C’è un posto dove la linea dell’orizzonte arriva all’altezza del nostro sguardo, delineando un mare sopraffacente che si fonde in colori pastello con il cielo. Mille sono le sfumature tra il blu, l’azzurro, il rosa e il verde vivido delle vigne che abbracciano i fianchi scoscesi della montagna, trattenendo la terra come mani amorevoli. Siamo alle Cinque Terre, precisamente a Volastra, frazione di Riomaggiore, situato a circa 330 metri di altitudine con i vigneti che arrivano fino ai 400. A portarci qui è stata Cantina Capellini, una delle più antiche e autentiche realtà vitivinicole della Liguria.

Il nome Volastra deriva dal latino Vicus Oleaster, che significa “paese degli olivi“, a testimonianza della storica vocazione agricola legata alla coltivazione di olivi ma da sempre anche ospite di vigneti. È infatti da sette generazioni che la famiglia Capellini è dedita alla produzione di vino, prima da vendere sfuso e dal 2000 con il proprio marchio.
Oggi la cantina è guidata da Luciano Capellini, dal figlio Mirco e dalla nuora Laura, che hanno saputo rinnovare l’attività mantenendo evidente la tradizione familiare.
La loro visione è antica e moderna al tempo stesso: «La viticoltura delle Cinque Terre è da sempre appellata come eroica, noi non ci sentiamo eroi, siamo semplici custodi di questa preziosa e nobile natura che da generazioni fornisce il sostentamento delle genti». Così mi racconta Laura Capellini mentre siamo sedute su deliziosi tavolincini all’ombra dei filari.

La degustazione
Nella piccola produzione di circa 9 mila bottiglie divisa in 4 etichette, rispecchiano un sapere antico con un piglio avanguardistico. Come il Vin de Gussa, un ripasso sulle bucce dello Sciacchetrà. Il vino che, a mio parere, più di tutti esprime l’anima di Capellini. Lo Sciacchetrà incarna l’anima più profonda e poetica delle Cinque Terre, prosegue Laura: «Fino a qualche decennio fa la selezione per ottenere il vino passito era fatta dalle anziane del paese, che, quando era ora di vendemmia, si recavano negli impervi pendii, con attenzione e sapienza magistrale coglievano chicco per chicco solo quelli adatti alla produzione del nettare».
Un vino di grande personalità, intrigante e portato per l’invecchiamento. Si abbina perfettamente a formaggi erborinati o con acciughe salate per esaltarne i contrasti.
Il Cinque Terre DOP è invece senz’altro la cartolina da visita per l’azienda, essendo il vino più prodotto e quello che porta con orgoglio la menzione geografica, della quale l’azienda tanto è orgogliosa e con buoni intenti promuove. Per produrlo si usa il “vecchio” disciplinare, quello che prevedeva un minimo di 75% dell’uva Bosco, a differenza di oggi che invece va ad esaltare di più il vitigno Vermentino, consentendone fino all’80%.

Il Cinque Terre DOP è un bianco di grande godibilità, fresco e incisivo che richiama la mineralità del terreno e la sapidità dell’aria marina. Si abbina perfettamente a piatti tipici liguri, minestre delicate, pesce sia delicato che saporito e carni bianche alle erbe aromatiche.
Un altro vino di grande piacevolezza, da bere anche fresco, è il Menestrun d’Ua, vino chiamato «menestrun» proprio perché nasce da un mix di uve autoctone del territorio. Un vino vivace con il piglio di un giovinotto che si fa spazio nella terra dei bianchi sapendo di conquistare con le proprie qualità affini di freschezza, minerali e sapidità.

Dulcis in fundo ovviamente lo Sciacchetrà DOP, per definizione il vino passito “da festa”. Anche qui l’uva Bosco fa da padrona, sposandosi con piccole quantità di Arbarola e Vermentino. Prodotto in meno di 1500 bottiglie.
Tutte queste “bontà” sono godibili dai visitatori anche direttamente in azienda dove si organizzano spesso eventi di musica e degustazione anche di cibo, dove lo spettacolo della natura fa da padrona.
Un’azienda viva, energica Cantina Capellini, con una prospettiva ampia sull’intero territorio delle Cinque Terre per la sua valorizzazione.
Alice Romiti