Vigneti della Tenuta Tignanello dei Marchesi Antinori

Uno strano epilogo

Nel cuore del Chianti Classico nasce la Tenuta Tignanello che dà vita all’omonimo vino in produzione dal 1970.

È stato il primo Sangiovese ad essere affinato in barriques, il primo vino rosso moderno assemblato con varietà non tradizionali come il cabernet e tra i primi vini rossi nel Chianti Classico a non usare uve bianche, uscendo di fatto dal disciplinare della Docg del Chianti Classico.

Per questo  motivo ha perso la denominazione Doc ed è rimasto “ vino da tavola” fino al 1994 quando poté fregiarsi della  IGT.

Tignanello è una pietra miliare. È prodotto con una selezione di Sangiovese, Cabernet Sauvignon e Cabernet Franc.

La sfida

All’angolo rosso, calzoncini gialli, al peso attuale di 82 kg, parte lo sfidante Emiliano Penco, all’angolo blu, calzoncini verdi, il Campione in carica Tignanello 2000.

Inizia la ripresa.

Il Tignanello si presenta rosso granato con riflessi aranciati, compatto e di bella vivezza, è noto per il suo saper sfinire gli avversari grazie alla potenza dei suoi colpi e per essere un vino  completo. I pronostici danno il Tignanello più favorito nei primi round, mentre, se l’incontro dovesse prolungarsi, le mie quotazioni salirebbero, visto che sono abituato a incontri lunghi e dispendiosi.

Tempo impiegato a studiarsi a vicenda, colpi dati e colpi ricevuti finisce in pareggio la prima ripresa.

Il secondo round, anch’esso avvincente, dove nessuno dei due si risparmia tanto da rischiare in più occasioni il mio ko. Il Tignanello ha un modo particolare di tirare i “pugni”, sfrutta il suo ottimo equilibrio per aggirare la mia difesa, colpendomi lateralmente e guadagnando più potenza proprio grazie alla sua complessità fatta di  note di ciliegie sotto spirito, mirtilli, foglia di pomodoro, fungo porcino, tartufo, spezie orientali, chiodo di garofano, cioccolato fondente, cuoio, eucalipto.

Uno scontro che coinvolge tutti i sensi, vorrei dire che sono in vantaggio ma purtroppo il vino, con la sua varietà di sfumature odorose, tiene testa ai miei colpi.

Terzo e ultimo round mi gioco il tutto per tutto… al palato  è caldo, ricco, corposo, avvolgente, spicca una nota materica seguita da aromi che ricordano cuoio e tabacco… la stanchezza si fa sentire e la sua poca persistenza mi fa trovare uno spiraglio per una combinazione: diretto sinistro, gancio destro alla mascella! Il suono del gong decreta la fine del match.

Finisce così in un lungo abbraccio, senza né vincitori né vinti, ma con la consapevolezza di essermi scontrato con un vino vivo, che dà emozioni e di spessore, da affrontare con consapevolezza.

Emiliano Penco