma allora che c’entra il Notaio?

Antonio mi racconta l’iniziale approccio al mondo del vino del Dr. Gerardo Giuratrabocchetti ricordando “un quadretto familiare” dal sapore antico ma intenso ed emozionante.

Cantine del Notaio. Il logo

«Avevo, credo, circa sette anni, e ancora me lo ricordo come se fosse ieri. Mi avviai, per curiosare, verso la vigna del nonno. Lo trovai chino, vicino ad un tralcio. Era un uomo burbero e mi ispirava un timore reverenziale ma lì, tra le sue viti, aveva un’espressione serena e insolitamente dolce. Si voltò, mi vide e, improvvisamente, ridivenne serio.

“Tu, come ti chiami?”, mi disse. Ero davvero spaventato. Il nonno è impazzito, pensai, non sa più come mi chiamo! Feci per filarmela, ma lui mi prese per un braccio e mi incalzò ancora: “Tu, dimmi, svelto, come ti chiami?”.

“Gerardo” risposi, con un filo di voce.

“Ti chiami Gerardo” disse, “ti chiami come me. Per questo, le mie vigne ti apparterranno”.

Oggi, ripensando a lui, sorrido, riflettendo su come, dopo varie vicende e dopo oltre 30 anni, abbia ritrovato, fiero, le mie radici, raccogliendo quell’eredità di mio nonno e decidendo di farne il centro della mia vita. Notaio lui, Notaio mio padre. Come chiamare diversamente le cantine e i vini?».

Continua il racconto di Antonio mentre mi conduce in un percorso museale ricco di cimeli storici.

«L’incontro del Dr. Gerardo con Luigi Moio, campano, nativo nell’altra realtà dell’Aglianico, divenuto poi il Professore ordinario di Enologia presso l’Università degli Studi di Napoli “Federico II”, ha portato a quell’approfondimento e ricerca sulle potenzialità enologiche di questo vitigno».

Cantine del Notaio. Ingresso alle grotte

I numeri

L’azienda oggi: una quarantina di ettari vitati ricadenti nei Comuni di Rionero, Barile, Ripacandida, Maschito e Ginestra. Vitigni allevati: Aglianico (in prevalenza), Moscato, Malvasia, Chardonnay, Sauvignon Blanc, per una produzione di circa 300.000 bottiglie annue di vini fermi (rossi, bianchi, rosati) e spumanti (metodi classici e charmat).

L’Aglianico del Vulture in assoluta prevalenza

Basti pensare che ben dieci etichette rispondono alla dicitura Aglianico del Vulture 100%. La Firma, Il Repertorio, L’Atto, Il Sigillo, il Lascito (rossi), il Protesto (vino rosso frizzante), La Scrittura e il Rogito (rosé), La Stipula Rosé e La Stipula Bianca (spumanti metodo classico) come testimonianza, nel tempo, di lavoro e studio per far emergere tutte le potenzialità del vitigno.

Il nome aziendale è declinato al plurale: Cantine del Notaio. Viene subito da pensare a diverse cantine locate in ogni comune dove sono i vigneti: Vigna Casano, Cerentino, Le Querce, Piano del Duca, Piano dell’Altare, Serra del Granato, Cugno di Antella. In parte vero.

Ma la vera motivazione della scelta “cantine” è data dalla volontà di valorizzazione le tradizioni culturali del territorio, a partire dal recupero delle antiche grotte in Rionero, risalenti al 1600 ed utilizzate dai Padri Francescani.

«Questi antri naturali, scavati nel tufo vulcanico, grazie ad un perfetto e naturale equilibrio di temperatura, umidità costante e ventilazione, garantiscono condizioni eccezionali di affinamento del vino». Così Antonio che ricorda «Tutte collegate tra loro, le grotte si sviluppano nel sottosuolo del paese creando un percorso sotterraneo di grande suggestione e si irradiano da una piccola e deliziosa piazzetta, chiamata Facìle, tipica dell’architettura locale».

Cantine del Notaio. Particolare del presepe, il notaio

E il presepe? Che c’azzecca un presepe in una cantina di vino?

All’interno delle grotte con quel suo significato simbolico ed allegorico dove ogni più piccolo aspetto o ogni più piccolo particolare non passa inosservato. Un Presepe che vuol raccontare la gente del Vulture con i suoi lavori, i suoi pensieri, i suoi dolori, le sue gioie, le sue speranze di riscatto e di salvezza.

Partendo da un’idea del Dr. Gerardo, magistralmente realizzata da un artista locale, Edelmondo Paolella, insieme a condividere un patrimonio di valori che appartengono alla terra, alla storia, alla gente lucana. Non manca niente in quel presepe a cominciare dalla realizzazione di una vigna in scala. Ecco il nesso. Ed intorno alla vigna i valori della famiglia tutta rappresentata compreso il Notaio.

Antonio mi ricorda a raffica i nuovi investimenti fatti nella cantina moderna, appena fuori da Rionero, per essere al passo con i tempi. Le presse, le vasche in inox, i legni di diverse misure, le anfore di terracotta per percorrere “nuove strade” o “ritorni all’antico”, il biologico e il mondo della biodinamica, insomma tutto quanto una grande azienda al passo con i tempi, non si lascia sfuggire.

E gli assaggi?

– La Stipula 2014 Metodo Classico Millesimato da Aglianico 100%. Vinificazione in bianco e fermentazione in barriques per 15 giorni e seguente passaggio in acciaio. Rifermentazione in bottiglia, 48 mesi di affinamento sulle fecce in grotte tufacee e sboccatura senza aggiunta di zucchero. Ricolmata con lo stesso vino dello stesso anno.

Ho apprezzato dal primo sorso di questo Brut senza aggiunta di liquer, il carattere, equilibrio e spigliatezza forgiati da un ottimo lavoro in cantina. Uno spumante che, per la sua originalità, merita attenzione. Ottimo, voto 89/100

– L’Atto 2019 Basilicata Igt Rosso da Aglianico 100%. Macerazione di circa 5-6 giorni e vinificazione a temperatura controllata in acciaio inox. Maturazione: in grotte naturali di tufo vulcanico, in tonneaux di rovere francese, per un periodo di 6 mesi.

Lo stile aziendale, tradizionale, è ben definito. Una felice versione giovane dell’aglianico del vulture che prepara ai successivi e più impegnativi assaggi. Ottimo, 89/100

– Il Repertorio 2017. Aglianico del Vulture Doc. Macerazione di circa 10 giorni e vinificazione a temperatura controllata in acciaio inox e risponde ad un tipo e modello di lavorazione e tipologia di vino più “tradizionale”. Maturazione: in grotte naturali di tufo vulcanico, in tonneaux di rovere francese, per un periodo di almeno 12 mesi.

Felice versione di aglianico che sfoggia una seduzione maggiore. Combina struttura ed eleganza tutto giocato al servizio della naturalezza espressiva. Eccellente, voto 90/100

Cantine del Notaio. Vini assaggiati

– La Firma 2014. Aglianico del Vulture Doc. Macerazione di circa 20 giorni potendo estrarre di più avendo una perfetta maturazione dei tannini. Maturazione: in grotte naturali di tufo vulcanico, in tonneaux di rovere francese, per un periodo di almeno 12 mesi e altri 12 in bottiglia.

Decisamente sui gradini dell’Eccellenza. Anche in questo vino si avverte la fedeltà alle tradizioni. Profilo nobile ed austero con persistenza aromatica lunghissima. Chapeau per questo aglianico. Voto 92/100

– Il Sigillo 2013. Aglianico del Vulture Doc. Vendemmia manuale in cassetta nell’ultima decade di novembre/prima settimana di dicembre quando il frutto è in surmaturazione o appassimento per effetto del freddo. E’ una interpretazione moderna di uno stile di Aglianico prodotto in passato in zona e che richiama una sorta di Amarone prodotto con sole uve Aglianico.

Vinificazione: macerazione di circa 30 giorni potendo estrarre quanto è più possibile avendo una completa ed abbondante maturazione dei tannini. Maturazione: in grotte naturali di tufo vulcanico, in tonneaux di rovere francese, per un periodo di almeno 24 mesi e altri 24 in bottiglia. Titolo alcolometrico volumico intorno al 15,00%.

Il sigillo notarile è un momento importante che certifica, là dove è posto, l’autenticità di un documento. In questo vino vuole rappresentare la complessità e la classe dell’Aglianico del Vulture. Il palato rivela una finezza tannica non comune, presagio di longevità. Eccellente, voto 94/100

 Cantine del Notaio: storia, passioni, tradizioni, innovazioni e tanta cultura. Chapeau!

 Urano Cupisti

 Visita effettuata il 14 ottobre 2020

Cantine del Notaio
Via Roma 159
Rionero in Vulture
Tel: 0972 723689

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