Spumanti diversi: sorpresa con un pizzico di adrenalina

Conobbi Antonio Aldini nel Giugno del 2014 durante Parma Taste of Future assaggiando in quei giorni, i suoi campioni. Rimasi particolarmente colpito circa il perlage di sua produzione che giudicai fuori dagli schemi. Vuoi per i vitigni coinvolti, dissimili da quelli tradizionalmente conosciuti per la spumantizzazione, vuoi per l’iter produttivo diverso. Rifermentazione in bottiglia senza sboccatura.

Dopo gli assaggi che mossero l’inevitabile curiosità, furono la conoscenza maggiormente approfondita della storia aziendale e le particolari scelte di vinificazione a interessarmi per quella che sembrò e fu una scoperta bell’e buona.

Piccola azienda vitivinicola posta nella frazione di Langhirano, Mattaleto.

L’avventura ebbe inizio nell’anno 2000 e la produzione nel 2005. I vitigni quelli delle Colline di Parma: Malvasia aromatica, Barbera, Bonarda per gli spumanti e Cabernet Sauvignon per l’unico vino fermo. Le bottiglie prodotte circa 5.000.

“Sul bianco facciamo una macerazione prefermentativa per cercare di raccogliere il più possibile sia gli aromi sia i pigmenti presenti nelle bucce”. È Antonio che spiegò la tecnica usata incalzato da domande tendenti a chiarire le diversità.

“ L’Emilia da sempre è patria di perlage. Non da oggi ne da ieri: è la tradizione che parla. Il suo vitigno principe e il vino che si produce in autoclave, il Lambrusco, ha raggiunto produzioni di milioni di bottiglie. Poi ci sono realtà come la mia, che vuole rappresentare la diversità, un nuovo modo di produrre spumanti da vitigni diversi”.

Ho rincontrato Antonio Aldini a novembre durante la Fivi a Piacenza.

Attratto dal packaging delle sue bottiglie ed etichette ho riassaggiato i suoi prodotti ritrovando ancora una volta quelli stimoli che rappresentano la sua distanza dalla spumantistica tradizionale.

Il suo Brut Nature, ove il mosto delle uve bianche rifermenta in bottiglia e non viene sboccato. I lieviti sul fondo e dispersi finissimi nel vino che donano un colore indefinibile non certamente luminoso anzi decisamente torbato. Alcolico con percentuali che arrivano al 14%. Seguiamo l’analisi sensoriale:

Vino bianco spumante Brut Nature. Malvasia di Candia 100%. È sceso nel calice con tutto il suo bagaglio di lieviti sottili, polverulenti, tracciando magie percettibili in sospensione mosse da una carbonica disordinata ma finissima. Aromi complessi di agrumi come il mandarino e pompelmo anziché ananas ed altri tropicali. Il tutto con evidenti note diffuse di crosta di pane. Acidità vibrante che ha accompagnato il sorso cremoso dovuto dai lieviti in sospensione. Caldo per la sua alcolicità ben equilibrato dalla freschezza e sapidità. Particolarmente persistente.

Vino rosso spumante Brut. Barbera e Bonarda per un perlage ottenuto allo stesso modo con tempistiche da “rosso”. Il colore intenso nasconde la visione dei lieviti sospesi che ho ritrovato in evidenza al sorso. Più marcatamente vinoso, di corpo, meno caldo del primo, più abboccato.

Mi sono avvicinato nuovamente ad Antonio Aldini insistendo sulle sue scelte produttive, per vedere se, a distanza di due anni, fossero cambiati gli studi in vigna e in cantina.

Non seguo uno stile particolare nel fare il vino e non mi interessa etichettarlo come biologico, biodinamico, naturale, tradizionale, con o senza solfiti: credo che sia solo il risultato che debba parlare”. Musica per le mie orecchie.

E ha continuato “Non tutti gli anni i miei vini sono uguali: forse per l’uva che matura  diversamente, forse per colpa mia che voglio aggiungere, togliere o forse per altre ragioni. Ma va bene così. È una sorpresa tutte le volte, con un pizzico di adrenalina”.

Non ho osato dare punteggi per la lontananza da ogni altro spumante. Non ne trovi di eguali.

Urano Cupisti